venerdì 9 dicembre 2022

Paul Auster. Invisibile

 Paul Auster. Invisibile. 2009 

Traduzione di Massimo Bocchiola. 

223 pagine Divise in 4 parti. 

Edizioni Einaudi. 

Paul Auster. Invisibile.
Al  bar Pasquini. Senigallia.
Insieme a me e ai piccioni. 

Personale colonna sonora: Iron Sky. Paolo Nutini. 
We are proud individuals living on the city
But the flames couldn't go much higher
We find gods and religions to
To paint us with salvation
But no one
No nobody
Can give you the power
To rise over love
And over hate
Through this iron sky
That's fast becoming our minds
Over fear and into freedom
...

Invisibile, è ciò che non si vede. Qui è un titolo, e un titolo è per forza parte integrante del testo. 

Cerco l'invisibile in ogni dove, ma ho la noiosa sensazione di vedere tutto ciò che si vede (di quel che c'è, non manca niente...). Mi viene in mente un effetto ottico strano che m'è capitato due volte nella vita e spero mai più. In pratica, dormendo, all'improvviso vedo una luce forte, così apro gli occhi, ed è tutto buio, perché è notte. Li richiudo e vedo ancora la luce, ed è ansia ma anche meraviglia. Cosa sto vedendo esattamente? chi lo decide quanta luce devo avere negli occhi? e la carenza di luce si può rilevare dal sangue al pari della dispotica vitamina D, ugualmente legata alla luce del sole?  Quello che non vedo, invece, è davvero invisibile? o forse ho scelto io di oscurarlo, finché, di notte, senza senso e motivo, mi si accende sotto le palpebre costringendomi a vedere? 

Il libro, diviso in 4 parti, racconta la storia di Adam Walker, ventenne studente di lettere che si sogna poeta, alle prese con un tragico evento inatteso, che gli mostrerà un lato debole di sé, e lo condannerà ad eterni sensi di colpa. Lo vediamo in America, a Parigi, di nuovo in America, poi a a Londra. Abbandonerà infine la poesia per la giurisprudenza, in cerca di una "giustizia poetica" ed intanto, cercherà di elaborare il lutto della sua adolescenza, cercando di capirla, rivivendola tramite la scrittura, nei suoi tratti salienti, dunque la perdita del fratellino, l'amore eccessivo per la sorella, l'amore sensuale per Margot, una francese conosciuta in un bar col suo uomo, Rudolf Born, ovvero la zona d'ombra più forte del romanzo, il punto verso il quale i personaggi sembrano dover convergere prima o poi. Infine, Cécile, la candidata pedina di una vendetta consumata a metà, un'anima fragile, che finirà col diventare  amica di Adam (amato e non ricambiata) e anche quasi figlia e quasi moglie di Born. 

Da un punto di vista stilistico, è un continuo passarsi le storie per decidere chi debba raccontarle. Chi le ha vissute? chi le ha testimoniate, chi di mestiere le scrive? in quest'ultimo caso, evidentemente, nomi e luoghi dovranno essere camuffati. E' risaputo che la narrazione scritta consente variazioni anche sostanziali alla trama, pur riuscendo a restare in qualche modo fedeli ai fatti. Chi ha detto cosa? chi ha fatto cosa? e perché? Chi e cosa è morto esattamente? 

Cerco tracce d'invisibile, dicevamo... 

Adam Walker, è ben visibile, bello ed inconsapevole, coi suoi vent'anni in tasca, gli studi, la voglia di diventare poeta, che poi si trasforma nella voglia di darsi alle leggi, alla giustizia, qualunque cosa significhi. E' lui il "personaggio principale"? Si direbbe di si, a partire dal fatto che la prima parte del libro è scritta in prima persona, e di suo pugno. Ma è di altri che ci parla. Su tutti, uno strano tipo, Rudolf Born, conosciuto in un locale mentre è con la sua compagna Margot, francese, attratta da  Adam e ricambiata. Rudolf è un tipo misterioso, cinico, uno di cui a stento ci di può fidare, eppure offre ad Adam la concreta possibilità, assegno alla mano, di gestire totalmente una rivista letteraria. Perché lo fa? Rudolf desidera che qualcuno scriva un romanzo sulla sua vita, che qualcuno testimoni il suo passaggio sulla terra.

Born a Walker: "Un giorno finirà per scrivere la mia autobiografia, glie lo assicuro" Pag 12 

Più tardi, farà la stessa richiesta a Cécile, la figlia della sua compagna parigina. 

