martedì 28 settembre 2010

La mezza mela... la vera storia.

Biancaneve, Cenerentola, Adamo, Eva, Francia- NY. 
Nel mezzo di una foresta incontaminata della Francia del sud, viveva circondata da fiabesca miseria, una ragazza bella, giovane e molto sfortunata.
Si chiamava Cenerentola e trascorreva le sue giornate sfregando i pavimenti della vecchia casa paterna sperando di accontentare la terribile matrigna, una donna bellissima, severa e di natura molto irascibile. La vita della ragazza, era fatta di solo lavoro, nient'altro che lavoro. 
Seduta a terra, con le ginocchia indolenzite, la gonna bagnata ed i capelli unti, si accorse di provare del rancore nei confronti di sua madre, che era morta all'improvviso lasciandola in balia della giovane e terribile matrigna. Quanto al padre, partito per lontane avventure e mai più tornato, lo odiava da morire. 

Un giorno, identico a tutti gli altri, Cenerentola si ritrovò a sfregare quel pavimento sporco, fin quasi a scolorirlo, mentre ripassava, una ad una, le rinunce patite fino a quel momento. 
Colta da fulminea illuminazione, la giovane pensò ad una strategia vecchia ma consolidata nei secoli. Decise di conquistare un uomo ricco che l’avrebbe messa in salvo da tanta miseria e, peccando di ambizione, scelse il più ricco di tutti, il principe. Si chiese perché diavolo non ci avesse pensato prima, e lo corteggiò senza tregua, oltre che con classe esemplare. 
Usò la tecnica della verginella sprovveduta, imbronciata e timida ed il pesce dagli occhi azzurri non tardò ad abboccare, conquistato dalla semplicità di lei che era per altro molto più eccitante rispetto alle pompose damigelle di corte. 
Malgrado le resistenze della regina madre, il sogno di Cenerentola si avverò e per lei finirono i guai. Nozze da mille e una notte, abiti luccicanti e meravigliosi, importabili scarpe di cristallo, gioia e promesse di fedeltà che col tempo non sempre il principe avrebbe mantenuto!
Le ore correvano, i giorni volavano. Trascorsero mesi, anni e Cenerentola finì col dimenticare i passati tormenti, in cambio però scoprì, non senza stupore, di trovarsi molto a suo agio nelle vesti di tiranna, finalmente libera di fare ad altri, quello che per anni, gli altri avevano fatto a lei. 
In un paese non molto lontano dal suo, viveva una splendida fanciulla, il cui nome era Biancaneve. La sua pelle chiara ricordava la purezza della neve, anche se tutti nel villaggio la chiamano Eva per via di certe sue abitudini che sapevano di peccato e tentazione. La gente del villaggio mormorava con indignazione circa le sue frequenti visite ai nani-minatori rintanati in una casa nascosta fra gli alberi del bosco. Uomini soli e depravati che avevano conosciuto grazie a Biancaneve le gioie dell’amore. I sette nani erano tutti pazzi di lei e qualcuno diceva di aver visto e udito cose inenarrabili vicino a quella casa. 
Come nelle più liete tradizioni, le malelingue non si risparmiarono: dettagli a non finire, sempre più leggende pesavano sulla fanciulla, senza che lei neanche se ne avvedesse. 
Viaggiavano col vento le voci più indiscrete, di bocca in bocca, di paese in paese, finché, superando lontani confini, raggiunsero il castello e si insediarono nelle orecchie del re, seduto ad un passo dalla regina, la sempre splendida ed autoritaria Cenerentola. 

