domenica 1 maggio 2011

Il pensiero più dolce.

Dipinto di Roberto Ferri. 
http://www.robertoferri.net/
                        
Come si racconta il tepore di quelle notti in cui ci si ritrova accovacciati sul divano, sommersi sotto un plaid, a litigare col sonno pur di vedere come va a finire un bel film, le cui voci a un certo punto si fanno confuse e le cui immagini si sfocano fino a scomparire del tutto? 

No, non è un guasto tecnico, sono gli occhi che si chiudono. Mani gelide che riescono ancora a tenere in mano il telecomando, in bilico fra le dita viola e mezzo metro di precipizio. La posa del corpo è fra le più scomode possibili, per la gioia del collo e della schiena tutta. La coscienza si sveglia infine, e s'incolla a una musica dai toni monotoni, che a un certo punto, sempre lo stesso punto, s'interrompe e ricomincia da capo, perché il DVD -iniziato quando si era svegli- nel frattempo è arrivato alla fine, e dopo i titoli di coda, è tornato al punto di partenza, quello in cui bisogna scegliere ancora fra: "Inizio film", "Extra", "Lingua", "Trailer" o  più semplicemente, "Off" e andarsene a letto. 
Letto ovviamente! Solo che occorrono almeno cinquanta epici passi  per poterlo raggiungere. Bisogna  tornare coscienti quanto basta per alzarsi da quella calda fossa, cambiarsi, lavarsi la faccia e i denti, passarsi la crema sul viso, come quando ci si alza al mattino, pettinarsi e poi, spento il cellulare, impostata la radiosveglia, infilarsi finalmente fra le lenzuola fredde, col rischio concreto di svegliarsi per davvero. No, nessun rischio! Farsi risucchiare dal tepore vaporoso che è il tempo che serve a riprendere sonno, è un'arte per pochi. E' come riprendere un lavoro messo via per cause di forza maggiore. Qualcuno non ci riesce, ma è qualcuno che ha perso il sogno. E' bello pensare che seguiranno ore di solo respiro e che la mente si riempirà di cavalli neri come corvi, - custodi di meraviglie blu cobalto- finalmente liberi di calpestare prati pieni di piante fra le più strane ed aromatiche. Gli verrà una gran frenesia di correre fino a perdere il fiato, e mangeranno erbe dai molteplici effetti collaterali. 

Questa notte esco col mio pensiero più dolce. Sento il sapore di quelle labbra umide, e la dolcezza di quella lingua pudica. 
Mi chiama "Lù", e a me piace come lo dice. Poi ride, e a me piace quando ride. Ha un modo tutto suo per essere felice. E' come la varicella, mi contagia e mi attacca macchie dappertutto. Prude ovunque. Viene da grattarle quelle dannate ferite, ma sarebbe inutile e dannoso. Serve tempo. Prima l'incubazione, poi lo sfogo, infine se ne andranno, e la pelle tornerà come se nulla fosse mai successo. Rimarrà solo il ricordo di quel prurito. Ho voglia di quelle mani, delle dita consumate dal lavoro, della sua pelle dolce e secca da ammorbidire con l'aloe vera, di quello sguardo puntato sugli occhi. Mi è così lontano che non lo ricordo, eppure ce l'ho appiccicato addosso. Mi respira sulle guance e intanto  ruba il mio di respiro, come una malattia inguaribile. Non guarisco.
Non mi lascia dormire questo dannato pensiero. Non faccio che agitarmi fra le lenzuola scomposte. E' questione di tempo, fuori è quasi giorno, e quando la notte se ne andrà, lui se ne andrà con lei. Forse è già andato.Non ho tempo da perdere, perché tutto il perdibile è andato perduto. Posticipo la sveglia di dieci minuti e mi giro. Non posso pensarci, prude ovunque, così ci dormo sopra. Dormirci sopra, magari si potesse... addosso intendo, o di fianco, al fianco della mia ora più dolce, come Eva prima della fatale inganno. Stretti fino a soffocare, fino a entrarci dentro.
Ancora pochi minuti e sarà storia.

2 commenti: