giovedì 28 luglio 2011

l'AUTOstima... Cos'è?!? Approccio critico.

#ScrivoIo
Bonit Baranga Israel. Scultura. 

Lo sento ripetere ovunque, tutto il tempo, autostima, serve autostima. Senza non esisti nemmeno. Questo mi basta a capire che la noiosissima ragioneria, ingoiata fra le agonie di un’adolescenza sprecata a studiare le regole dei numeri, mentre sognavo quel tizio con l'orecchino, quando ancora non lo portava nessuno -un anticonvenzionale- non mi lascerà mai.
Stima, è infatti un termine commerciale. Si stimano le cose, gli oggetti, e le auto, se uno vuole divertirsi a dividere il termine in due parti uguali, persino loro subiscono una stima, dal momento in cui entrano sul mercato a quello in cui ne escono.

Solo che, tutto attaccato, questo gran parolone, autostima, diventa l'altro nome di: 
  • Un bancale sterminato di libri-guida.
  • Il riempi bocca di psicologi, di saccenti e dell’ umanità intera, che, oggi più che mai misura se stessa in termini di quoziente di autostima. 
    •  “Salve, mi chiamo X e mi autostimo molto. Tu come sei messo?”
Sembro l’unica sul pianeta a non aver capito! Intendo,
- al netto delle svariate frasi fatte,
- delle brillanti citazioni,
- delle facce contorte dal sorriso auto-stimante di tipo USA,
- della gelida freddezza di certe menti composte di sola ragione e narcisismo... Insomma, al netto di tutto ciò mi chiedo e mi richiedo, che roba è questa benedetta autostima?
  • Un codice comportamentale, secondo quelli che a domanda “X-Y-Z?” rispondono:
    • Serve autostima per fare questo”… Come a voler sottolineare con la penna rossa più evidenziatore giallo che tu non lo possiedi questo valore aggiunto!
  • Una forma mentis, stando a quelli che riformulano con sintesi il famoso e ormai dimenticato “Teorema” di Marco Ferradini : canzone preistorica il cui senso ultimo era “Vince chi fugge” e vale in ogni tipo di rapporto umano.
  • Una questione di look and perfect body, perché ovviamente chi si autostima si piace in modo praticamente sensuale. E naturalmente c'è speranza anche per i meno "perfect", a patto che possiedano una forte personalità, spesso confusa con l'arroganza, e uno stile impeccabile o anche casual, ma impeccabilmente casual.
  • Un’americanata a cui si deve la nascita di figure professionali quali "I coach", la cui ragion d'essere è, ma guarda un po', aiutarti ad incrementare la tua autostima, ad accettarti come sei, a patto che cambi tutto, ma proprio tutto di te, smettendo di avere opinioni sulla tua persona e personalità, se sei così fortunato da possederne una,  e rimettendoti mani e piedi a quello che "egli" pensa tu debba essere!
Il coach t'insegna:

1_A ridere anche se a te sembra che non ci sia un cazzo da ridere. La sua massima è che ridere, non è affatto vero che storpi il volto degli stolti, come diceva quel brutto e vecchio frate del “Nome della rosa”. Tutt'altro! Fa bene all'anima.
2_Ad agire, come nei migliori action movie, giacché vivi in un secolo dinamico e ti devi adattare.
3_Ad interagire, perché un uomo solo è un infermo sociale, e l’ affermava Balzac già nel lontano milleottocento e qualcosa.
4_A pensare la propria vita come una cartina geografica in cui, se anche ti smarrisci un’attimo o qualche anno, basta che accendi quella specie di Tom Tom della mente (l’autostima) che come per magia ti fa uscire persino dalle selve più oscure, qualora la diritta via fosse smarrita.
Insomma…. se questa roba fosse saltata fuori qualche secolo fa, Dante avrebbe risolto altrimenti i suoi drammi esistenziali, ed oggi tanti studenti non dovrebbero soffrire il sublime scassamento di leggere il Divin poema pensando (9 volte su 10)... a tutt'altro! Perché ogni cosa ha il suo tempo, e quel libro, francamente lo vedo più adatto per gli adulti che per gli adolescenti alle prese con quotidiane guerre ormonali.