Il principe, sposato da molti anni, avvertiva ormai il peso della monotonia coniugale, mal sopportava le indelicate arroganze della moglie, così, attratto dalle promesse di buon tempo che il nome Eva per sua natura sembrava suggerire, decise di avventurarsi alla ricerca di lei. Cenerentola, informata dai servi circa l’improvvisa partenza del re per una battuta di caccia, perse le staffe ma, padrona delle apparenze, non si mostrò sorpresa.
Appena sola però scaraventò con forza un vaso pregiato sul tavolo di cristallo e quasi lo ruppe. Era furiosa all'idea che qualche occhio più cerbiatto del suo, coi soliti vent'anni in meno, potesse rimandarla a fare la sguattera. Convocò d’urgenza Merlino ed i migliori maghi della contea, amici provvidenziali che qualche anno prima l’avevano tramutata in angelo per il ballo che le aveva cambiato la vita. La donna si fece trasformare in una vecchia orribile e così conciata, corse nel bosco in cerca di Eva. La trovò a casa dei nani, com'era prevedibile. Cucinava per loro e intonava melodie soavi che gli uccelli e tutti gli animali della foresta ascoltavano in silenzio, attorno alla casa. Cenerentola bussò, Eva la fece entrare e fu molto gentile con la vecchia nonnina, che le parlò del suo lungo viaggio, di quanto fosse stanca e infine le donò un frutto prelibato e succulento come ricompensa per la sua ospitalità.
Era una mela rossa e luccicante, naturalmente stregata. Eva si addormentò al primo morso. In realtà, l’incantesimo non era letale. Eva non sarebbe morta né invecchiata. Il sortilegio prevedeva che solo il bacio di Adamo, principe di una lontana contea l’avrebbe risvegliata dal sonno stregato! 
La povera ragazza attese l’arrivo del suo principe salvatore per un tempo infinito, ma questi non si presentò. Già in tempi remoti un certo Adamo si era mostrato codardo oltre misura, gettando sulla sua compagna la responsabilità di tutti i mali del mondo.

Mossa da pietà, Cenerentola ormai invecchiata e sicura del fatto suo, tornò a far visita ad Eva. Volle darle una nuova opportunità. Le concesse di vivere ad occhi aperti, come un tempo, ma senza poter disporre appieno della sua libertà giacché gli anni per lei non erano passati, né l’avevano invecchiata e quindi rappresentava pur sempre un pericolo in quanto donna! 

L’incantesimo della mela fu rotto solo per metà. La parte mancante rimase in seno alla  ragazza e la condannò alla ricerca eterna dell’altra metà in un uomo, uno qualsiasi, eccetto il figlio e il marito e della regina che, sebbene invecchiato, non smetteva di fare il gradasso in giro. Non soddisfatta, Cenerentola decise che la sindrome della mezza mela sarebbe stata ereditaria. Contagiò così l’intera popolazione femminile del sistema solare con quella che storici, letterati e scienziati di ogni dove avrebbero definito all'unisono come l’ultima grande sciagura: Tutti alla ricerca della loro metà, portatori sani di follia, destinati ad infinite delusioni.

Eva spaventata, promise obbedienza, almeno, queste erano le intenzioni. Tanto per iniziare, prese la prima nave e corse lontano dalla sua storica nemica, sicura che altrove la vita le avrebbe sorriso. Dopo un lunghissimo viaggio in mare, approdò su una terra meravigliosa del nuovo mondo: New York. Luogo incantevole, città dove tutto sembrava possibile. Qui la gente non viveva nei boschi ma in enormi costruzioni di cemento, con miliardi di finestre di vetro, qui tutti correvano, come invasi da una magica frenesia che presto la contagiò. Biancaneve decise di vivere nei piani più alti di un grattacelo, quasi a voler esorcizzare tutti quegli anni trascorsi nella bara di cristallo nel bosco e si cercò un lavoro per vivere. Si abituò ai gusti poco genuini, ma economici e trendy di Mc Donald’s. Alla poco pratica gonna a campana, sostituì abiti Dolce e Gabbana, tagliò i capelli secondo i dettami della moda e imparò alla perfezione l’arte del make-up. 

Tutto le sembrava meraviglioso a New York, visto che lì le donne sapevano vivere anche senza l’angoscia del principe azzurro, e la Francia, sua terra natia, non le mancava affatto. Certo, ogni tanto pensava con nostalgia ai sette nani, e non poteva sapere che erano morti di follia, incapaci di vivere senza la loro unica amica, ma le favole, si sa, non esistono che nei libri, così un giorno, apprese la più tragica fra le notizie. 
Per poco non le prese un colpo quando a lavoro le spiegarono che era approdata, fra tutti i posti della terra, nella città che tutti da sempre chiamano: La grande mela. La più seducente, sensuale e irresistibile città del pianeta.
Vittima della sua nemica, Biancaneve provò un forte senso di sconforto e si rassegnò all'idea che la vita senza desiderio non faceva proprio per lei. Iniziò così l’eterna ricerca dell’altra metà. Si lasciò sedurre tutte le volte che le fu possibile, ormai rassegnata al suo destino. In fondo la malizia dell’incantesimo della perfida Cenerentola, stava tutta lì. 


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