Venerdì 1 aprile 2016 si terrà, presso il Teatro "La Fenice", in via Cesare Battisti,19, Senigallia AN, lo spettacolo teatrale "Oh Dio Mio", adattamento della commedia di Anat Goy "Oh my god".
Nb: I biglietti sono acquistabili anche la sera stessa dello spettacolo, al botteghino, dalle ore 17:00!
Oppure si può contattare Morena Belogi, su facebook/ cell: 348 703900
Regia ed aiuto regia: Diego Ciarloni ed Ilaria Verdini.
Inizio dello spettacolo: ore 21:00.
Costo del biglietto: 10 euro.
Cerchiamo di esserci!
Ognuno di noi ha
almeno un altro
nome da
dare
alla
speranza.
Gli incassi della serata saranno devoluti alla ONLUS "GOFAR" al fine di promuovere una raccolta fondi per studi di ricerca scientifica sull'Atassia di Friedreich, malattia degenerativa progressiva del sistema nervoso che provoca atassia, cioè mancanza di coordinazione dei movimenti. Essa compare in genere durante l'infanzia o l'adolescenza, ma talvolta si presenta anche in età adulta.
Al momento non esistono cure per la malattia, ma si stanno effettuando degli studi su una molecola specifica per una cura che ha avuto successo sui topi, e va sperimentata sull'uomo. Si tratta della prima sperimentazione mondiale, e verrà realizzata a Torino.
-in fondo al post troverete dei link di riferimento-
Il luogo delle meraviglie.
La nostra Fenice a Senigallia, l'ho sempre vissuta come "il" luogo delle meraviglie, ed è anche un luogo democratico per antonomasia, perché se è vero che dopo il terremoto lo stabile è stato ricostruito senza palchetti, ori e strutture aristocratiche bellissime all'occhio, è ancora più vero che siamo passati ad una dimensione in cui ciò che si impone alla visione del pubblico in sala, è uno spazio sostanzialmente neutro che predispone la mente a prendere le distanze dalla realtà, se non proprio a perdersi in qualche fantasticheria. Intanto le luci si abbassano, e sul palco succede qualcosa. lo spettatore a quel punto è comodo abbastanza da potersi concentrare sull'opera che sta andando in scena, senza distrazioni, e se mai fossi un'artista, lo apprezzerei.
Un luogo democratico, dicevo, perché lo spazio che separa il più facoltoso da quello che si arrabatta per campare, non è siderale, né circolare, e nemmeno perpendicolare; tutti hanno diritto alla stessa identica poltrona, e non occorre, a meno che lo si desideri, creare un contatto quasi carnale con lo sconosciuto della seduta accanto, vedi palchetto tradizionale, nella speranza di intravedere almeno il lembo della camicia di quel povero e splendido attore, laggiù, che recita per la sua platea, e per i privilegiati che gli stanno di fronte, laddove quelli ai lati... si arrangino pure fra crampi alla schiena, pose da contorsionisti, e un costante senso di nevrosi malcelata che presto si traduce in un generico "Ma quando finisce?"
Per dirla tutta, sto riportando sensazioni sperimentate di recente oltre che in passato, ma le avevo dimenticate. Mi è piaciuto contemplare i pulviscoli di polvere nell'aria che sembrava ferma da secoli. Ho amato l'atmosfera che precedeva lo spettacolo, perché c'erano tante cose belle da guardare: Gli affreschi, il lampadario enorme, le statue, l'arricciatura delle tende rosso fuoco e relativi enigmi su quanti acari una roba del genere possa contenere, e poi un pezzo di palco quello di destra che, neanche a dirlo, era la parte opposta rispetto a dove il mio eroe si sarebbe seduto per dire la sua su Céline, ma questo è divagare... si, perché dovrei parlare anche delle due donne che avevo vicino, e delle volte in cui ci siamo sfiorate pur di vedere pezzi alternati di uno spettacolo che ci ha lasciate meno che spettatrici, con un senso di incompiuto addosso. Alla Fenice non sarebbe successo, ho pensato, ed era un pensiero razionale e giusto. Alla Fenice non esistono nemmeno gli "impiccati" del loggione, appesi al muretto, a testa in giù, fra vertigini e mal di schiena, poveracci! Da noi le poltrone, ribadisco, sono identiche per tutti, servono solo una vista e un udito più allenati. Insomma, è da un po' che volevo dirlo a pieni polmoni: Amo La Fenice.
Il simbolo che rappresenta il teatro poi, è la figure simbolica più bella che mi venga in mente. Rinascere dalle proprie ceneri e poi volare è l'altro nome della speranza, che è l'opposto della competizione, perché conserva qualcosa di ostinatamente umano, e per questo, non fosse che per questo, dovremmo custodire con più attenzione la Fenice che riposa in tutti noi quando ci sentiamo persi, addormentati, spacciati, praticamente perduti, ma anche quando siamo in volo, affinché ci sia chiaro che volare è un privilegio.
L'altro nome della speranza.
