Visualizzazione post con etichetta Concita De Gregorio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Concita De Gregorio. Mostra tutti i post

martedì 15 marzo 2011

Le forme della VIOLENZA. Il vuoto del silenzio, la vita delle parole.

Foro Annonario, Senigallia. 8 marzo 2011.
Foto di Riccitelli Luisa. 
Dall'otto marzo 2011 al venticinque novembre dello stesso anno, la regione Marche, organizza una campagna di sensibilizzazione sulla violenza contro le donne, chiamata: Le forme della violenza, il vuoto del silenzio, la vita delle parole. 

Le forme della violenza, sono state rappresentate visivamente al Foro, come potete osservare nella foto introduttiva. Il 12 marzo, Piazza Manni a Senigallia si è riempita di  cento sagome realizzate con cartone, ad altezza naturale che rappresentano donne reali sopravvissute ad abusi e violenze, oppure morte, dipende dal colore. Quelle arancioni, hanno per sottotitolo La vita delle parole, quelle viola, incarnano il vuoto del silenzio

Nessuno dei passanti, per assente o distratto che sia, riesce a rimanere indifferente. La forza evocativa dell'istallazione è notevole. Ho una folla di pensieri nella testa, e mi sento come chi attraversa un luogo di dolore, che posso leggere, a mo' di didascalia, su ognuno dei cartoni. Quelle viola, dicevo, sono morte ammazzate, ed è difficile trattenere le lacrime, è difficile non pensare "potrei essere io".

Qual è, mi sono chiesta, il giorno in cui la persona con la quale vivi, ti presenta il conto, rivelandosi per ciò che è davvero? e come si reagisce alla brutta scoperta? Non me lo immagino semplice.

Quand'è che l'autocontrollo viene meno? Cosa muove una mano ad uccidere una persona "Amata"? Non riesco a capirlo. Non l'ho mai vissuta questa tentazione, neppure nei momenti di maggior rancore verso qualcuno. Fortuna, mi dico. Mi chiedo anche, cosa spinga una donna a rimanere per anni incastrata nel giogo della sottomissione, dell'umiliazione, nel dolore fisico, quando basterebbe scappare via. La risposta sta nei meccanismi psicologici generati dalla paura. Succedono cose atroci all'interno di certe pareti domestiche, e la paura è un sentimento paralizzante che si appiccica addosso a chi un giorno si sveglia e scopre che suo marito, il suo fidanzato, è regredito allo stato animale. 
Immagino che la mente vada in confusione e che riemergano memorie ancestrali circa i comportamenti remissivi delle nostre antenate, e parlo di realtà durate secoli e secoli, per altro ancora raccomandate da certe religioni che, per diverse che siano, almeno su un punto sono allineate, cioè sulla necessaria sottomissione/inferiorità della donna.

Camminando fra queste sagome ho pensato di avere avuto fortuna nella vita, nonostante tutto. 


Occorre fortuna negli incontri, ma anche e soprattutto, una buona dose di buon senso, una mente limpida e non inquinata da visioni irrealistiche. La violenza più dolorosa è evidentemente quella di natura fisica, ma anche quella psicologica ha un suo peso e pesanti conseguenze, senza contare che, quasi sempre, quest'ultima precede la prima.

L'esito più evidente, quando vieni preso a schiaffi o malmenato, è che la tua dignità "lentamente muore", come quella famosa poesia dai toni aulici, che non amo particolarmente.

