domenica 23 dicembre 2012

Il carcere a scuola.



Che senso ha "portare" un carcere fra le pareti di una scuola, per giunta, durante le ultime due ore dell' ultimo giorno di frequenza prima delle vacanze? 
Mi viene in mente che fra due ore l'obbligo scolastico di questi ragazzi si prenderà una pausa per via del Natale. Insomma... c'è aria di festa e libertà dall'istituzione scolastica "dolcemente" imposta dall'alto. Non sempre mi è piaciuto andarci, ma riconosco che la scuola rappresenti una conquista fondamentale nella storia dell'umanità, perché solo lei, a quanto ne so, è riuscita a togliere qualche catena dalle caviglie degli ignoranti. Solo lei ci sa togliere dalla morsa dei bisogni primari, o secondari (che sempre più spesso consideriamo primari) per raccontarci la dimensione del sogno, del sociale, della storia e di tutto quel che l'intelligenza umana ha saputo creare dal suo avvento sulla terra. 
"Sei quel che sai" mi è stato detto, ed io so che è vero, così come so che l'idea che si ha della scuola, a volte cade in un pericoloso idealismo, che rischia di banalizzarla, ed altre volte (di recente per esempio) è esposta al rischio concreto di pericolosissime amputazioni e soprattutto ad un concreto svilimento etico e morale. 
Italo Calvino.
"Un paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un paese che demolisce l'istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere" 
Italo Calvino -Apologo sull'onestà dei paesi corrotti, scritto per "La Repubblica" il 15 marzo 1980 ed ora in "Romanzi e racconti" vol 3, Arnoldo Mondadori Editore 

Le prigioni raccontate a scuola, dicevamo. Niente a che vedere con "Le mie prigioni", di Silvio ... Pellico, e nemmeno "Lettere dal carcere" di Antonio Gramsci. Se così si facesse, i ragazzi forse si sentirebbero "a scuola", a lezione, e come è piuttosto tipico a quell'età, ci si distrarrebbe pensando alla fidanzata, o all'uscita fra amici. 
A raccontare di quel che accade dietro le sbarre di Montacuto, un carcere che geograficamente si trova vicino a Senigallia, sono: 
  • Andrea Celidoni, direttore di "Musiké", di cui ho già parlato altrove, che con la sua scuola di musica si occupa sempre più di portare un'ora d'aria dentro le celle del carcere in questione. Questo link: da "vivere Senigallia" ... Musikè entra in carcere e fonda il circo musicale montacuto. 
  • Giulia Torbidoni, giornalista e curatrice di "Fuori riga" -Questo il link al gruppo facebook della rivista- 
  • Maria Vittoria Pichi, che molti associano spontaneamente alla farmacia "Pichi", ma anche ad un libro da lei scritto, "Come una lama" 
  • Il preside del liceo classico "Perticari" che ha raccontato brevemente la sua esperienza con detenuti di Montacuto, per via di un corso di letteratura e poesia. 
  • Gabriele Carbonari infine, che ha eseguito circa quindici pezzi di Fabrizio de André, e anche qualche canzone scritta da lui. 
  • Poi c'erano gli studenti, tanti. Le loro facce mi hanno ricordato quelle con cui bazzicavo io quando avevo la loro età, ed in modo del tutto illogico - ho detestato le scuole superiori- mi è salita una specie di nostalgia. Fra loro Tommaso Conti, che ha introdotto un altro protagonista all'incontro: La tecnologia. Armeggiava col PC in modo molto disinvolto ed io lo guardavo con incanto, perché questo "ai miei tempi" mancava del tutto, e forse mi dispiace. 
  •  Infine, qualche infiltrato, tipo io e Cristina, che abbiamo approfittato per ascoltare quel che si sarebbe detto. 

