sabato 11 giugno 2011

Sei strano però...


"Quando uno ti dice che sei strano, sta precisando che si sente migliore di te, che non gli piaci. Lui è di quelli che già a 16 anni sa che farà per il resto della vita, e poi lo fa. Si veste come gli altri,  ha sempre gli amici giusti, prende i voti che si devono prendere, si fidanza quando è ora, poi si sposa, coi soliti centoventi invitati "intimi" e relativi regali "sentiti", poi arrivano i figli, il lavoro c'era già, ma la carriera avanza, e tutto scorre come previsto. Il fatto che io esisto però gli da fastidio per motivi che nemmeno lui capisce. Se uno ci pensa, che gli cambia se io sono come sono? È che per colpa mia gli viene da farsi qualche domanda sulla sua vita, e forse non tutti i conti gli tornano pari.Diciamo che un po’ lo metto in discussione, così mi deve dire che sono strano per sentirsi nel gruppo dei giusti, più al riparo. Infatti, se ci fai caso, dopo che l’ha detto,  fa la faccia di chi si sente sollevato... come te, adesso”. 

Mentre parlava si era messo a frugare nel suo caos in cerca di un sigaro da accendersi, e come il gatto che capisce di avere incastrato  la coda del topino con la zampa, sorrideva con gli occhi pieni della follia che ho tanto amato, e aveva la solita faccia da furbo di chi la sa un sacco lunga, tipico di quelli strani come lui.
Tutto era iniziato da un battibecco, divenuto discussione per poi dirottare in una  lite abbastanza feroce con tanto di zanne iniettate di veleno e io che gli urlo in faccia: "Ma sai che è vero che sei proprio strano?". 

Avevo ragione io, anche se non ricordo il motivo, ricordo solo che a quel punto mi sono seduta sul letto, poco distante da lui che era mezzo sdraiato e affumicato di sigaro, e ho riso mentre mi accovacciavo attorno a lui, come sempre succedeva dopo la furia delle nostre liti. Non c'era altro da fare. 
Ci siamo abbracciati così forte che a momenti ci fondevamo, ci siamo guardati a lungo, senza dire una parola, senza troppo chiudere gli occhi, e poi ci siamo scambiati mille baci sulla fronte, sulle guance, sui capelli e ovunque si potesse. Naturalmente dopo abbiamo fatto quello che si fa in simili circostanze, e per il resto di quel giorno fra di noi, non c'è stato niente di strano. Al contrario, tutto è proceduto nella più armoniosa delle possibili sintonie.

Quella frase m'è costata ancora un anno di estenuante impegno (Voi lo chiamate "fidanzamento") e dunque liti  sempre più viscerali, riappacificazioni sempre più sofferte, perché sembrava troppo simile a quel parlare di "destino" che capita anche nella bocca di chi strano non è. 

Alla fine è tutto finito. 
Male. 
Non credo potesse finire peggio. 
Impossibile.

E' uno dei pochi ricordi che il tempo ha deciso di non  contaminare col veleno. Come una parentesi tonda contenente  un grammo di verità che prescinde i due folli di cui si parla.  Di loro non è rimasto niente che non suoni troppo strano, anche solo da raccontare. 

_Luisa
                                                                                                                                                               

2 commenti:

  1. indubbiamente i tipi strani sono sempre i migliori. mi sono sempre rimproverato di essere troppo "normale" io... ;)
    o.

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  2. non sempre sono i migliori, ma è interessante come gli altri li recepiscono :.-) Senza volere, le stranezze del prossimo ci ricordano che tanto "al sicuro" non siamo nemmeno noi, e peggio ( o meglio) ... che tanti di questi "sicuri" sono di una noia mortale.

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