giovedì 21 novembre 2013

Fb e relative inibizioni.

Di Giuseppina Giacobbe.

Vuoi essere o non essere? ...è un tuo problema!
Non meno importante, è capire cosa vuoi essere, e come... 
"Why then 'tis none to you, for there is nothing either good or 
Bad, but thinking makes it so. To me it is a prison" 
Hamlet act 2, scene 2, 239-251 
                     ...  niente è buono o cattivo, perché è il pensiero che lo rende tale. 


Giuseppina Giacobbe è una signora, che il caso mi ha fatto incontrare sul social più noto e controverso attualmente in circolazione, cioè Facebook.
Non conosco la sua voce, non so che tipo sia, ma per quel che leggo, per quello che decide di condividere con me e coi suoi contatti, posso dire che mi fa piacere che esista, perché è intelligente, non è banale, e non è noiosa (Immensa virtù). 

Quando certi giorni mi sento depressa, lei, così come tanti altri che frequento anche se solo a livello virtuale, mi aiutano a sdrammatizzare, ricordandomi che le cose belle esistono e che sono io che in quel momento non le vedo. Quando sto bene, so che qualcuno che strizzerà l'occhio al mio "bene" lì lo posso trovare, e quindi sono grata due volte. 

Sorrido davanti a certi commenti, decisamente estremisti, su un mezzo di comunicazione che, in quanto tale, non gode di vita propria e, come ho scritto altrove, "LaGgente" non esiste, quindi non si può classificare, omologare, una massa umana così eterogenea e sconfinata come quella che popola il web, solo perché ci si sente frustrati.
Le cose, in gran parte, dipendono da come uno sceglie di guardarle. Prima di me l'ha detto Shakespeare, e il suo destino è stato di dire cose universalmente vere.

Nessuno è per l'abolizione delle automobili, eppure fanno morti quanto le guerre. Nessuno si sogna di privarsi delle lastre per vedere se nel corpo qualcosa non funziona, eppure, paradossalmente, un eccesso di lastre potrebbe provocare danni. Non ci pensiamo affatto di imbracciare forconi ed andare a Roma per pretendere diritti usurpati...eppure, come negare che ce li stanno usurpando? Ma quando si parla di questo macchiavellico attrezzo virtuale, le opinioni sono virulente, feroci, inclementi, radicali e definitive.

La cosa... paradossale, ancora una volta,  è che lamentarsi del web mentre si è sul web, finisce con l'inficiare, o l'indebolire tantissimo il senso ultimo della critica. Lagnarsi al cellulare della dipendenza da cellulare... Idem a sopra. Quanto a me, ho deciso di vivere nel mio tempo. Basta nostalgie per il paradiso perduto...quasi certa che non sia mai esistito se non nella fantasia. Come dice qualcuno in un film "stai solo dicendo che una volta sei stato giovane". Non è colpa di nessuno se la storia del mondo va avanti, eppure... 
Oggi, mentre abbiamo cazzeggiato o ci siamo dannati, o abbiamo lavorato, o dormito o va a sapere, hanno disboscato l'equivalente di 50 campi da calcio, per costruire cose che, quasi di certo, non ci sono essenziali. La vera brutta notizia... è che domani lo faranno ancora, e anche dopodomani, e così via fino alla fine del mondo. Poi non lagnatevi se, nel frattempo, sto mondo finisce. Avete perso energie vane nel mettere in croce cose che tutto sommato, valgono quel che valgono. 

Il film che ho citato fra le righe è "The hours".   

Inibizioni
Facebook quale strumento di inibizione, di Giuseppina Giacobbe. 


I social network sono uno strumento di comunicazione e di condivisione. Comunicare non può prescindere dal parere e dall'interesse dell'interlocutore. Possiamo sentirci liberi quanto vogliano, ma non possiamo non chiederci se il contenuto della nostra comunicazione sia o no interessante per l'interlocutore. Nel nostro caso l'interlocutore è virtuale ed è generalizzato, ossia comprende un "altro” composto da centinaia di individui. Questo “altro” seleziona, divide, critica, esprime giudizi dai quali in un modo o nell'altro siamo condizionati. Peggio di un rasoio d'Occam, l'altro generalizzato tende ad escludere e a classificare come inutili, i seguenti comportamenti:


  • 1) Le citazioni erudite: ce ne sono troppe in giro, evidenziano l'incapacità di esprimere un pensiero personale, attestano la presenza di individui che voglio darsi le arie da intellettuali pur essendo molto ignoranti.
  • 2) Le foto personali: denotano vanità ed egocentrismo
  • 3) Post di romanzi letti: sfoggio di erudizione
  • 4) Opinioni sul cinema: che ti metti a dar lezioni di cinema? E chi ti credi di essere?
  • 5) Pensieri personali: roba da repressi che usano il social network per sfogarsi
  • 6) Denunce politiche e sociali: non fanno rumore, sono inutili e patetiche
  • 7) Necrologi di persone famose: non se ne può più
  • 8)Rintracciare vecchi amici: ormai, chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori, chi si poteva rintracciare è stato già rintracciato.
  • 9) l'uso di Avatar per non mostrare la propria immagine: è indice di vigliaccheria, di chi, appunto, non vuol metterci la faccia.
  • 10) Chi non la pensa come te: non ti serve, se non per litigarci. E litigare è squallido.
  • 11) Post di gattini e cagnolini: sono melensi
  • 12) Volgarità: sarebbero, appunto, volgari. Ma forse sono le uniche ad essere ben accette o tollerate.
  • ...Poi c'è chi fa un uso più privato di facebook, ma non avendo mai praticato certi comportamenti, non sono in grado di dire se lo strumento virtuale sia utile o meno.

Eliminati tutti questi elementi ce ne restano ben pochi. Forse restano i criticoni, ma fra non molto, non avranno un gran che da criticare. Il risultato è che quello che doveva essere uno strumento di comunicazione, diventa un modo per escludere, per reprimere, per far star zitti gli altri. Poco male, ci siamo abituati.



Se ti interessa l'argomento, ne parlo anche in questo link....ma prendendo un po' in giro l'aurea "Amicizia" Facebookiana. Non si può stare sempre seri! (Link al post) 

3 commenti:

  1. nessuna demonizzazione del web. in passato l'ho usato in modo smodato, oggi lo padroneggio meglio e riesco a dominare certi eccessi. resta un mezzo formidabile di informazione e un'utile strumento per conoscere gente valida, in un mondo che nei suoi momenti di socialità propone un'offerta "umana" molto scadente.
    o.

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