Per quanto mi riguarda, sarò onesta, sull'argomento "Detenzione" mi sento ai limiti dello sdoppiamento di personalità. Insomma, se uno ammazza una ragazzina, o una donna adulta, o anche un cane, io lo detesto da dentro, perché quel gesto mi ricorda che nessuna innovazione tecnologica potrà levarci di dosso quella specie di istinto primordiale. 
"Chiedere ad un uomo perché uccide è come chiedere ad una foglia perché cade: E' la sua natura". 
Non so dove l'ho sentita, chi l'ha detta, ma mi è rimasta impressa perché è verosimile. Insomma, il male non è una malattia, ma è parte dell'essere umano. Una percentuale di veleno addosso ce l'abbiamo tutti, alcuni però non riescono a contenerla. La giustizia dal canto suo, si prepone il nobile compito di RIeducare chi ha sbagliato, per poi rimandarlo in società. Non sempre la giustizia è giusta, e m'è costato fatica accettarlo, perché è difficile da digerire. 
Gustave Flaubert -da giovane- 

Gustave Flaubert, costretto dal padre -dottore positivista- a studiare giurisprudenza scrive ad un amico "La giustizia umana è per me quello che di più buffonesco esiste al mondo. Un uomo che ne giudica un altro è uno spettacolo che mi farebbe crepare dal ridere, se non mi facesse pietà... non vedo nulla di più idiota del diritto, se non lo studio del diritto. Ci lavoro con estremo disgusto
Alla fine, causa crisi epilettiche - per alcuni, somatizzazioni- l'autore rinuncia al diritto e si ritira a Croisset, dove darà vita a romanzi che cambieranno la storia della letteratura, indirizzandola verso la modernità. 
Flaubert a parte, che si fa? 
Cosa bisogna pensare di queste persone rinchiuse come fossero animali?  
Di recente Pannella ha detto la sua come fa sempre, cioè col digiuno. Insomma, quale che sia l'opinione che si ha sull'argomento detenzione, sarebbe scorretto non farsi almeno qualche domanda e non azzardare risposte meno "di pancia" e più ragionate. 


Siamo al Liceo classico "Porticari".
L'argomento viene introdotto da Andrea in termini...geografici, cioè mostrando la locazione del carcere, che dall'alto somiglia ad una fortezza, un posto nel quale, spiega Andrea, è difficilissimo entrare (Se non si è detenuti) ed è ancora più difficile uscirne. La musica, l'ha detto Fossati tempo fa, sa come sorpassare le barriere, e Celidoni c'è riuscito anche lui. "Quando esci arrestano anche te... perché ci hai fatto evadere per due ore", gli ha detto uno dei detenuti. 

"...A gennaio ha preso il via il corso di chitarra tenuto da Andrea Celidoni con 13 allievi. Dopo sei mesi due detenuti sono stati trasferiti presso altri penitenziari. Gli altri 11 allievi hanno seguito  il corso con tale entusiasmo che le due ore alla settimana sono state raddoppiate. Sotto la guida di uno dei carcerati, già abile nel suonare la chitarra, il gruppo ha così potuto suonare altre due ore alla settimana" 
...da http://www.senigallia-italy.it/news/senigallia-/4847-ancona-musike-entra-in-carcere-e-fonda-il-circo-musicale-montacuto.html

Andrea Celidoni - microfono.
Giulia Torboni e Maria Vittoria Pichi. 
Com'è cominciata l'esperienza? Per empatia umana verso i detenuti, nata per il semplice fatto di aver attraversato una serie di cancelli, di grate, di porte, di corridoi. Andrea, così come Giulia e Maria Vittoria, sottolineano nel corso del lungo intervento, l'impressione che ha sortito in ciascuno di loro, l'incessante apertura e chiusura di porte e lucchetti. "... Se questo è un uomo" è quel che Primo Levi ci ha insegnato a domandarci, e dovremmo farlo quanto più possibile. 