Tutto è già scritto.
E’ tutto è più facile se possiedi autostima, perché è come andarsene sempre in giro con un ricettario fatto dei più giusti ingredienti per una giusta soluzione: Cancella questo, leva quest’altro, rimettiti questo, mescola il tutto, ed ecco la scelta giusta, che lievita sotto i tuoi occhi stupefatti e felici… è talmente logico che per non capirlo, bisogna essere dei veri idioti! Un po' come me.

L’autostimato non ha bisogno sostanzialmente di nessuno, si ama talmente che il resto è un di più! Infatti è per questa strana legge di Murphy che "Egli" è sempre circondato di gente. A quanto pare, le energie positive di chi si basta da solo fanno da calamita verso il prossimo, viceversa, quegli altri…
tutti in fila dal coach ….o dall'illuminato di turno.


Ok, mi sono sfogata a sufficienza. Mi girano.
E’ che mi so di natura problematica, e invece di fare i conti con quanto io sia potenzialmente vendibile sul mercato, ho sempre preferito riempirmi la testa con quesiti ai quali non so rispondere, perché sono sempre un po' più grandi di me. voglio dire che certa gente, non ha il tempo di crearsi un'autostima come viene commercialmente concepita, giacché impegna anima e corpo a crearsi il diritto di esistere, di pensare liberamente, di abitare la sua vita nel modo in cui lui/lei pensa che la sua vita debba essere, nonostante il mondo che ha attorno continui a ripetergli con i più svariati toni di voce: No! Stai sbagliando.  

Avere una natura problematica mi è stato forse più utile di un' auto-compiacente autostima, per capire chi era che stava sbagliando, e se è vero che tutto ha un prezzo, per forza di cose io ho pagato il mio. Sono sadica, sono "solo" una femmina, mi è stato fatto notare di recente, e noi femmine ci perdiamo si sa, in cazzate senza senso, sempre secondo l'indice ISTAT del mio simpatico informatore “auto stimato”.

Ebbene...
Lode, onore e tanta gloria, a chi possiede mille certezze, a chi i neuroni è solito ordinarli a scacchiera per giocare ogni giorno la sua vincente partita a scacchi e sa vedere la vita senza che questa gli riservi il benché minimo mistero perché tutto lo svelabile gli è già stato svelato.

Perché la parola “Autostima” mi è quasi antipatica?
Perché se presa troppo alla lettera si trasforma, come dicevo all’inizio, in una mera questione di ragioneria.Dare/avere, più che altro avere, prendere o chiedere e poi scappare o sbattere la porta senza nemmeno emettere un fiato, barricati dietro a un manto di frasi fatte e riparatrici.

L’autostima la penso come la capacità di vedersi da fuori, scattarsi una foto a colori per poi raccontarsela prima ancora di averla guardata. Non la penso come un cumulo di stereotipi di comodo ma come il sunto della propria esistenza, che in virtù di questa esclusività, non può risolversi in regole troppo generiche e ovvie. E naturalmente, non parlo a nome di nessun'illustre studioso o libro, solo con la testa mia. Mi scuso se ai più sembrerà poca cosa, ma non credo che la cambierò di una virgola, e questa si chiama personalità.


9 commenti:

  1. Al di là di cose molto sensate che scrivi, con tua solita fantastica sincerità e capacità introspettiva, confondi, secondo me, l'autostima con il narcisismo... sono due cose diametralmente opposte.
    Avere coscienza di ciò che si è, amare se stessi, sapere ciò che si vale, non riguarda gli "altri", non vuol dire farlo "sapere" agli altri o doverlo dimostrare a qualcuno...
    E' uno "stato dell'anima", inattaccabile da chiunque, che ci pone in uno stato di grazia.
    Come riuscirci, d'accordo, è una cosa complicatissima, per tutti, non credere, sia per chi ha avuto una vita "facile", sia per chi ha vissuto una vita spinosa e piena di difficoltà...
    Al di là di chi ci scrive libri e ci specula sopra.
    Un grande abbraccio
    Mare Maggio