Cécile: "...Dicevi che stai prendendo appunti per un libro di memorie che vorresti scrivere..." 

Born: "...Esatto, adesso sono quasi pronto ad iniziare, e voglio che tu mi aiuti. Voglio che lo scriviamo noi due insieme" Pag 213 

Forse è lui che teme di scomparire, di diventare invisibile, perso fra le pieghe della sua doppia e tripla vita, priva di autenticità, confinata in un'isoletta sperduta dei Caraibi dove il caldo fonde il cervello e la capacità di pensare, dove non c'è nessuno con cui parlare. 

"Non è l'amore che Born sta cercando, bensì la sicurezza..." Pag 142 osserva Adam quando lo vede a Parigi con la sua compagna, Hélène, aristocratica, molto diversa dalla sensuale ed ombrosa Margot.  Born sembra incapace di legami, e per questo li cerca ovunque, disperatamente, con esiti sempre negativi. 

Ho ascoltato di recente un'intervista che Auster rilascia nel 2017 da casa sua, a Brooklin, e mi trovo molto nel suo modo di vedere le cose, nel procedimento che usa per scrivere. La musicalità del testo è molto importante, così come la decisione di calibrare il numero di parole da usare per descrivere luoghi e situazioni, senza affollare troppo la mente del lettore. Si definisce uno scrittore meticoloso ai massimi livelli, e molto lento. Scrive una pagina al giorno, due pagine è amazing, tre pagine è un miracolo. 

Non avevo mai letto nulla dell'autore, e questo libro mi fu regalato poco dopo la sua uscita, che risale al 2009, uno di quegli anni che ti esplode in faccia ogni volta che cerchi di nominarlo perché c'era troppa roba dentro da smaltire. Se avessi il talento di Auster, scriverei il mio 2009, ma non credo succederà. Intanto ringrazio le mie amiche per questo regalo che mi ha attesa davvero a lungo, ma si è presentato, come fanno gli amici veri, qualunque cosa significhi "amici" e "veri" e mi ha fatto da viatico in una settimana che andava elaborata con le dovute attenzioni, diciamo così. 

Ho terminato la lettura l'otto dicembre 2022, seduta ai tavoli del caffè Pasquini, a Senigallia, e fumando di gran gusto quelle cinque sigarette quasi consecutive in compagnia dei piccioni che ogni tanto si poggiavano sul tavolo per vedere come stessi, vista la lunga permanenza. Sono una fumatrice molto occasionale, nel senso che due, tre volte l'anno, mi va di farlo, così lo faccio senza regole ed è goduria assoluta, poi però mi impongo di rientrare nella più rigida astinenza, perché fumare è un vizio che mi piace, che mi congiunge a mio padre, morto nel 2009, mentre questo libro nasceva, mentre un po' morivo anche io, e mentre andavo a Parigi, come Adam, nel romanzo, in cerca di risposte a domande che ancora aspettano il loro romanzo di formazione. La vita è quella cosa che ti capita mentre cerchi di capire che sta capitando, poi, banalmente, finisce, e non sempre aspetta che tu abbia capito per farlo.

A tal proposito, tornando a casa ho visto un manifesto funebre che mi ha parecchio scossa. Era un signore che avevo visto il giorno prima, proprio in questo bar. Ci incrociamo da vent'anni almeno, senza parlarci, ma riconoscendoci. Ieri era seduto al solito tavolo, col solito caffè e oggi non è potuto venire per motivi di fine vita. Fine della storia. Può una non amicizia fare così tanto baccano? Pare di si. Muove riflessioni. Tipo una postilla alla fine del romanzo, della giornata da finire, dell'annata, anzi, del tutto, oso dire. Un invito alla relatività più smodata. Ho avuto voglia di fumare ancora, ma ormai il mio giorno del vizio smodato è finito. Dovrò aspettare qualche tempo, fato permettendo. 


Allego copia al link circa l'intervista di cui parlavo prima. Per chi volesse.

Iron Sky. Paolo Nutini.


Paul Auster Interview: How I Became a Writer

"Come sono diventato uno scrittore". Paul Auster.
Il video è del 2017, ed è stato girato a casa dello scrittore, a Brooklin.