Come dice l'articolo, da gennaio la musica è entrata in carcere attraverso Andrea e Marika Profili, una sua collega. Andrea e gli altri, hanno sottolineato che partecipare a simili progetti non significa pensare che la giustizia non debba esistere, o che certe colpe debbano rimanere impagate,  solo che i modi andrebbero seriamente rivisti, non fosse altro che perché al momento sono un costo statale elevato in cambio di esiti molto al di sotto della media europea...e non solo.  
... insomma, dobbiamo decidere se il carcere lo intendiamo come un castigo, un regolamento di conti, o come la speranza di concedere una seconda occasione a chi forse non la merita, ma comunque vive, e non può che scegliere se ammazzarsi o provare a cambiare. E visto che sono in vena di citazioni, questa la sparo grossa perché è biblica "Chi è senza peccato scagli la prima pietra". Non credo granché nella chiesa di Roma, ma il nazzareno, contestualizzato nel suo periodo storico, era un rivoluzionario di grande risma, e questo non mi sento di negarlo. 
Le foto di come è stato ridotto preferisco non pubblicarle, perché sono atroci.
Morti nelle prigioni ce ne sono a bizzeffe. Suidici o omicidi, dipende. 
Penso sempre a Stefano Cucchi, e ci penso con rabbia, perché "giustizia" non può essere "giustizialismo", e qualsiasi cosa si dica, una volta lì dentro si finisce in mano a custodi, più o meno capaci di esserlo. 
Andrea, così come Giulia, non si fanno illusioni. Non si sentono dei "redentori", né cercano un posto in paradiso. Loro si occupano di detenuti per una questione di coscienza, di umiltà, perché consapevoli che un errore può capitare a tutti e perché gli pare giusto lottare per dare voce a chi in quel momento non ne ha, perché trovano ingiusto che si viva in tre-quattro in una stanza di due metri per tre, perché così facendo, queste persone si imbruttiscono ulteriormente, si abituano a sentirsi vittime, e una volta fuori, la recidiva li aspetta. 


Giulia - una giornalista, abbiamo detto - sostiene che siamo il paese con il più alto numero di recidive, e questo deve far pensare. Altra cosa interessante che ha detto, e che mi ha fatto molto riflettere, riguarda la dialettica usata. 

...Non un giornale ma un "giornalino", non una domanda, ma una "domandina"... come se si avesse a che fare con bambini delle scuole elementari. 
Io ci ho visto tanta "Italia" in questo modo autoritario e protettivo che ci è valso in giro nel mondo nomignoli poco gratificanti. Noi siamo i mammoni, i bamboccioni e chissà quanto altro ancora, perché la famiglia tende a stringerci nelle maglie di un affetto a volte ossessivo, iperprotettivo, che forse, qualche volta, impedisce di crescere. 
Allo stesso modo, il carcere finge di dimenticare che ha a che fare con adulti, a volte assassini, e  gli parla per nomignoli. Giulia sottolinea come la cosa favorisca nei detenuti un senso di non crescita, di vittimismo e forse di regresso verso uno stadio paradossalmente infantile.

Altra cosa importante... le percentuali. 
Molti dei detenuti sono persone con problemi di tossico dipendenza. Altre in attesa di giudizio, un giudizio che potrebbe arrivare dopo anni, per sentirsi dire infine "Ci siamo sbagliati, sei innocente". Non credo servano esperti per capire che una cosa così ti segna per sempre. 
A tal proposito, introduco Maria Vittoria Pichi, che negli anni ottanta è finita in prigione per un equivoco, un errore. L'hanno scambiata per terrorista addirittura, e come tale l'hanno trattata. 
Il suo ruolo è stato forse il più importante visto che si era in una scuola, fra minorenni, cioè persone in via di "formazione" che per quanti libri possano leggere, poi rimangono più impressionati dagli esempi reali. 


