sabato 3 maggio 2025

Beje tour 2025. Le Bollicine, Vasco Rossi tribute Band.

Cosa sai della gioia? 

Io so che non dipende da ciò che possiedo, da come mi vesto e da quante cose faccio all'ora. Della gioia so che mi ac-cade addosso a mia insaputa, è questione di istanti. La sento e capisco che c'è perché smetto di pensare a tutto ciò che mi spaventa. Divento allora il tempo che sto indossando, mi intreccio umanamente con chi mi sta vicino, abbasso il tasso di ostilità e non mi proteggo più perché, in tempo di Pace, spirano i nemici, perdono importanza. Evviva! (... e io sono viva) 

La gioia, quando mi accade, la rivedo nelle foto e la riconosco; ha dei tratti somatici che sono suoi. Io le presto soltanto i connotati. Le persone felici, facci caso, non sono brutte o belle, sono solo felici, e così arrivano a chi le guarda. Diventano persino contagiose, e non servono vaccini, al contrario! Ci si augura una sana pandemia, se il virus è la gioia. 

La gioia è bella finché dura; quando  finisce, la rivuoi. Funziona così. 

Bisogna così tornare sui luoghi del delitto. Nel mio caso, di solito, questi luoghi prevedono un palco, degli strumenti, gente che suona e gente che canta, passando per gente che balla. Dipende dal fatto che, se avessi assecondato la mia natura, io sarei quella cosa lì, ma non lo sono, e quindi mi occorre il sogno vero degli altri per ricordare la mia parte vitale, parzialmente sommersa. 

Il prossimo appuntamento con la gioia è previsto per domani, domenica 4 maggio a Senigallia, per la prima data del Tour estivo al mare per le Bollicine, Vasco Rossi Tribute band. 

Dove? 

lo scorso anno...


Lido Acquapazza, Lungomare Goffredo Mameli, 189. (Tel: 339 543 7467)  

Quando?

Domenica 4 maggio, pranzo e poi concerto, h 16:00, oppure concerto h 16:00. 

Il lido Acquapazza è un posto molto bello, con tanto mare attorno, sabbia sotto ai piedi e  birra da sorseggiare, ma non è obbligatorio! hanno anche altre bevande. Si può fare tutto ciò che si vuole.

Un attimo prima...

Teatro Concordia. Cupramontana. 26/04/2025 

La data Zero si è svolta il 26 aprile 2025, a  Cupramontana, nel fantastico Teatro Concordia. Beato chi c'era! E' stato splendido, come la canzone.  

Ma chi sono queste bollicine? 

Le Bollicine. 26/04/2025 Cupramontana. 

Per chi non lo sapesse, questa band è composta da un bel numero di persone, ovvero:  

  1. Simone Mondati, che si occupa in modo egregio della parte tecnica, dunque luci, montaggi, somontaggi, sbattimenti e coordinazioni tutte.
  2. Mirco Cerioni, che è la voce e l'anima delle "Bollicine", ovvero un progetto nato 22 anni fa, per una scommessa col destino che Simone e Mirco hanno deciso di tentare, su insistenza iniziale di Simone, che noi ringraziamo! Forse non pensavano di arrivare così lontani, ma è bello che ci siano riusciti a questi livelli! 
  3. Daniele Ganzetti, Tastiere. Fa parte del progetto dalla prima ora e, insieme a Mirco, esegue ogni tanto spettacoli di Voce e Tastiere. (sul sito ufficiale, di cui lascio riferimento a fine post, troverai le varie date) 
  4. Anna Greta Giannotti, Chitarra elettrica. Anche detta la First lady delle bollicine. Greta è una ragazza di grande talento, che ha suonato con artiste del calibro di Giorgia. 
  5. Andrea Giovannetti, chitarra elettrica storica della band. Dire che è "bravo" è  riduttivo. 
  6. Matteo Venanzi, basso & allegria. Raramente ho incontrato persone così giocose e simpatiche su un palco e nella vita. Tanta stima e simpatia :-) 
  7. Mattia Principi, Batteria portentosa. ultimo ad arrivare nel gruppo, è nato la notte in cui le bollicine venivano al mondo, tipo un destino, di cui siamo tutti molto felici. 
  8. Nicole Vestuto, corista, aggiuntasi quest'anno. ragazza di grande talento, di grande bellezza e di grande umiltà, con un bel curriculum, nonostante la giovane età! in bocca al lupo! 