Georgia O’Keeffe dipingeva fiori enormi perché voleva costringere l’occhio distratto, a portare attenzione su un particolare della natura che l'umanità si ostina ad ignorare. Allo stesso modo, queste sagome hanno materializzato, sebbene simbolicamente, qualcosa che da una parte ci sfiniscono giorno e notte via TG, sotto forma di cronaca nera e relativi show, e dall'altra ci danno l'illusione che certe cose accadono solo agli altri, lontano da noi, invece non è quasi mai così.
Anni fa in collegio a Urbino, ho visto un ragazzo che ha preso a sberle la sua ragazza con una violenza spaventosa. Era vicino alla mensa, un punto di passaggio affollato, e nessuno ha detto nulla. Lei era seduta in un angolo, spaventatissima, lui arrogante come una bestia, non temeva nessuno, anzi, si sentiva forte, e io mi sono odiata per non aver fatto niente. La verità è che avevo paura, come lei. 
Ho scoperto la manifestazione per caso, perché passavo di lì. Una signora mi ha chiesto di partecipare al reading collettivo. Di solito evito di sovraespormi, ma questa volta ho detto di si senza esitare.  Avevo tre cartelle piene di scritti fra cui scegliere, dai Promessi sposi, passando per Dante e la sua Divina commedia, o per la osannata Dacia Maraini, fino alle testimonianze di processi e fatti di cronaca, o la storia di Franca Rame.
Io ho scelto, o lei ha scelto me, non so, Dalia, di Concita De Gregorio, un racconto dal libro Malamore. Il testo mi ha catturato il cervello dalle prime righe. Il racconto narra di una ragazzina di dodici anni, venduta da sua nonna e costretta a prostituirsi. Non ci è detto il suo paese di provenienza, ma si può intuire “A voi che vivete nelle case di città sembrerà una baracca, lo so che le chiamate così le nostre case: Baracche”. Non ci è detto il nome della madre della ragazza, intuiamo solo che si prostituisce e che a un certo punto, non torna più a casa. Della nonna sappiamo che è lei il capofamiglia, sappiamo che è vecchia e che ha la pelle liscia e sana. Questa famiglia è composta da sole donne: “Mio padre non lo so chi è, non c’è mai stato un uomo a casa nostra”. Ci sono dei fratelli, ma sono ancora piccoli, ed è quasi paradossale, visto il ruolo dell’altro sesso sulla vita di Dalia e su sua madre.

Uno dei motivi per cui mi è piaciuto questo racconto è che l’autrice non cita nulla di esplicitamente sessuale. Nessun dettaglio. Dice solo: "Non c'è niente da raccontare. Era uguale ogni giorno. Orribile" e riprende verso la fine “non voglio parlare con nessuno di quello che è successo”. Eppure le sue parole raccontano molto di più di quei dettagliatissimi elenchi di pose e sevizie, che a volte confinano con un sadico voyeurismo. Lei non vuole la pietà, vuole che si ascolti la sua storia, perché potrebbe essere anche la nostra. Narra lo stato d'animo di un furto d'identità ai danni di una bambina tradita dalla nonna “...io avevo paura, ma la nonna è sempre la nonna... ed io ero la sua regina”e dai "grandi" che raccontano favole sui re e le regine, ma poi ti trattano come fossi carne da bancone, da comprare, vendere al chilo e poi macellare quando si ha fame. Quando capisce che la bellezza è per gli uomini fonte d' attrazione, Dalia approfitta di un “piccolo” incidente per imbruttirsi e smettere così di essere desiderabile. Funziona. Finalmente libera di morire o di tornarsene a casa.

Chi ha letto qualche libro che parla di disturbi alimentari, o chi l'ha vissuto di persona, noterà straordinarie associazioni psicologiche fra questi meccanismi. Abbruttire, mortificare il corpo per smettere di essere desiderati. I bulimici spesso si tagliano, si feriscono (e il recente film “il cigno nero” lo mostra in più occasioni), magari per altri motivi, ma è pur sempre un meccanismo di autodistruzione che inizia per creare un muro invalicabile fra la propria persona e il resto del mondo, cioè l'altro sesso.
Paradossalmente nel racconto, è l’autodistruzione la sola cosa che può salvare Dalia, che, come lei stessa ricorda, ha per nome, un sostantivo pensato per un fiore. Dalia a modo suo, è un'autentica forma di poesia. Pura nonostante tutto. La conosciamo a 12 anni e la salutiamo a 23, quando si pensa vecchia e brutta.
Che succederà nella sua vita quando cercherà di essere come tutti gli altri? Questo non ce lo racconta nessuno. Sappiamo solo che “ora” il capo famiglia è un maschio, il fratello quattordicenne, e non sappiamo come deciderà di comportarsi con la sorella. Sappiamo anche che lei dovrà sopportare l’evidenza che il suo corpo, nonostante tutto, conoscerà  il desiderio prima o poi, ma difficilmente sarà soddisfatto, perché nel mondo del bello inteso come valore assoluto, una donna consumata come lei, sarà costretta a grandi solitudini o forse avrà fortuna. Non si può sapere.


Leggere in pubblico, prestare la  voce a Concita De Gregorio, autrice di una storia così intensa, e trovarmi in un contesto praticamente surreale, fra spettatori di carne ed ossa e spettatori di carta viola e arancione, ha avuto su di me un effetto catartico. Ho ascoltato la mia voce uscire fuori dalle labbra e raccontare una storia, ben cosciente che non si trattava solo di una storia, ma della testimonianza di qualcosa che succede ogni giorno, in ogni angolo di mondo, anche nella nostra evoluta Italia che a volte sembra occupata a tempo pieno in una crociata tutta a ritroso, verso la regressione.

