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Con questa bella espressione Dario Lombardo ha salutato la sua esistenza. L'ha scritta su Facebook senza sapere che non ci sarebbe stato altro da dire, e mi pare bello che un ragazzo di venticinque anni si senta così. E' successo anche a me. Lo ricordo benissimo. Camminavo a dieci metri da terra, come chi si sente alla vigilia di qualcosa di grande.
Avere 25 anni è stato il meglio che mi potesse capitare se ci ripenso...e si, ci ripenso ogni tanto. Quella spinta in avanti di noi unti dal signore ...degli anelli! Alla ricerca del magico mistero, alla rincorsa del bianconiglio, che magari è un'altra fiaba, ma non cambia poi tanto. Ha detto bene Dario. Lui è stato l'artefice della sua vita, ma non del suo destino, perché quello dipende da chi ti accompagna, dagli eventi naturali ed innaturali che ti accadono attorno, oltre che da te.
Le notizie degli ultimi giorni hanno qualcosa di un bollettino di guerra (...c'è anche lei, la guerra, nei vari TG): Deragliano treni, saltano autobus, le macchine continuano a schiantarsi e ad investire pedoni, ma spesso non si fermano ad offrire soccorso perché tutto il coraggio di costoro viene meno sotto i 190 km/h.
Gli aerei hanno temporaneamente smesso di cadere dal cielo, che io sappia... e fa un caldo boia! (Ho detto "notizie")
Agli occhi di un credente, stragi di questo tipo dovrebbero far comparire nubi di anime che all'unisono lasciano la terra e lievitano verso quel famoso paradiso, è il caso di dirlo, "All'improvviso". Agli occhi di tutti gli altri, solo un senso di vuoto e una pioggia di punti interrogativi.
Si rimane costernati davanti a certe notizie, è normale. Così, succede che fra queste anime, qualcuno ci colpisce in modo particolare, elevandosi suo malgrado, a simbolo del tutto. Ai miei occhi quel simbolo si chiama Dario Lombardo. La bellezza della gioventù ha qualcosa di indecente. Ti passa davanti ogni tanto, e ti ricorda da dove vieni, come un post it... postdatato, come un luogo dove non ti è dato di tornare se non con i ricordi, e un po' di rabbia. Quando muore un ragazzo, è come se Michelangelo, di punto in bianco, lasciasse la cappella Sistina a metà per cause di forza maggiore. Un 'opera incompiuta. Non sapremo mai in cosa quella persona avrebbe contribuito a migliorare il mondo, o a peggiorarlo, o a lasciarlo esattamente come l'ha trovato, limitandosi a vivere il suo tempo, come a grandi linee, proviamo a fare tutti noi "sopravvissuti" al nostro quotidiano moto a luogo, di volta in volta a piedi, in autobus, in treno, in aereo o in nave (Un mezzo singolarmente predisposto all'inchino, si sente dire!)
A noi che restiamo non rimane che:
1_Essere onestamente dispiaciuti per i drammatici eventi che, quasi all'unisono si sono manifestati in Francia, poi Spagna e poi in Italia.
2_ Fare mente locale sull'insieme dei fatti, provare ad immedesimarci con quel banale: " ...E se fosse capitato a me?" E anche: "chi mi dice che non succederà anche a me?"
3_Realizzare che tutto quel che è vita è destinato a finire, non per forza da "vecchi", e pertanto non si può né si deve buttare via... e pertanto non si può né si deve incanalare nella vertiginosa follia del "tutto e ora", ma occorre, è terribilmente necessario scegliersi un ritmo e portargli rispetto evitando di violentarsi per eccesso di azioni o negazioni, occorre trovare il coraggio per scegliersi, per imporsi un tempo, perché il tempo scandisce le note e ordina il caos, ma si consuma e a niente servirà smettere di fumare, darsi a diete presumibilmente "anti cancro", perché se anche fosse, se anche quel cancro non arrivasse mai, il finale sarebbe lo stesso nel lungo periodo. Questo non significa che è saggio lasciarsi andare ad ogni forma di eccesso, solo che dovremmo comportarci un po' meno come confetture che si sigillano nel barattolo nella speranza di durare quanto più tempo possibile.
4_Il punto quattro, infine, che inizia con un "MA" grosso come una casa...
Che senso ha la velocità compulsiva? Quella di cui si ha bisogno... per cosa? Per arrivare prima? Ma dove? Perché? Cosa cambia nell'intero disegno di un'esistenza una qualunque mezz'ora? o anche una quindicina di ore. Cosa cambia arrivare molto prima piuttosto che molto tardi?
5_ Occorre un ritmo, ma anche un criterio. La velocità, quando ci trasforma in trottole, non ha alcun senso. Si arriva comunque andando lenti. Viceversa, e i fatti lo dimostrano... non è affatto detto.
Esprimo a tutti i parenti delle vittime degli ultimi giorni, il mio più sentito cordoglio.
Vorrei confidare in una qualche giustizia a posteriori, ma quale?
non sapevo di questo dario... quando muore un bambino o un giovane resto sempre molto colpito. ultimamente alla morte ci penso spesso, spero non sia un presagio (mi sto toccando). sarà che avendo una famiglia falcidiata da tumori e infarti ho ormai metabolizzato il fatto che difficilmente arriverò a 80 anni. il punto 3 sto cercando di metterlo in pratica da tempo.
RispondiEliminao.
E' perché non guardi i TG! Mi colpisce la bellezza di questo sguardo così puro. Mi dispiace enormemente per lui perché sospetto che avrebbe avuto qualcosa di buono per questo mondo. Anch'io sento che non vivrò fino a quella lontana data, confesso... un po' lo spero. Questa è una società nella quale essere vecchi, non delinquenti, ma vecchi... è considerato reato!
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