L'articolo è del 21 gennaio 2012. Il giornale: "La Repubblica delle donne" e, come sempre, il filosofo risponde a lettere inviategli dai lettori sui più diversi argomenti.
Mi colpisce l'ironia, il paradosso, l'arretratezza culturale alla quale sembra destinata una parte consistente di umanità, e un malcelato "già sentito" che invade tutta la lettera, una bella lettera, che merita di essere letta anche da chi questa settimana non s'imbatterà nella rivista su cui è stata pubblicata.
"L'assessore romano alla scuola, Laura Marisilio, in visita a una scuola elementare, ha dichiarato che i bambini nati in Italia da genitori stranieri, non sono realmente italiani.
A me, sinceramente, è salita un attimo di ansia identitaria. Un genitore italiano basta per essere italiana? Qui c'è poco da scherzare. Qui si parla di me, della mia appartenenza. Perché non solo mio padre non è italiano, ma io non sono neppure nata in Italia. Però ci ho vissuto 20 anni. Vale? Quanti punti ho nella scala da 1 a 100 dell'italianità pura? L'assessore Marsilio dice che i figli di stranieri in Italia sono stranieri. Mi sono guardata allo specchio e ho pensato, oddio, parlava di me? Poi, però ho tirato un sospiro di sollievo. Io non sono di origine straniera straniera. Io sono solo un pochino straniera perché mio padre non è uno "Straniero" ma "straniero", un gioco di maiuscole e minuscole che può cambiare tutta una vita.
A me, sinceramente, è salita un attimo di ansia identitaria. Un genitore italiano basta per essere italiana? Qui c'è poco da scherzare. Qui si parla di me, della mia appartenenza. Perché non solo mio padre non è italiano, ma io non sono neppure nata in Italia. Però ci ho vissuto 20 anni. Vale? Quanti punti ho nella scala da 1 a 100 dell'italianità pura? L'assessore Marsilio dice che i figli di stranieri in Italia sono stranieri. Mi sono guardata allo specchio e ho pensato, oddio, parlava di me? Poi, però ho tirato un sospiro di sollievo. Io non sono di origine straniera straniera. Io sono solo un pochino straniera perché mio padre non è uno "Straniero" ma "straniero", un gioco di maiuscole e minuscole che può cambiare tutta una vita.
Del resto l'Inghilterra non è veramente "straniera". A me a scuola nessuno poneva domande esotiche e favolose sulle mie origini, e a parte qualche domanda d'aiuto durante i compiti in classe l'inglese, la mia origine straniera era ignorata. Come si misura l'italianità? "Dall' aria che si respira in casa", rispondono sia la Marsilio che la Preside della scuola elementare. Ed ecco che scattano di nuovo in me dubbi d'appartenenza. Come si misura l'aria che si respira a casa? L'aria marocchina respirata in casa da bambini figli di marocchini "inquina" l'aria italiana che i bambini respirano più dell'aria inglese? I miei genitori mi hanno portato in Italia quando avevo tre settimane. Secondo le leggi astratte delle appartenenze, un bimbo con genitori marocchini portato in Italia a tre settimane d'età è marocchino, e quando e se torna in Marocco d'estate, torna "al suo paese". Questo, a rigor di logica, dovrebbe valere anche per me. Mi confondo sempre quando si utilizza la parola cultura. Cosa si intende per "Cultura italiana?"
Cantare l'inno? Andare in chiesa? Parlare Italiano? Pagare le tasse? Non pagarle? Avere la madre casalinga? Avere la madre lavoratrice? Essere cattolici o almeno cristiani o, a seconda del momento storico, pure ebrei o pure atei, ma comunque non mussulmani? Essere italiani vuol dire non essere mussulmani? Mi aiuti a capire."
Alice E. - Roma.
Umberto Galimberti. umbertogalimberti@repubblica.it |
Il filosofo Galimberti, risponde con un sottotitolo-auspicio preso a prestito da Charles Baudelaire: "La tua patria? Ignoro sotto quale latitudine essa sia situata", poi sottolinea che questo atteggiamento ricalca un modo di pensare molto diffuso in Italia:
"Fra italiani che sono tali perché nati da genitori italiani, in terra italica, non per merito o scelta, ma per puro caso ed evento di natura..."
"Fra italiani che sono tali perché nati da genitori italiani, in terra italica, non per merito o scelta, ma per puro caso ed evento di natura..."
Che altro... in quanto figlia di un padre inglese, la ragazza è straniera con la esse minuscola. Viceversa, se fosse cingalese, diverrebbe una Straniera, perché per chi proviene da nazioni ricche è tutto innegabilmente più semplice. Tuttavia, procede Galimberti "Sia lei che il cingalese dovete fare i conti con la condizione tipica di ogni straniero che, se si integra fino a rimuovere la propria origine, perde le sue radici, se invece ne conserva memoria e fedeltà, in terra straniera è guardato con sospetto. Da questa sofferenza psicologica di cui lo straniero non esce comunque si muova, sono esonerati gli abitanti del luogo, i quali, a questo punto potrebbero dimettere il loro atteggiamento di superiorità e di scarsa tolleranza, che è indice unicamente del loro essere in ritardo col cammino della storia".
L'articolo conclude sottolineando che il mondo sta cambiando, perché è in atto un processo di migrazione globale difficilmente arrestabile, dunque in futuro si sarà sempre più costretti a fare i conti con la "differenza"e "adatto" sarà solo chi si sarà allenato per tempo" dice Galimberti.
Cioè? I bambini che, "se non indottrinati, giocano naturalmente con i loro coetanei di tutti i colori, di tutte le lingue, di tutte le religioni, di tutte le usanze e di tutti i costumi".
A quel punto, nel mondo che verrà "Straniero" sarà chi si ostinerà ad arroccarsi sull'origine dei propri natali e sul sangue dei padri.
La foto è di Joop Lieverse. |