    RispondiElimina
  2. Ti ringrazio per aver lasciato un commento perché in pochi lo fanno. Quanto al resto, tieni presente che non sono una sociologa, né una psicologa e che questo mio blog si chiama "le stanze letterarie" perché nella mia mente ogni argomento è prima di tutto l'occasione per esercitare le mie eventuali abilità letterarie. Se rileggi bene noterai che il tono è marcatamente ironico, che parlo di qualcuno (nemmeno tanto tra le righe) e che non sono io che confondo il narcisismo con l'autostima ma buona parte della gente che usa questo termine con eccesso di qualunquismo e americanismo a mio avviso.
    Questa è nel testo (e nella vita) la mia idea di autostima -la riscrivo- "L’autostima la penso come la capacità di vedersi da fuori, scattarsi una foto a colori e poi raccontarsela prima ancora di averla guardata. Non la penso come un cumulo di stereotipi di comodo ma come il sunto della propria esistenza, che in virtù di questa esclusività, non può risolversi in regole troppo generiche e ovvie. E naturalmente, non parlo a nome di nessun'illustre studioso o libro, solo con la testa mia, e mi scuso se ai più sembrerà poca cosa, ma non credo che la cambierò di una virgola, e questa si chiama personalità."
    E anche sulla personalità avrei tanto da scrivere, e magari un giorno lo farò, perché come parola mi è molto più simpatica. Grazie del pensiero e ricambio l'abbraccio. Luisa.

    RispondiElimina
  3. Luisa carissima, le tue riflessioni scorrono così bene che io mi sento ipnotizzata ogni volta che leggo ciò che scrivi. Ti sto adulando? (a proposito di ciò che dicevamo) ..No! perchè ciò che dico è privo di ogni interesse o di secondi fini e ti sto solo comunicando il piacere che mi produce la lettura di come metti insieme le parole, indipendente dall'argomento. Mi colpisce sempre la tua ironia a tratti amara altri pungente ma sempre azzeccata.
    Ed anche in questo argomento,"l'autostima" mi trovi d'accordo. Provo l'identico fastidio e gli stessi tuoi pensieri.
    Preferisco, inoltre, le vite faticate, magari confuse e insicure ma che reputo più aperte a imprevisti e inconsuetudini. Preferisco di gran lunga una crisi esistenziale, preferisco i dubbi, preferisco i ripensamenti e le insicurezze alle certezze granitiche di chi si autostima così tanto da non veder oltre il proprio naso e pretende di insegnare come si deve vivere.
    L'arte,quella vera, hai ragione, scaturisce spesso da tormenti, da crisi, da confusioni e non da chi riesce (per sua fortuna) a condurre una vita sul binario del previsto e del programmato
    Forse sono anche andata fuori tema...
    Paola

    RispondiElimina
  4. AUTOSTIMA e' amarsi da dentro...
    Un abbraccio
    Mare Maggio

    RispondiElimina
  5. Cara Paoletta (certa di farti arrabbiare!! :-) Lo so che non sei un'adulatrice,e per questo ti apprezzo,e NO, non sei fuori tema. Ci sei dentro fino al collo! :-) Grazie per il commento e per i complimenti.
    Luisa (anche se essendo nulla in materia informatica, continuo a risultare "Anonima" cosa che mi smuove un po' i nervi!!

    RispondiElimina
  6. e infatti.. non sono più anonima!! ABRA CADABRA! :-)