🐭🔍🐭🔍
La violenza sulle donne in Italia.
Violenza fisica.
Circa sei milioni e settecentomila  donne fra i 16 e i 70 anni hanno subito violenza fisica nel corso della vita. Cinque milioni di queste hanno subito violenza sessuale.

Violenza psicologica.
Sette milioni e centro trentaquattromila donne hanno subito o subiscono violenza psicologica.
46,7% isolamento o tentativo di isolamento
40,7% controllo
30,7% violenza economica
23,8% svalorizzazione
7,8% intimidazione

Stalking
Quattromilacentoventuno gli stalker denunciati, di cui 723 arrestati.

Le vittime sono per il 19,1% UOMINI e per l’80,1% DONNE.
Due milioni settantasette mila sono state le donne vittime di comportamenti persecutori.

Autori della violenza:
70% partner
17% conoscenti
6% estranei.

Queste statistiche parlano solo dei casi denunciati, ma bastano a capire che il peggiore dei nemici, potrebbe abitare nella nostra casa, dormire nel nostro letto o poco distante. Solo il 6% delle violenze proviene da estranei.

Riporto alla lettera un tabellone esposto durante la manifestazione:

Non è vero che... 
Non è vero che il fenomeno della violenza familiare sia limitato, invece è un fenomeno molto esteso, anche se ancora sommerso e quindi sottostimato.

Non è vero che riguardi le fasce sociali più disagiate, con reddito e livello d’istruzione basso, invece è un fenomeno trasversale che non conosce differenza di età, ricchezza e livello culturale.

Non è vero che la violenza riguardi soprattutto comunità straniere, invece è persente in ogni cultura, non solo fra gli immigrati e le minoranze.

Non è vero che sia causato da momentanee perdite di controllo, invece, nella maggior parte dei casi è un episodio di violenza premeditato.

Non è vero che “le vittime avranno fatto qualcosa per meritarselo”, invece il ricorso alla violenza verso il proprio partner non può essere giustificato da alcun tipo di comportamento.

Non è vero che alle donne che subiscono violenza piace essere picchiate, altrimenti se ne andrebbero di casa, invece è difficile per le donne interrompere la situazione di violenza per paura, dipendenza economica, isolamento, riprovazione sociale.

Non è vero che gli uomini violenti siano alcolisti, tossicodipendenti, o individui con problemi psichiatrici, invece è solo un modo per allontanare il problema, confinandolo in casi particolari che riguardano gli altri, un modo per trovare agli abusi una giustificazione che non hanno.

Non è vero che la violenza sessuale sia per la maggior parte dei casi compiuta da estranei, invece è più spesso compiuta da familiari e conoscenti.

Non è vero che “i panni sporchi si lavano in casa”, invece è fondamentale che le violenze vengano alla luce e che le donne cerchino aiuti esterni.
E fra questi aiuti esterni ci sono varie soluzioni, fra cui case di accoglienza.

Questi i punti di riferimento per chi avesse bisogno di aiuto o informazioni più dettagliate:

http://www.lagemma.org/ Presso la città di Ancona.

E mail: casarifugio@lagemma.org
Tel: 071/ 2075383
Cell: 335/ 7681975


Associazione delle donne e Giustizia – Via Cialdini n 24/A Ancona. 
N° verde 80032810
Tel 071/205376

E mail: donne.giustizia@libero.it

Pesaro:
Parla con noi - Via Diaz n° 10 (merc. Ore 8:30-12:30) (Giovedi. Ore 16:00-18:00)
Tel: 0721-639014

www.eurogiovani.provincia.it
E mail: parlaconnoi@provincia.ps.it
http://www.laprovinciadelledonne.it/.

Macerata:
Centro SOS donna –Piazza Veneto 14 (S Giovanni) (merc-giov Ore 15:00-18:00)
Tel: 0733/1990133

E mail: sosdonna@provincia.mc.it

Fermo:
Sant’Elpidio a mare. Piazza marconi 14

N° verde: 800215809 (24 ore su 24)

E mail: percorsidonna@ontheroadonlus.it


Ascoli Piceno:
Consultorio ASUR –Via Torino 4
Merc ore 16:30/ 18:30
N° verde: 800021314 (24 ore su 24)
Tel: 0736/358915 (orario sportello)

E mail: centroviolenza.ap@alice.it



San Benedetto del Tronto
Distretto sanitario Asur 12-via Romagna 7
N° verde 800021314 (24 ore su 24)

E Mail centroantiviolenza.ap@alice.it



Altri link di riferimento:
http://www.regione.marche.it/
http://www.pariopportunità.regione.marche.it/
http://www.donne.marche.it/
http://www.pariopportunità.marche.it/



Luisa