mercoledì 8 settembre 2010

C'è p@sta per me.

Lettere bovariste

Foto di Salvatore Di Vilio,
che gentilmente mi ha concesso di utilizzarla. 

Allontanarti da qualcosa fino a perderne memoria, può forse aiutarti a capire se e quanto, quella cosa ti è mancata.

Lo capisci quando, all'improvviso, te la trovi sotto gli occhi e vivi emozioni forti che non sai gestire. Ti senti a quel punto, come se facessi un salto sulla luna, andata e ritorno, dopo aver visitato la tomba di Tutankamon, passando anche per la muraglia cinese, attraversata a piedi, tutta quanta, in compagnia di Tutankamon stesso, mai stanco di riemergere dall'oblio per la gioia del turista super speciale, che nel caso specifico, saresti tu. 

Se qualcuno scrive una lettera, di lettere ne usa tante, e per comprendere il peso di ognuna di esse, bisognerebbe guardarsi un  film come: “Lo scafandro e la farfalla”, ma qui non parliamo di gesti epici o straordinari, solo della routine che ci abitua sin da piccoli, ad unire tante lettere e svariati segni d’interpunzione, così da formare un un testo, un significato, una lettera. 

Le “lettere” non si usano più. L’ho capito questa sera, quando distrattamente ho aperto l’apposita buca in cerca di bollette, tasse o pubblicità. Con indescrivibile sorpresa, ho trovato tre lettere indirizzate a me. Arrivano da molto lontano ed è li che mi portano. Il solo vederle mi rende allegra come i bambini davanti ai pacchi di Natale. Mi ridono anche i capelli e sono sorpresa. Erano secoli che non mi sentivo così privilegiata da ricevere un regalo di questa misura. 
Sono passati dieci anni, forse di più, dall'ultima volta che ne ho ricevuta una, e oggi sono tre. Ne annuso l’odore. Tocco la carta per indovinare il tatto di chi l’ha toccata prima di me. Ho la testa piena di nomi, situazioni, artisti.
Penso molto, forse troppo, ma sono pensieri creativi. I neuroni si danno ad un' orgia di natura alfabetica che sento il cervello intasarsi. Serve ordine. Da quanto tempo... Apro la prima lettera e sono così agitata che non capisco cosa c’è scritto. Devo ricominciare almeno tre volte.
La grafia del mio interlocutore suggerisce un carattere mentalmente “ordinato”. Sembra la mia antitesi. Leggo frasi che solo un cervello allenato a pensare potrebbe elaborare, una mente originale. E' raro viaggiare lungo le stesse vie, vedere gli stessi colori. E' la mia idea di amicizia. Parlare in silenzio. Riempie.

Partito in una notte di fine estate, uno dei tre re Magi si dirige verso la mangiatoia guidato da una stella per portare una lettera alla figlia di Dio. Macché.... sono contenta, e  ho voluto metterlo per iscritto, perché non capita tutti i giorni.

Foto di Salvatore Di Vilio.Fotografo eccelso. 


Un mese dopo aver scritto questo post, ho capito che quando si passa per le emozioni, le fregature sono spesso dietro l'angolo. 
Era un venditore di aspirapolvere, vestito da fine intellettuale. Quelli che, in greco si chiamano "morti di fxxa" :-) 

Conservo ancora quelle lettere bovariste. Sono oggettivamente belle e rare, solo che non hanno nulla di autentico. Le conservo perché sono pur sempre la prova del mio passaggio sulla terra e delle mie simpatiche ingenuità. 



Nessun commento:

Posta un commento