 

domenica 6 novembre 2022

2Pac. Changes

2Pac
New York, 16 giugno 1971 
Las Vegas, 13 settembre 1996 

Changes 

(Come on, come on)

I see no changes, wake up in the morning and I ask myselfIs life worth livin'? Should I blast myself?I'm tired of bein' poor and, even worse, I'm blackMy stomach hurts so I'm lookin' for a purse to snatchCops give a damn about a negroPull the trigger, kill a nigga, he's a heroGive the crack to the kids, who the hell cares?One less hungry mouth on the welfareFirst ship 'em dope and let 'em deal to brothersGive 'em guns, step back, watch 'em kill each other"It's time to fight back, " that's what Huey saidTwo shots in the dark, now Huey's deadI got love for my brotherBut we can never go nowhere unless we share with each otherWe gotta start makin' changesLearn to see me as a brother instead of two distant strangersAnd that's how it's supposed to beHow can the Devil take a brother if he's close to me? UhI'd love to go back to when we played as kidsBut things change, and that's the way it is
That's just the way it is (Changes)Things'll never be the sameThat's just the way it is (That's the way it is, what?)Aww, yeah-yeah (Hear me)(Oh my, oh my, come on, come on)
That's just the way it is (That's just the way it is, the way it is)Things'll never be the same(Never be the same, yeah, yeah, yeah, aww, yeah)That's just the way it is (Way it is)Aww, yeah (Come on, come on)
I see no changes, all I see is racist facesMisplaced hate makes disgrace to racesWe under, I wonder what it takes to make thisOne better place, let's erase the wastedTake the evil out the people, they'll be actin' right'Cause both black and white are smokin' crack tonightAnd the only time we chill is when we kill each other (Kill each other)It takes skill to be real, time to heal each otherAnd although it seems heaven-sentWe ain't ready to see a black president, uh (Oh-ooh)It ain't a secret, don't conceal the factThe penitentiary's packed and it's filled with blacksBut some things will never change (Never Change)Try to show another way, but you stayin' in the dope game (Ooh)Now tell me, what's a mother to do?Bein' real don't appeal to the brother in you (Yeah)You gotta operate the easy way"I made a G today, " but you made it in a sleazy waySellin' crack to the kids (Oh-oh), "I gotta get paid" (Oh)Well hey, well that's the way it is
That's just the way it is (Changes)Things'll never be the sameThat's just the way it is (That's the way it is, what?)Aww, yeah (Hear me)(Oh my, oh my, come on, come on)That's just the way it is (That's just the way it is, the way it is)Things'll never be the same(Never be the same, yeah, yeah, yeah, aww, yeah)That's just the way it is (Way it is)Aww, yeah (Aww, yeah, aww, yeah)
We gotta make a changeIt's time for us as a people to start makin' some changesLet's change the way we eatLet's change the way we liveAnd let's change the way we treat each otherYou see, the old way wasn't workin'So it's on us to do what we gotta do to survive
And still I see no changes, can't a brother get a little peace?It's war on the streets and the war in the Middle East (Ooh, yeah)Instead of war on povertyThey got a war on drugs so the police can bother meAnd I ain't never did a crime I ain't have to doBut now I'm back with the facts, givin' it back to you (Ooh)Don't let 'em jack you up, back you upCrack you up and pimp-smack you upYou gotta learn to hold your ownThey get jealous when they see you with your mobile phoneBut tell the cops they can't touch thisI don't trust this, when they try to rush, I bust thisThat's the sound of my tool, you say it ain't coolMy mama didn't raise no fool (Oh)And as long as I stay black, I gotta stay strappedAnd I never get to lay back'Cause I always got to worry 'bout the paybackSome buck that I roughed up way backComin' back after all these years"Rat-a-tat-tat-tat-tat, " that's the way it is, uh
That's just the way it is (Just the way it is, yeah, yeah, yeah)Things'll never be the same (Yeah)That's just the way it is (The way it is)Aww, yeah (Some things will never change, oh my)(I'm tryna make a change)(You're my brother, you're my sister, yeah)That's just the way it is (The way it is, the way it is)Things'll never be the same (You're my brother, you're my sister)That's just the way it is, aww, yeahSome things will never change

giovedì 3 novembre 2022

Il tempo, Luciano De Crescenzo.

Luciano De Crescenzo. 
      Napoli, 18 agosto 1928 
Napoli, 18 luglio 2019

"Il tempo è un’emozione ed è una grandezza bidimensionale, nel senso che puoi viverlo in lunghezza o in larghezza. Se lo vivi in lunghezza, in modo monotono e sempre uguale, dopo sessant'anni avrai sessant’anni. Se invece lo vivi in larghezza, con alti e bassi, innamorandoti e magari facendo pure qualche sciocchezza, magari dopo sessant’anni, avrai solo trent’anni.