Perché "Come una lama"? Chiede uno studente a fine intervento. 
Perché quando era a Venezia - dove tutto è accaduto- ha espresso il desiderio di rimanere a dormire lì, e come per un tragico incanto, è successo, ma in prigione. Da allora, ha associato il desiderio che si avvera ad una lama potenzialmente nociva. Insomma, paura di desiderare... 
Ha letto parti del suo libro che ho trovato interessanti, perché prive di retorica, molto dirette, prive di filtro, e se anche non l'ho ancora letto, mi sento di consigliarlo. 
Andrea dice che i libri si scrivono per soldi o per passione. Io trovo invece che i libri si scrivano in funzione dell'idea di chi li pensa, e naturalmente dobbiamo distinguere un libro di narrativa da un libo che testimonia parti di vissuto. 

si è parlato di molto ancora ma francamente ho sonno, e non riesco più a concentrarmi, quindi rivedrò il post con calma appena mi sarà possibile. 



Concludo con l'intervento finale di Gabriele, che ha suonato diversi pezzi di Fabrizio de André e qualche pezzo proprio. Impressionante la partecipazione che i ragazzi dimostrano verso Fabrizio e le sue canzoni mai fuori tempo. Idem per chi le ha reinterpretate. C'era gente fuori dal corridoio che, ad esecuzione terminata, è venuta a dirgli che "Da fuori sembrava De André... quello vero". 
Torno presto ed aggiungo altre info, promesso! 
Nel frattempo... 

L'aula si è svuotata poco dopo il suono della campanella. Fuori un ragazzo ha rimproverato una donna adulta perché fumava. M'è parso bello. 
Vacanze!! 

7 commenti:

  1. la pena carceraria dovrebbe seguire il principio della rieducazione, dovrebbe dare la possibilità al reo di riflettere sugli errori commessi ma, soprattutto, dovrebbe far intravedere strade percorribili diverse da quelle sbagliate intraprese fino a quel momento... non sempre (anzi, quasi mai) è così e il carcere, drammaticamente, diventa una sorta di girone infernale nel quale si cerca di sopravvivere in qualche modo.. io parto dal presupposto che nella vita non abbiamo avuto tutti le stesse possibilità: io che sono nato in una famiglia borghese che non mi ha fatto mancare niente, mi ha fatto studiare ecc.. ho avuto più possibilità di un poveraccio nato nei quartieri spagnoli di napoli.. è chiaro che in certi contesti le possibilità di delinquere sono estremamente maggiori. ma in passato è stato dimostrato che a chi è stata offerta la possibilità di dare una svolta, - di cambiare ambiente, di avere un lavoro - questi "dleinquenti" hanno risposto positivamente e hanno cambiato vita.. quando invece non ci sono alternative, si esce di prigione e si ritorna nello stesso ambiente e nelle stesse situazioni degradate.. ho molta stima di chi - nel suo piccolo - fa qualcosa per i detenuti..

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  2. cazzo, sono certo di aver lasciato qui un lungo commento nei giorni scorsi! :( vabbé, comunque a proposito di carcere volevo segnalarti (se non l'hai visto) il film dei fratelli taviani "cesare deve morire" sulla rappresentazione in carcere dell'omonima opera sheakespeariana. a me è piaciuto molto :)
    o.

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  3. Si, il commento c'era, solo che io ero fuori e per qualche giorno non ho messo piede nel "virtuale".

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  4. che c'entra? ... che i commenti li leggo prima di decidere se vanno pubblicati o no. Ho avuto esperienze noiose in passato. C'è gente che cerca solo occasioni per insultare etnie, e persone, così ho deciso per questa opzione un po' seccante se vogliamo, ma l'arena come concetto mi piace poco o niente.

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  5. sì, sapevo che è un blog con commenti "moderati" ma non ci pensavo più dato che di solito passa sempre qualche giorno prima che io ritorni a vedere e quindi ho sempre trovato commento e risposta..

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  6. Vero! Di solito faccio la maestrina puntuale! :-)

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