martedì 22 ottobre 2019

Spazi silenti

Passavo da quelle parti quando...

IL PASSETTO. Ancona.
La foto è volgarmente ...mia, il posto è di tutti. 

In città, zona lungomare, c'è una villa di tre piani con giardino che sembra un orto botanico, ma è nascosto agli occhi dei più, causa recinzioni e vegetazione tutta. E' un edificio grande quanto cinquantuno monolocali (per piano), e si estende fin sopra l'alto dei cieli, con tanto di terrazzino dal quale ammirare il porto, quindi il molo e forse anche la Rotonda, semplicemente ruotando il collo di mezzo millimetro. Ad oggi, lo spettacolo se lo godono solo i gabbiani visto che è tutto chiuso da decenni. 
L'assenza è una delle massime prerogative dell'eleganza urbana, soprattutto quella sfarzosa. Altro presupposto della sciccheria (vedi nuova canzone che impazza nelle radio, made in... teenager), sta nel fatto che in quei tremila metri quadri, ci vivano due persone al massimo, o suona volgare. Poi c'è l'Ikea, col suo senso di adattamento estremo. In un posto del genere, ci incastrerebbero ventimila persone, e ci starebbero anche comode per quanto sono geniali! Ora, siccome in città siamo sui quarantamila, mi rendo conto che qualcosa non torna in termini "etici", che strana parola. 
Oggi succede l'impensabile per chi passa da quelle parti. 
Le finestre che danno sulla via, sono lievemente aperte, o dovrei dire, socchiuse, per dare aria ai locali. La cosa non passa inosservata perché, si sarà capito, quel posto si dà arie anche quando è chiuso-sigillato. 

Sbirciando gli interni della ricca eleganza, si può notare una specie di rosa dei venti, fatta coi venti, alla lettera, che si compone nel punto vuoto che sta fra le stanze sontuose e rare, come il vento che ci passa e smuove polvere "nobile", diciamo così. 

Lo spazio, come concetto, è bellissimo da pensare, e se è vuoto, finisce col sembrare ancora più bello. "Spazi voti per menti piene", si diceva una volta. All'Ikea, le menti piene le sistemano in comode scatole antiuomo, eppure necessarie all'uomo moderno, perché non ci sono alternative. 
Verrebbe da farsi due domande sul criterio di ripartizione degli spazi urbani fra gente più o meno abbiente e "degna di abitare", diciamo così. Sarebbe interessante capire perché qualcuno debba campare stipato, o senza stipo, mentre altri si concedono il lusso dell'assenza su suolo pubblico, edificato ed occupato per tenerlo chiuso. La famosa "proprietà privata". Il famoso "benessere". Poi vanno tenuti in considerazione anche i meriti, ovviamente. Chissà quali gesta eroiche per meritarsi una tal dimora! In giro c'è anche gente pagata meno di dieci euro l'ora che viene licenziata via WhatsApp, ma questa è davvero tutt'altra storia. 


In foto, il Passetto di Ancona. 
E' una foto mia, del 2018. Amo questo posto perché somiglia alla mia idea di spazio "sostenibile". Si tratta di un monumento ai caduti, quindi è fatto di sangue versato per la patria, ed è anche un monumento fascista, di marmo bianco eccetera, ma è bello, è senza tetto, è per tutti e dà sul mare. 




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