...dicevamo, la Fenice, Phoenix, che si pronuncia /ˈfiː.nɪks/ o l'Araba Fenice o come ci pare. Il punto è che esistono felici coniugazioni fra il mestiere di risorgere, quello di volare, e ciò che succede su alcuni palcoscenici. Ognuno di noi ha almeno un altro nome da dare alla speranza, e il teatro spesso, ci manda a casa con lo stomaco pieno di farfalle, con la sensazione che grandi cose siano ancora possibili, non solo da parte degli altri, ma anche e soprattutto da parte nostra.
Domani sera, alle 21:00, sarò al teatro La Fenice dopo tanto tempo. Andrò a vedere un'opera che viene da molto lontano. Nasce infatti in Israele, la terra di Ari Folman, che di recente ho molto amato col suo "Valzer con Bashir". La terra delle mille contraddizioni, di quelle che hanno a che fare col nostro lato oscuro e con la precarietà di ogni illusione di semplificare la nostra natura. Una terra affascinante.
"Oh my god" è una commedia di un atto, scritta da Anat Goy, ed è stata presentata sulle scene a Tel Aviv nel 2010, due anni prima della sua morte, quando aveva solo 56 anni.
Anat Goy, drammaturga ed autrice televisiva, è stata in vita un'attivista, pacifista, che si è battuta per la parità dei diritti per i cittadini arabi di Israele e per una pacifica relazione coi paesi vicini. (ognuno d noi ha almeno un altro nome da dare alla speranza).
Anat Gov Nata a Tiberiades -Israele- il 13 dicembre 1953 Morta a Tel Aviv -Israele- il 9 dicembre 2012. |
Dal ping pong di informazioni che passano dal paziente al suo analista, sono nate nel tempo tantissime opere televisive, ed anche, come in questo caso, teatrali.
Qualcuno anni fa mi ha detto di pensare allo psicologo come ad un prete della modernità, perché deve subirsi le paranoie di tutti, e invece della questua e le libere offerte, propone un tariffario preciso. Quanto alla privacy, entrambi ne sono vincolati.
Mi era parsa una chiave di lettura non del tutto assurda. In quest'opera, curiosamente, vediamo la coesistenza del rimedio "antico" della fede, passando per l'altissimo in persona, e di quello moderno della psicologia. Per sapere come andrà a finire, fra sorrisi e riflessioni ... a teatro!
Qualcuno anni fa mi ha detto di pensare allo psicologo come ad un prete della modernità, perché deve subirsi le paranoie di tutti, e invece della questua e le libere offerte, propone un tariffario preciso. Quanto alla privacy, entrambi ne sono vincolati.
Mi era parsa una chiave di lettura non del tutto assurda. In quest'opera, curiosamente, vediamo la coesistenza del rimedio "antico" della fede, passando per l'altissimo in persona, e di quello moderno della psicologia. Per sapere come andrà a finire, fra sorrisi e riflessioni ... a teatro!
Regista ed interprete: Diego Ciarloni
Aiuto regista ed interprete: Ilaria Verdini .
Interpreti: Simona Paolelli, Noemi Boncompagni.
Collaborazione tecnica: Angela Ursi, Paola Giovenchi.
Il legame fra gli artisti e l'associazione ONLUS "GOFAR" nasce grazie a Morena Belogi, delegata territoriale alla raccolta fondi nelle Marche.
Guarda il trailer!
"CLAET" è un acronimo che sta per: Centro Lettura Attività Espressive Teatrali, ed il suo nome per esteso è: Teatro Claet, compagnia nata nel 1987 ed attualmente composta da cinque artisti che nella vita esercitano altre professioni e che, tuttavia, considerano il teatro come un'esperienza di umana molto importante, in quanto mezzo di ricerca artistica e personale. Si tratta ad oggi, di un'organizzazione no profit, anche se in futuro le cose potrebbero cambiare.
Diego Ciarloni, organizzatore, regista, attore, si avvia alla carriera teatrale nel 1993 e già dal 1999 raggiunge i primi riconoscimenti per il suo operato artistico. Ottiene grande successo di critica e di pubblico con "Xanax", spettacolo teatrale che rappresenta anche il punto d'incontro con l'associazione ONLUS GOFAR, per tramite di Morena Belogi, che nel 2008 aveva osservato la compagnia all'opera dal pubblico a Chiaravalle, trovandola interessante, e così ha contattato gli artisti per chiedergli di collaborare a questa raccolta fondi. Gli artisti hanno accettato, e nel 2012 lo spettacolo "Xanax" è stato presentato presso il teatro la Fenice di Senigallia, quindi "Oh Dio mio" è la seconda prova che li accomuna.
Consiglio di guardare il trailer per capire che "amatoriale" non vuol dire "di fortuna".
Qualche link:
ASSOCIAZIONE ONLUS GOFAR: Qui troverete una quantità di informazioni utili sulla ONLUS di riferimento, sulla atassia di Friedreich.
TELETHON: Qui troverete, come sopra, delle specificazioni sulla malattia, ed eventuali possibilità di contribuire.
TEATRO CLAET (Centro Lettura e Attività Espressive Teatrali) gruppo teatrale amatoriale di Ancona.
LINK A TEATRO LA FENICE.
Per ulteriori INFO:
Teatro la Fenice: 071 7930842
MAIL: infofenicesenigallia@it
MORENA BELOGI 348 703900
MAIL: morenabelogi@me.com
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