sabato 23 luglio 2011

Jeanloup Stieff racconta in una frase la sua idea di corpo e arte.

"Per tutti coloro che considerano il proprio corpo come uno strumento, gli anni passano veloci, tanto veloci allorché la loro presenza non è altro che un ricordo. Ma finché ci sarà una ragazzina che s'infila un tutù, tutti quei fantasmi vivranno nella memoria che si trasmettono le generazioni per convincersi che solo l'effimero dell'arte è immortale". 
Jeanloup Stieff.

Brigitte Bardot 

http://blog.madame.lefigaro.fr/stehli/2010/01/jeanloup-sieff.html
In questo link, qualche informazione sul fotografo che io ho visto in una mostra di recente, e di cui non so molto, quindi preferisco che ve lo racconti chi lo conosce bene. Mi ha colpito questa frase per tutto ciò che contiene, ed ho voluto condividerla.

Brigitte Bardot, as time goes by.
Il prima e dopo delle foto, non vuole essere un gesto di gratuita cattiveria verso Brigitte Bardot, al contrario! Stimo il modo in cui ha saputo accettare il tempo e le sue incrinature, scegliendo la causa animalista piuttosto che le terre desolate della chirurgia plastica. Per altro, come lei, in più di una occasione mi sono sentita "Quasi vecchia, quasi brutta, quasi cattiva eppure quasi dolce".  Ho usato le due foto perché ho pensato a lei leggendo il pensiero sul tempo espresso dal fotografo. Tutto qui.



 L'arte ferma il tempo con uno scatto, un dipinto... è la sola che può farlo. Noi invece andiamo avanti, poi arriva il punto in cui smettiamo di essere, per trasformarci in memoria. Di solito sopravvive la memoria di chi è stato molto amato, di chi è stato molto coraggioso, o di chi è stato così intelligente da creare qualcosa che gli è valsa l'assegnazione del nome di una scuola, di una via, o simili. Raramente ci si ricorda di qualcuno che nella vita è stato solo molto bello.

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