"Qualcosa che più ce n'è meglio è" cantava DariO BaldamBemBO il
visionario, in una canzone che, a sua insaputa,
anticipava di qualche decennio la trovata miliardaria di Mark Zuckemberg, il
tizio con la faccia lievemente da beota (allego foto testimonianza) che, nevertheless, ha
ideato la macchina da soldi a tutti nota come: Facebook. Ovvero
Fb, o Face, o Faccia libro o come vi pare. In questo social, succedono tante di
quelle cose, che è difficile riassumerle in due righe.
Diciamo solo che passando per la tastiera, farsi nuovi amici è davvero
facile. Sebbene, pensandoci un attimo, perderli è persino più
semplice! Ma non bisogna disperare perché è come avere un serbatoio
umano sempre aperto, basta cliccare su una nuova foto e la
festa, se uno vuole, ricomincia dal principio, fra un brindisi
per ritrovate affinità e il disappunto per prossime, inevitabili e
definitive incomprensioni.
Tornando all'amicizia A.F. (Avanti Facebook... per il post
cristianesimo che vive in alcuni di noi, è un'utile unità di misura) Ci sarebbe
pure la versione romantico-utopica di Riccardo Cocciante, secondo il quale, se
serve "Un amico prende anche le botte, e poi te le ridà". Come no!!
Esistono sul "mercato" abusi linguistici che finiscono
con lo stravolgere del tutto il senso originario di una parola. Parlo
evidentemente di Maria de Filippi e dei suoi "Amici". Il titolo è
solo un ripiego. La trasmissione nasceva infatti come: "Saranno famosi" ma i
produttori del noto e datato serial americano "Fame" hanno reclamato i diritti
d'autore, ragion per cui, la nostra si è affrettata
a cambiare titolo. Ne aveva in mente uno perfetto, ma per
evitare che s'inferocisse pure Ridley Scott ha dovuto rinunciare -non senza dispiacere- a: "Il
gladiatore -Vivere o morire" Si perché in quella trasmissione bisogna essere
leoni o pecore. Il più debole è massacrato e il più forte massacra con la voce
e piange con gli occhi, e lo fa per ogni motivo possibile! Se perde,
se vince, se è felice, se è triste, se insulta e/o se è insultato. Piange
pure il più debole in verità ma per lo meno, forse quello ha un
motivo. No, non ce l'ha, ma fa audience, oltre che sfogo personale, nutrimento
del Narciso che vive in tutti noi e danni collaterali di varia natura!!
Ho altri esempi in testa, ma sarebbe
noioso elencarli tutti, così arrivo al dunque. Un anno fa una persona mi ha
chiesto via mail :
"Ma quest'amicizia, alla fine... che
cos'è? ".
Era quasi indispettita a dire il
vero. Non pensavo parlasse di noi. Pensavo che la domanda fosse
da intendersi in generale. Ci ho riflettuto molto prima di
rispondere. Volevo evitare l'effetto Bacio Perugina, ovvero: "Sono
banale e cario i denti."
La risposta alla fine, anche in
memoria delle mie non proprio riuscitissime esperienze
umane è stata"La volontà".
Ai miei occhi l'amicizia è il prodotto
alterato dell'immortale romanticismo, quindi è facile che il cervello si faccia
idee sbagliate in proposito. Procedendo come farebbe uno scultore... Che
cosa l'amicizia non è?
Non è una vocazione
Non è un colpo di fulmine
Non è obbligo di frequenza
Quindi?
Partendo da punti di vista non troppo
dissimili, ci s'intreccia agli interessi di quell'altro, tenendo
a mente i propri limiti (e quelli dell'altro) - per evitare la delusione
romantica alla fine del capitolo.
Le parole esatte non le ricordo, e non
andrò a rileggere tutto l'incartamento per ritrovarle, anche perché, alla fine
la pregiatissima amicizia in questione è andata a farsi fottere.
Mentirei se dicessi che non ci sono rimasta malissimamente. In ogni
caso, la conclusione è che aveva ragione a porsi la domanda.
"Ma quest'amicizia, alla fine...
che cos'è?"
Le persone con cui ti senti del tutto a
casa tua, due o tre nel corso della vita, a volte se ne vanno e non ti spiegano
il motivo. Questo basta a farmi capire che è giusto che se ne siano andate e
che non ha senso esserne dispiaciuti. Alcuni ritornano. Rarissimo che
funzioni ancora, che ci sia ancora voglia di perdere tempo a raccontarsi storie su di loro.
Pensando la cosa più in
generale, noto che c'è una differenza considerevole fra chi si
conosce da una vita e da una vita si frequenta, e chi invece s' incontra strada
facendo. Ai primi si tende a perdonare più cose. Di solito vince
l'abitudine del guardarsi in faccia, del parlarsi sempre di tutto,
gossip altrui incluso. Coi secondi si è molto più inclementi. Basta
davvero un niente per avviare le pratiche del "Vaffanculo", e ogni volta è un piccolo dolore, perché ci si mette in discussione, ci si sente
un po' stupidi per il tempo che si è perso dietro la vana causa.
Forse come De André penso che sia comunque
meglio essersi lasciati che non essersi mai incontrati. Lo
penso perché la gente m'insegna qualcosa in più sui meccanismi
che muovono il mondo e sulle mie utopie che non accennano a morire col
passare degli anni.
Non sempre mi piace quello che scopro, di
loro e anche di me. Giuda continuo a trovarlo un personaggio
fra i più spiacevoli, ma non posso smettere di scoprire solo perché non
mi piace l'eventuale finale.
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