Giornalista
scrittore
pittore
Virginio Lilli Cosenza 7/02/1907 Zurigo 11/01/1976 |
pieno di sonno.
Vado a letto
la sera,
pieno di veglia.
Il sole mi trova morto,
al mattino,
e faccio il lavoro di Lazzaro
per aprire gli occhi
e guardare il mondo.
Il buio mi trova così vivo,
la sera
che chiudere gli occhi
é come un suicidio
Così va la mia vita,
da mezzo secolo e dieci anni:
una fatica, credimi,
una fatica d'Ercole,
un'altalena
di resurrezioni e suicidi.
Roma ottobre, 1969
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Virgilio Lilli è stato giornalista di testate quali "Il resto del Carlino", "Corriere della Sera", "La Stampa", per citarne alcune. Nel 1972 è stato eletto presidente dell'ordine dei giornalisti, ed è morto a Zurigo nel 1976, quando aveva appena sessantanove anni.
Il ruolo di inviato di guerra è stata forse l'esperienza umana e l'esperienza professionale più importante che gli sia capitato di vivere. Il giornalismo di allora si pretendeva oggettivo, quindi era strettamente legato alla verità, ma come dicono gli inglesi "la prima vittima della guerra è la verità".
La guerra è un concetto indicibile perché non esiste un vero modo di raccontare il cadavere di un bambino, la miseria del mondo, ecco allora che quel male altrui, diventa anche di chi si trova in quei luoghi per raccontare fatti che altri si ritrovano a vivere. A Lilli capita di sentire che le sue parole siano inutili eppure fondamentali, e le emozioni vissute al fronte, le trasforma in versi in cui l'io ritrova il suo punto di vista, volutamente personale, singolare.
" La pace risiede nel suo non essere immediatamente percepibile" morale... la guerra fa notizia, la pace no.
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