domenica 4 marzo 2012

Il sabato della provincia.

Lucio Dalla

OMAR GALLIANI.
Detesto il sabato sera. Adoro il sabato mattina. Mi annoia la domenica pomeriggio, ma è bello sentirsi autorizzati a non fare nulla la domenica mattina. Leopardi non c'entra. Quella fase l'ho vissuta e superata ai tempi del lavoro d'ufficio. Otto ore quotidiane. Qualche ora di pausa pranzo. Immancabili extra mai pagati, e la quotidiana sensazione di dolore agli occhi quando, attraverso le vetrate, fissavo il sole che ingialliva il mondo, così fortunato da stare fuori dal loculo in cui dovevo stare io. Ero giovane, e allora non era ancora la suprema delle virtù umane.  I contratti non erano ancora un problema, ma se anche lo fossero stati, avevo la mente piena di progetti impossibili, e volevo realizzarli, perché i giovani fanno questo, se sono giovani. 

Il sole del sabato mattina. 
Posso  uscire di casa perché fuori è caldo. Posso approfittare per scendere in città a piedi, prendendomi il tempo che mi serve per non pensare a nulla, e leggere il mio giornale, il mio libro o la mia gente, che si trastulla in giro. Dico mia, perché si lascia osservare. Mi tollera ignorandomi, così che io possa studiarla in pace.

La sociologia.
Odio anche la parola, ma capisco da tanti fattori che ho una mente sociologica. Vorrei una mente matematica, che sarebbe un po' essere nel mondo giusto al momento giusto, invece l'istinto letterario si impiglia di continuo con l'altro istinto, quello sociologico, a stento reprimibile.

E' morto Lucio Dalla.
A Bologna, in questo preciso istante, file di persone disposte a serpentina, aspettano il proprio turno per sfiorare (o solo per guardare) la bara e passare oltre. Per molti è un estraneo, per altri no. Per tutti si respira aria bolognese, che, vista da qua, non è la solita aria.

Sono a svariati chilometri di distanza da quella concentrazione di energia umana e guardo il sole.
Nelle orecchie: Anna e Marco e mi pare bellissima. 
La Musica è il miracolo dei credenti, e soprattutto dei non credenti. Non muore mai. E' questo il vero miracolo di cui la Bibbia s'è scordata di parlare. O forse l'ha fatto, ma io non l'ho letto quel passo. Sono molti i pezzi che ho saltato, eppure sono cattolica: Battezzata, comunicata e cresimata, il tutto senza che la fede mi abbia mai anche solo sfiorata. Razionali si nasce credo, scettici lo si diventa, suppongo. Non sempre, ma è una possibilità.
Ci ho provato a credere. Non ha funzionato. Ho provato anche col buddismo, tipo due ore. Non ha funzionato. Quanto al non credere, è venuto da sé, è stato naturale. Sono anni che non mi pongo più il problema.

Che bella questa canzone. L'ascolto da almeno un'ora, e non mi annoio. Memorizzo il testo, apprezzo certe sfumature della voce, alcune parti del testo. 

Musica nelle orecchie, sfoglio una rivista. Leggo la storia assurda e crudele, del padre "Aquila" che per rafforzare il suo "ometto" di quattro anni, l'ha spogliato in mezzo alla neve, a meno 13 gradi lasciandolo solo nella neve per mezz'ora. Il compito impartitogli era di diventare più caldo del freddo. L'articolo prosegue dicendo che il bambino, quattro anni (ripeto) piangeva per riavere i vestiti che stava morendo di freddo. Il padre s'è indignato quando la gente, via web, gli ha tirato insulti in ogni lingua. In coro col coro ho pensato: Che stronzo questo padre da galera! E sorvolo il resto dell'articolo che mi fanno male i polpastrelli mentre scrivo. Poveri bambini in mano agli adulti. E' la prova più lampante che la democrazia non è, né mai sarà di questo mondo.

Leggo anche che la compagna di Stieg Larsenn si dichiara dispiaciuta di non aver mai contratto matrimonio col noto scrittore tragicamente scomparso. La redazione, maligna, ne fa una questione di mancati e cospicui diritti d'autore per Millenium e relativi uomini che odiano le donne.
-Scettici!-

Agghiacciante l'articolo sugli immigrati clandestini americani. Capisco sempre meno  quelli che farebbero di tutto per andare negli States. E' una nazione umano-repellente. Solo chi è nato lì è il benvenuto, e allora sto bene in Europa, e sono così pazza da credere che, anche in piena crisi, la nostra vecchia terra, piena di crepe, conservi un valore aggiunto. E' tempo di ritrovare la perduta autostima. Somigliamo sempre più a quella sempliciotta di Cenerentola, che per gentilezza verso una vecchia ed orribile strega, ha morso la mela avvelenata, che era rossa e bella, e com'è finita? In coma in mezzo al bosco, fra il dolore di sette nani, e in attesa del principe. E' arrivato finalmente! E' anziano, niente cavallo! Si chiama Monti ed è venuto a salvare colei che giace nel bosco. Non userà il bacio dis-incantatore, ma il semplice dis-incanto. E' un tecnico e i tecnici seguono le loro regole. La favola diceva altro. Lo so. 
La morale? La finiamo di credere alle favole?

Il sole caldo mischiato al vento gelido comincia ad innervosirmi.  
Me ne torno a casa e nelle orecchie ho la solita musica. Penso a una frase letta nel solito giornale:
"Credo che le risposte rendano saggi, ma le domande rendano umani" [ Yves Montand a B. Streisand in "L'amica delle 7 e mezza"]
ps: Il giornale è "La Repubblica delle donne" del 3 marzo 2012.









Nessun commento:

Posta un commento