Il problema è che gli uomini studiano come allungare la vita, quando invece dovrebbero studiare come allargarla. 

Vedi, esiste un tempo esterno e un tempo interno. 

Il tempo esterno è quello degli orologi, dei calendari, ed è uguale per tutti. 

Il tempo interno invece, è un fatto personale, nostro. Come il colore degli occhi e dei capelli, ed è diverso da persona a persona. Ecco perché ci sono persone che hanno sessanta, settanta o ottant'anni ed hanno l’impressione di averne venti. La verità è che non è un’impressione. Ne hanno davvero venti".

Luciano De Crescenzo.



sabato 16 luglio 2022

Kitchen, Banana Yoshimoto

Kitchen. Banana Yoshimoto Pag 148 
(Kitchen; Pleniluno (Kitchen 2); Moonlight shadow. 
Prefazione e postfazione di Giorgio Amitrano.
 Universale Economica Feltrinelli



















Nel corso degli anni Novanta, non c'era libreria che non proponesse almeno un libro dell'autrice giapponese Banana Yoshimoto. Le mie amiche leggevano i suoi libri e me li consigliavano, ma non ne ero attratta. Forse è dipeso dal fatto che mi ero avvicinata con difficoltà a Kawabata ed ai suoi  "Racconti in un palmo di mano", senza riuscire ad apprezzarli come invece meritavano. Ero rimasta al di qua della scrittura, e poche esperienze mi risultano più frustranti. 

Sul finire del 2019, ho ripreso i miei rapporti con l'Oriente, quello che ti cattura e non ti lascia più andare. La mia porta d'ingresso è stato Murakami Akuri, e da lì è arrivata anche Banana Yoshimoto, regalatami a Natale. 
Provo gratitudine nei confronti di persone come Giorgio Amitrano, che hanno trasformato la loro esistenza in un ponte di congiunzione fra culture distanti, altrimenti inaccessibili, almeno per me, che non conosco il giapponese. 
Amitrano ha tradotto molti libri di Murakami ed anche della Yoshimoto. Grazie alle sue note, ho potuto conoscere qualcosa in più  sul background culturale che ha permesso la diffusione di questi autori e dei loro testi dalle nostre parti. 

Dovessi scegliere fra i due, direi Murakami, senza esitare, ma oggi vorrei raccontare qualcosa su Banana Yoshimoto, una cameriera, figlia di un celebre critico e poeta nipponico, diventata in men che non si dica, famosa in tutto il mondo. In principio, andava per librerie a sfogliare i suoi libri, incredula all'idea che fossero diventati "un caso", un caso letterario, e come tale, l'avrebbero portata via dal circuito chiuso della cucina e della sala in cui la gente mangia, paga e, più o meno contenta, se ne va. 

Il libro si intitola Kitchen, ovvero "Cucina", e riunisce tre racconti. Kitchen è una storia molto introspettiva, personale, e pone enfasi sulla stanza della casa che, per antonomasia, è dedicata al cibo, al rituale della preparazione dei pasti e simbolicamente, all'anima della famiglia, al punto d'incontro o di distanze fra le persone,  a seconda. 
La famiglia viene qui intesa in senso "allargato", molto aperto. 

Mikage Sakurai, orfana di madre e padre, vive con sua nonna, che muore all'improvviso, lasciando la ragazza completamente sola. Non si è mai pronti alla perdita di qualcuno e per affrontare il lutto, lei si riduce a dormire ai piedi del frigorifero, perché lì si sente meno sola. 
Un giorno suona alla porta un giovane amico di sua nonna, Yichi Tanabe, disposto ad ospitarla a casa sua, con il benestare della madre, Eriko. Anche loro sono una famiglia atipica, ma hanno la bontà di accogliere la ragazza, di includerla nella loro quotidianità, e ciò le permette di superare il dolore della perdita e di prepararsi ad un nuovo trasloco verso nuove "cucine". 

"...Le persone che vogliono farcela da sole, dovrebbero prima di tutto curare qualcosa che cresce. Un bambino, una pianta, che so. Facendolo, si capiscono i propri limiti. E' un punto di partenza." Pag 40 




  

giovedì 2 giugno 2022

Viola Di Grado. Fame blu.

 "... ma capire è un esercizio di freddezza. 

Capire è il contrario della fame. 

