giovedì 29 aprile 2010

Il colore grigio.


Foto di Gilbert Garcin.
Sciarpa, cappotto, guanti ed un sacco di grigio in testa, quindi tutto quel che serve per decidersi a fare due passi fra i beni del consumo, là dove questi si moltiplicano e regalano felicità in cambio di uno scontrino, il centro commerciale.
Più che comprare, si tratta di perdere quanto più tempo possibile a guardare oggetti, dalla pasta per dentiere alla pasta Barilla, utile-inutile, bello-brutto, piccolo-grande, costoso-gratis. Terra di nessuno e luogo comune, facile quindi incontrare persone, anche quelle che vorresti tanto non aver mai conosciuto.

La vedi avvicinarsi veloce, vorresti nasconderti dietro ai dentifrici ma lei è più rapida, ti sta quasi addosso... “Ciaooooo…” dice con sorriso pieno di denti e un abbraccio tutto Dolce e Gabbana. “come stai? E un po’ che non ci si vede” …
Bene… bene, tu?. ” cerchi di sembrare decente, normale per lo meno, ma non sei credibile, il “bene” è tutt'altro. Occhi gonfi, capelli incolti, maglia che affronta con dignità la sua quarta stagione e soprattutto, stona l’effetto patetico di un sorriso fatto di sola circostanza.
L’altra non si accorge di nulla e ti prende alla lettera, come sempre. Anni di profonda stima non si cancellano per l’ innocua bugia di un momento. Lo fa spesso, è un po’ la sua politica, fidarsi delle parole.

È il tipo che dovendo scegliere, si racconta piuttosto che ascoltare. Approfitta infatti dell’ incontro per buttare su due chiacchiere monologate. Valanghe di fatti suoi recitati in tono squillante di autostima che ti si attacca alle orecchie, ai capelli, alle spalle addirittura. Il gatto… il marito … è tanto stressata “non puoi capire”, non ha un attimo per sé.

-Certo che no- Pensi.
Tu di tempo ne hai tantissimo. Ore, minuti, secondi anche...  tanto che alle prime luci del giorno trovi che la sera rappresenti un futuro troppo lontano per starci anche solo a pensare. Le amiche non riesce a sentirle come vorrebbe. Suona falso, ma ricambi la cortesia e ti fidi di lei.
I suoi capelli profumano di parrucchiere, indossa scarpe che fanno pandan con la giacca, con la borsa e pure con Cristo in cielo. Anche il trucco è tutt’altro che casuale. Tutto sommato non è così a corto di tempo, solo che le serve tutto per sé.

–Se bella vuoi apparire-
Suoneria d’impatto new age che illumina un telefonino very last generation incastrato nella tasca “a vista” della borsa tutta griffata di lei che risponde e fa un segno col braccio tipo –aspetta, faccio in fretta- È la sorella … “sono con un’ amica che non vedo da tanto… ti richiamo…” 
Sei inconsolabile, ma confidi nella legge della logorrea, che come una corrente arriva dal niente, sfascia quel che trova e si svuota all’improvviso, tant’è che, detto quel che c’era da dire…: “…ti lascio, che se non mi muovo chi lo sente mio marito!” Vai via anche tu, o chi la sente la tua testa!

Attraversi il parcheggio a forma di Babele e rischi di perderti nell' alveare di utilitarie grigie e non solo, che nascondono da qualche parte la tua macchina nera. Non è ancora notte ma non si può dire che sia ancora giorno. Due nuvole appena, il resto è blu con qualche linea di rosso, stile Gaugin –kind of magic-

In città c’è un mercatino freak che è tutta un' accozzaglia di colori, forme ruvide e ben definite. Decidi di farci un salto per il puro piacere dei sensi. In una bancarella trovi olii, Batik, dipinti originali fatti dal tipo che li vende che per l’occasione indossa un metro quadrato di capelli rasta ed un gran bel sorriso stampato in faccia. Ti parla con confidenza e simpatia, come fosse vita. Ti parla in inglese e realizzi prima di subito di essere a corto di lingue straniere, fra le tante cose. Ti manca ogni parola, un soggetto su tre resta non detto, troppi verbi andati a male e addio il piacere del colloquio interculturale. Drammatico vuoto contenutistico. Vorresti chiedergli se il giallo lo ha dato sul fondo scuro o se viceversa ha dato prima il chiaro e poi ha scurito, ma con tutta la lingua di cui disponi oggi, una frase così somiglierebbe a un attacco epilettico, così cambi discorso e la butti sul personale. Lui di più. “Niente ragazzo… niente marito… niente?” dice incredulo.  Ride anche più di prima. Chiede il tuo numero di telefono incurante dei tuoi capelli, della tua maglia e di tutto il resto.
Per onestà, avverti di essere una persona da poco. Lui dice che forse hai bisogno di essere ri-energizzata. Pare alluda al sesso. E’ ora di andare, dici, e te ne vai prima che tutto degeneri, sarebbe stupido licenziare anni di esercizio all’apatia ormonale per qualche secondo di banale istinto animale. Strada facendo però, non sai reprimere una malsana agitazione nata dal nulla. Implodi come fossi in guerra: tu nemico, tu alleato. Persino il grigio della tua materia grigia è a disagio in mezzo al caos dei sensi che si è testé scatenato. Il sesso, maledetto sesso fatto di sensi, di odori, di tatto, di occhi. Ormoni! Quando ti sembra che siano morti, ecco che tornano più arroganti di prima.

A un passo dal parcheggio, non trovi le chiavi e quasi cadi dentro la borsa per andarle a cercare. E’ pieno di gente in giro, non c’è un solo grammo di pavimento per camminare in santa pace, almeno così ti sembra. Chi ti vede passare d’altronde, deve trovarti strana con quel sorriso sulle labbra mentre frughi nella borsa.



Luisa

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