sabato 16 giugno 2012

L'amico è...?

"Qualcosa che più ce n'è meglio ècantava DariO BaldamBemBO il visionario, in una canzone che, a sua insaputa, anticipava di qualche decennio la trovata miliardaria di Mark Zuckemberg, il tizio con la faccia lievemente da beota (allego foto testimonianza) che, nevertheless, ha ideato la macchina da soldi a tutti nota come: Facebook. Ovvero Fb, o Face, o Faccia libro o come vi pare. In questo social, succedono tante di quelle cose, che è difficile riassumerle in due righe.

Diciamo solo che passando per la tastiera, farsi nuovi amici è davvero facile. Sebbene, pensandoci un attimo, perderli è persino più semplice! Ma non bisogna disperare perché è come avere un serbatoio umano sempre aperto, basta cliccare su una nuova foto e la festa, se uno vuole, ricomincia dal principio, fra un brindisi per ritrovate affinità e il disappunto per prossime, inevitabili e  definitive incomprensioni.
Mark Zuckemberg.
Tornando all'amicizia A.F. (Avanti Facebook... per il post cristianesimo che vive in alcuni di noi, è un'utile unità di misura) Ci sarebbe pure la versione romantico-utopica di Riccardo Cocciante, secondo il quale, se serve "Un amico prende anche le botte, e poi te le ridà". Come no!! 


Esistono sul "mercato" abusi linguistici che finiscono con lo stravolgere del tutto il senso originario di una parola. Parlo evidentemente di Maria de Filippi e dei suoi "Amici". Il titolo è solo un ripiego. La trasmissione nasceva infatti come: "Saranno famosi" ma i produttori del noto e datato serial americano "Fame" hanno reclamato i diritti d'autore, ragion per cui, la nostra si è affrettata a cambiare titolo. Ne aveva in mente uno perfetto, ma per evitare che s'inferocisse pure Ridley Scott ha dovuto rinunciare -non senza dispiacere- a: "Il gladiatore -Vivere o morire" Si perché in quella trasmissione bisogna essere leoni o pecore. Il più debole è massacrato e il più forte massacra con la voce e piange con gli occhi, e lo fa per ogni motivo possibile! Se perde, se vince, se è felice, se è triste, se insulta e/o se è insultato. Piange pure il più debole in verità ma per lo meno, forse quello ha un motivo. No, non ce l'ha, ma fa audience, oltre che sfogo personale, nutrimento del Narciso che vive in tutti noi e danni collaterali di varia natura!!
C'è posta per me?
Non l'avevo considerato!
Ho altri esempi in testa, ma sarebbe noioso elencarli tutti, così arrivo al dunque. Un anno fa una persona mi ha chiesto via mail : 
"Ma quest'amicizia, alla fine... che cos'è? "

Era quasi indispettita a dire il vero. Non pensavo parlasse di noi. Pensavo che la domanda fosse da intendersi in generale. Ci ho riflettuto molto prima di rispondere. Volevo evitare l'effetto Bacio Perugina, ovvero: "Sono banale e cario i denti."
La risposta alla fine, anche in memoria delle mie non proprio riuscitissime esperienze umane è stata"La volontà".
Ai miei occhi l'amicizia è il prodotto alterato dell'immortale romanticismo, quindi è facile che il cervello si faccia idee sbagliate in proposito. Procedendo come farebbe uno scultore... Che cosa l'amicizia non è?
Non è una vocazione
Non è un colpo di fulmine
Non è obbligo di frequenza
Quindi? 
Partendo da punti di vista non troppo dissimili, ci s'intreccia agli interessi di quell'altro, tenendo a mente i propri limiti (e quelli dell'altro) - per evitare la delusione romantica alla fine del capitolo.
Le parole esatte non le ricordo, e non andrò a rileggere tutto l'incartamento per ritrovarle, anche perché, alla fine la pregiatissima amicizia in questione è andata a farsi fottere. Mentirei se dicessi che non ci sono rimasta malissimamente. In ogni caso, la conclusione è che aveva ragione a porsi la domanda. 
"Ma quest'amicizia, alla fine... che cos'è?"

Le persone con cui ti senti del tutto a casa tua, due o tre nel corso della vita, a volte se ne vanno e non ti spiegano il motivo. Questo basta a farmi capire che è giusto che se ne siano andate e che non ha senso esserne dispiaciuti. Alcuni ritornano. Rarissimo che funzioni ancora, che ci sia ancora voglia di perdere tempo a raccontarsi storie su di loro.


Dicembre 2010.
Pieno inverno, ma non si direbbe.

Pensando la cosa più in generale, noto che  c'è una differenza considerevole fra chi si conosce da una vita e da una vita si frequenta, e chi invece s' incontra strada facendo. Ai primi si tende a perdonare più cose. Di solito vince l'abitudine del guardarsi in faccia, del parlarsi sempre di tutto, gossip altrui incluso. Coi secondi si è molto più inclementi. Basta davvero un niente per avviare le pratiche del "Vaffanculo", e ogni volta è un piccolo dolore, perché ci si mette in discussione, ci si sente un po' stupidi per il tempo che si è perso dietro la vana causa. 

Forse come De André penso che sia comunque meglio essersi lasciati che non essersi mai incontrati. Lo penso perché la gente m'insegna qualcosa  in più sui meccanismi che muovono il mondo e sulle mie utopie che non accennano a morire col passare degli anni. 
Non sempre mi piace quello che scopro, di loro e anche di me. Giuda continuo a trovarlo un personaggio fra i più spiacevoli,  ma non posso smettere di scoprire solo perché non mi piace l'eventuale finale.  

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