E' il contrario del desiderio." Pag 75


Viola Di Grado.

Fame blu. 2022. 

La nave di Teseo, collana Oceani. 

188 pagine divise in 30 capitoli. 

In copertina, Tara Moore. 

Mia personale colonna sonora: Sweet dreams. Marilyn Manson.

Sweet dreams are made of this
Who am I to disagree
I travel the world and the seven seas
Everybody's looking for something

Some of them want to use you
Some of them want to get used by you
Some of them want to abuse you
Some of them want to be abused

Detesto "Divorare libri", perché sento di mancare di rispetto alle fatiche di chi il libro l'ha pensato e realizzato, tuttavia, a volte accade. Non conoscevo l'autrice e non ero sicura che il libro mi sarebbe interessato. Per fortuna non ho assecondato i miei pregiudizi sulle nuove uscite e un po' di altre paturnie immotivate.

Presente "Lost in translation"? 

La sensazione del fuso orario nella testa, la lingua che, da un minuto all'altro non serve che a secernere saliva, giacché concorre alla produzione di suoni che gli altri non capiscono, e viceversa. Babele ha le sue regole, ed hanno a che fare con l'incomunicabilità. Tradurre è il mestiere di chi si mette contro dio, e prova come può, a decomporre la torre, un mattone la volta. Certo, la linguistica ci insegna le angustie che si annidano nella zona invisibile che separa significato /significante di ogni singola parola. Posso dire sedia o indicare la sedia, ed in qualche modo verrò compreso, invece per dire che sto male di un male che non cade sull'appendice o sul fianco, ma in qualche angolo sepolto di anima, come faccio? si soffre di lutto, di strage, di mal di denti o di una banale storta, ma è importante che l'altro capisca. Ancora più  importante, e qui siamo ai limiti del delirio, è che siamo noi a capire cosa ci si è rotto, e quale potrebbe essere il rimedio. 

Quando perdi qualcuno, è più complesso di quando perdi le chiavi, perché perdi una porta che non si aprirà più. Se perdi tuo fratello gemello, quando hai ventisette anni, perdi anche te, così devi ridisegnarti senza di lui, sei costretto a qualche senso di colpa, e potresti fare cose stupide, nocive, cose umane, di quell'umanità meno nobile, di cui non si accenna negli spot pubblicitari, al massimo in alcune poesie di gente come Baudelaire, il mio preferito in materia di onestà che graffia la pelle con dolcezza.

Dalla bocca esce il linguaggio, e per chi lo studia, per chi ci crede, al pari di una religione intransigente, niente è più importante. Tu sei la tua parola, e se non so pronunciarla e capirla, devo trovare il modo. Dalla bocca fuoriescono anche materiali organici meno nobili, la bocca ci occorre per nutrirci, mordere, masticare, quindi digerire. Un mestiere incessante che a volte s'inceppa. 

La medicina e la psicologia, battezzano alla voce "bulimia" il mangiare che riduce l'essere alla masticazione del masticabile, nella speranza di riempire un vuoto che la pienezza di cibo non sa riempire. La Bulimia, come argomento in sé, rischia di annoiare, soprattutto chi non lo conosce. Parlarne in letteratura invece, rende la cosa interessante per tutti. Descrivere il meccanismo, e soffermarsi meno su come si chiama. Suggerire, non definire. Anche questo è linguaggio, ed è sottile. 

Incontrare l'altro, ancora una volta, ci pone davanti ad un bivio. La via dei baci perugina e le frasette, o la via di chi va a farsi male. In mezzo c'è una terza dimensione che, di solito, i frequentatori di queste due estremità, non conoscono granché. 

"... l'amore somiglia molto a una tortura o ad una operazione chirurgica… per conto mio, dico che l'unica e suprema voluttà dell'amore sta nella certezza di fare del male - e l'uomo e la donna sanno fin dalla nascita che il male è fonte di ogni voluttà" C. Baudelaire. Razzi.

Ed eccoci alle porte del romanzo. 

"Quando Xu mi morde, quando mi ha tra i denti, nuda e cattiva su di me, io sto bene. Non è una cosa umana ma è accaduta lo stesso, come accadono i tifoni o i terremoti".   