    RispondiElimina
  7. @ Mare,a me frasi così sembrano "fatte" come l'artista 27enne che di recente è morta. Solo che lei si faceva di altro. Comunque ti ricordo che esiste un bancale di artisti viventi che si fanno molto meno, e che se sono morti, l'hanno fatto per volere della natura, ma per tutta la vita hanno studiato l'esistenza che avevano attorno, e l'hanno fatto così bene da diventare "classici". Che significa? Che ogni generazione che è venuta dopo ci si è immedesimata. Emma Bovary è un personaggio libresco, ma un numero impressionante di persone ci si ritrova, nasce così il Bovarismo, che è letteralmente:"Desiderarsi altrove". La ragazza viveva in provincia, nel XIX sec, quando le donne non avevano molti diritti, e sognava un uomo che la liberasse da quella noia insopportablile che l'opprimeva. Aspettando che la vita "vera" avesse inizio, Emma leggeva e sognava talmente da idealizzare la realtà (che è sempre meno elevata dell'arte). Lei non si è amata abbastanza "dentro" perché si è data fuori,buttandosi a capofitto in esperienze che le mostravano di volta in volta l'ipocrisia e la pochezza della gente che aveva incontrato e l'esito è stato che è morta suicida. Soprattutto, il termine" Bovarismo" racconta di tutte le persone che non sanno o non possono vivere dentro i loro panni, dentro la loro storia, e si sognano altrove... non si amano "dentro" come dici tu. Eppure ce ne sono tante, e si può scegliere di volerle "convertire" all'ottimismo a tutti i costi o accettarle come sono. Io mi preoccupo di dargli voce perché le capisco meglio di altri
    Leggendo le mie parole cerchi conferme o smentite alle tue, e secondo me così ti perdi il senso di quello che cerco di dire, che non è così assurdo dopo tutto...
    Io ho conosciuto realtà diverse dalla tua e la mia esperienza di vita mi porta a fare questo tipo di considerazioni, che non significano rabbia o rancore, solo che vedo le cose coi miei occhi. Vale per tutti, dunque nessuno ha ragione perché tutti ce l'hanno, a patto di saperla argomentare. "Autostima è amarsi dentro, dicevamo", allora, uscendo dalla prima persona, cioè da me e anche da te, questo concetto andiamolo a spiegare a quel bambino cresciuto a mazzate e sevizie. Spieghiamogli che deve amarsi dentro, forse ti risponderà male, e io lo capirei.
    Proviamo a parlare di "amore" a una bambina stuprata dal papà quando era troppo piccola per capire. Chiediamolo a chi per tutta l'infanzia e buona parte dell'adolescenza è stato lo zimbello del villaggio, o come i "moderni" amano definirlo... vittima di bullismo. Chiediamo a un bambino che ha visto il padre spenzolare impiccato da una corda di amarsi da dentro, vediamo che dice. Chiediamolo al mio amico, che non è più sulla terra per motivi che solo lui conosce e guai a chi osa giudicarlo. Tutta questa gente esiste anche se pensarlo non ci piace, anche se amiamo immaginare l'uomo come l'essere "superiore"capace di elevarsi come nessun'altro. Io nel mondo delle favole sono Robin Hood, perché sto sempre coi deboli. Mi chiedo allora d'istinto, come diavolo può fare la tipologia umana che ti ho appena elencato a trovare un senso ad una frase come quella che mi citi come verità assoluta e propria di ognuno di noi: Amarsi "dentro"
    Mi chiedo dove si trovi esattamente questo ipotetico "Dentro" se si arriva a tale risultato solo dopo che qualcuno ti ha amato "fuori" quando ci si stava formando come individui e si era del tutto indifesi di fronte alle cattiverie del mondo?
    L'altro commento non lo posto perché parli di supposizioni sulla mia vita un po' troppo personali, e anche se è il mio blog,non lo considero un diario aperto a tutti, ci sono cose che voglio solo mie, e che conosco solo io. Spero di essermi spiegata a sufficienza.

    RispondiElimina
  8. ...ho passeggiato tra le tue parole
    pascolando "vuoti" di cesure
    pieni dei tuoi non-sensi.
    Sono salito sulla giostra
    delle tue dubitanze
    ma il cerchio s'allargava.
    La spirale inesorabilmente
    ripeteva il segno
    d'antiche prigionie.
    E ho preferito l'immutabile
    trasformazione delle parole
    che bruciano insieme
    all'attimo.
    p.b.

    ("Il mondo lo so a colori, non in bianco e nero e
    mi piace così") Sì, Luisa, sono d'accordo, il mondo
    è a colori, ma il tuo (che è anche mio)
    fortunato problematicismo non può che mostrarsi
    con i colori della realtà, proprio il bianco e il nero.
    Almeno così per chi come noi vive d'ideali .... ("Io
    che d'ideali (...) vivo",Luisa).

    RispondiElimina
  9. Accidenti! Sei capitato sul post più animato di tutto il blog! Grazie per le belle parole, non ho molto da aggiungere in effetti! Al massimo ti posso chiedere un parere su sto celestino di sottofondo... :-)) Non sono troppo convinta che sia la scelta giusta. I colori contano quanto le parole nella mia testa. Forse per questo mi piace l'idea del blog. Posso mischiare immmagini e parole, e sono più soddisfatta se e quando trovo che la cosa mi sia riuscita.

    RispondiElimina