Temevo l'effetto splatter, ma sbagliavo. Alla maniera dei versi poetici, bisogna leggere fra le righe. Come rime, il primo capitolo vede un continuo alternarsi fra la narrazione inerente Ku e l'ambiente, ovvero Shangai, in generale, e nello specifico, e poi ancora ancora Ku ed il passato e presente, e poi Ku carnefice di una vittima che si sacrifica per una sua esigenza. Il tempo trascorso lontano da Roma, le occorre per creare la giusta distanza fra sé e quel che resta della sua famiglia, fra sé ed il fratello morto, e al contempo, usa questo lasso temporale per creare una nuova relazione, autentica battaglia di sessi, con morsi e sangue che cola. Vince chi fugge, come da tradizione. Vince il più forte, come dice la jungla dal tempo dei tempi. Ma più ancora, vince l'esigenza di tornare a galla, infine, e liberarsi dalla colpa di essere sopravvissuti. 







Sono mancato all'affetto dei miei cari. Andrea Vitali.

  "... e certe volte, nella fantasia, mi sembrava di vedere anche da lassù, 

con dentro uno dei miei figli a mandarla avanti, 

sentivo perfino le voci dei clienti che entravano e dicevano. 

Va' che gioiello che t'ha lasciato tuo padre, 

mica tutti c'hanno 'sta fortuna!" Pag 165 






Andrea Vitali. Sono mancato all'affetto dei miei cari. Edizioni Einaudi, stile libero BIG. 2022. 167 pagine. 



 Colonna sonora personale: Fade out lines. The avener. 

We are all plunging straight towards our own decline

Without noticing, we slide down, deeper down

The shadow grows without ever slowing down

We are heading straight into the fade out line

Deeper down.


Ho terminato poche ore fa questo fantastico libro di Andrea Vitali, captato fra mille, in zona Mondadori, ma in principio un che ne può sapere? A cose finite, direi che è diventato una perlina nel mio piccolo paradiso cartaceo. Abbiamo passato pochissimo tempo insieme visto che non riuscivo a smetterla di leggere, e come tutte le più belle cose, è vissuto pochi giorni, come le rose, parafrasando la nota canzone.

Quest'opera non somiglia a ciò che leggo di solito, a riprova del fatto che i binari portano sempre nelle stesse stazioni.

Vitali mi ha portata nella mente di un "serial padre", uno come tantissimi. Ne conosco a decine fatti come lui, e anche tu, sono certa, ma è bello sentirselo raccontare con grazia e leggerezza, rinunciando palesemente all'indagine psicologica, limitandosi allo sguardo ed al punto di vista, quello del padre di famiglia che si è fatto da solo e vuole lasciare ai suoi figli la sola eredità possibile, che è materiale, ferruginosa, faticosa, metodica, oltre che fonte di guadagno sicuro. 
Ma i figli che ne pensano?  
A parte che ogni personaggio viene narrato in funzione delle noie che dà al padre lavoratore costretto a badare a tutto, e quindi la moglie che lo sfinisce a trapano, la figlia che è un'Alice senza meraviglie, l'Alberto è una testa calda che poi la testa la mette a posto, e l'Ercolino, che pensa sempre e solo a mangiare per due ed ai suoi libri, per poi sfociare nel vecchio detto, secondo il quale chi troppo studia, matto diventa. Lui diventa filosofo, e chi non conosce almeno uno che s'è perso lungo le vie della più astratta delle materie umanistiche?  A ciò si aggiunga la necessità genetica della specie, che consiste nel portarsi avanti accoppiandosi ed avendo figli con estranei che il povero Cristo si ritrova in casa con un tot di rogne impreviste, affronti, umiliazioni e truffe e quindi la tragica scoperta, che fa molto Gibran, ovvero che i figli non sono nostri e non possono essere noi perché, molto spesso, non lo vogliono proprio e questo certi padri non possono accettarlo perché è un dato culturale troppo radicato, quello del figlio mio che diventa come dico io e forse deve ancora nascere un padre che, in cuor suo accetti davvero che un figlio sia altro da sé.

Scritto con leggerezza, capace di un affresco su tempi che forse possiamo coniugare al passato prossimo, ha la virtù di far sorridere quasi dimenticando che dietro alle lacrime di quelle persone ci siano vite andate a male. Si ride per lo stesso motivo che ci fa ridere quando qualcuno cade. E' un istinto di sopravvivenza. Ridere del comico, ridere del tragico, ridere e basta. 

Consiglio senza esitazione la lettura di questo bellissimo libro! 

Se ti interessa, ti segnalo tre libri che mi è capitato di leggere: 

Veronica Raimo. Niente di vero.

Marco Missiroli. Atti osceni in luogo privato.

Peter Cameron. Coral Glynn.