Ci tengo a "Fare i nomi", ad indicare le persone, perché so quanto siamo distratti nelle nostre quotidianità rispetto al "Making off". Ci sembra spesso tutto facile ed immediato, invece fra questi nomi ci sono ben 22 anni di "mestiere", di situazioni più o meno facili, di intoppi amministrativi, di problemi tecnici, di Performances che, immagino, a volte siano andate bene, altre volte meno, e poi la magia della data Zero, a Cupramontana, dove tutta questa gavetta si è condensata in uno spettacolo perfetto ed emozionante, frutto di un lungo inverno di studio e programmazione. 

Che scaletta scegliere? Con che criterio? Non lo so, ma so cosa ho sentito. 

Cosa succede in città? 

"Siamo noi, siamo noi quelli più stanchi, siamo noi siamo noi che dovremmo andare avanti". 

E' musica? Politica? Attualità? oppure è soltanto una canzone? Chi lo sa? 

"Cosa succede in città? C'è qualche cosa si, qualcosa che non va". 

Sono solo canzoni, sento dire in giro, ma le canzoni hanno il potere di ricordarci chi siamo e come siamo messi. La società attuale ed i suoi deliri universali sono costantemente parte dello spettacolo, e lo trovo sensato oltre che necessario. Non so quanto sia "utile", ma so che è necessario. 

Nel mezzo della preparazione del  tour, è capitato un fatto di immensa gravità. 

Benedetta Blasi. Beje. 

Benedetta Blasi, "Beje" si è spenta in un ospedale di Ancona che confina col mare 

E' successo nei primi giorni di gennaio del 2025. Aveva poco più di 20 anni, ed una voglia enorme di vivere. Lei cantava, suonava, ed ascoltava le Bollicine tutte le volte che le era possibile. Era molto legata a Mirco, pertanto, questo evento sconvolgente non poteva essere archiviato a fatto personale. Il Tour è presto diventato "Beje Tour 2025", e così, per tutto il 2025, Beje sarà insieme a noi, ovunque le Bollicine si esibiranno. 

Mariangela Gianangeli. Beje Tour 2025. Cupramontana. 

A Cupramontana, Milena Gianangeli, che è la mamma di Beje, ci ha regalato una lezione di coraggio e forza che difficilmente dimenticheremo. Lei è salita sul palco ed ha suonato il flauto davanti ad un teatro pieno, sfidando il nodo alla gola, ed è stato quanto di più Umano mi sia successo da anni. 

Quello che ci succede non dipende quasi mai da noi, ma il modo in cui decidiamo di reagire fa la differenza in modi che spesso non riusciamo a concepire. Io credo moltissimo nel potere della "Porta aperta", o anche del "Muro rotto", del Ponte, di ciò che crea connessione piuttosto che astio, dolore gratuito e sofferenza cieca, ma non è sempre facile, non sempre è possibile. Milena l'ha fatto. 

Ciò che segue, potrebbe sembrare una forzatura, ma non lo è. 

Il suo esempio ci parla di guerra in Ucraina, di morti in Palestina ed ovunque la gente si ammazzi, perché contiene il valore alto della "resa". Lei ha testimoniato la "Resistenza" ai fatti grandi, ci invita, senza alcuna pretesa ad un nuovo punto di vista sulle cose.  

Chi non conosce figli e genitori che si scannano ogni giorno per ragioni francamente futili ma anche violente? ovvero tentativi di imporre confini, modi di essere e chissà quanto altro. 

 Beje non c'è più, e quella madre, insieme alla sua famiglia, hanno fatto ponte col passato, tenendolo in vita, senza vittimismo, senza recriminare nulla. 

Non accusano la sanità per eventuali mancanze, ma ringraziano per tutto ciò che hanno ricevuto. 

Non reclamano vittimismo per l'ingiustizia subita, ma ricordano che la vita comincia e finisce per tutti, ciò che conta è ciò che ne facciamo nel mezzo, fra la prima e l'ultima parentesi. Fare piuttosto che Parlare di fare. Esserci ogni volta che si può. 

Non c'è stato nulla di retorico, nulla di forzato. Tutto è andato esattamente come doveva. Siamo usciti da quello spazio di Concordia con l'impressione di aver partecipato a qualcosa di molto intimo e personale, qualcosa che ha incluso tutti, che un po' ci ha cambiati, in meglio.

Era un concerto. 

Era "Solo" un concerto? 

Risponditi da solo. 

Domenica, al mare, lo spettacolo sarà diverso, per forza di cose, ma lo spirito sarà lo stesso. 

A quanto ne so, Milena potrebbe essere di nuovo presente. 

Io ci sarò, perché devo molto a queste persone che da anni portano gioia nella mia vita per il semplice fatto di esistere e, come dico sempre, va inteso "senza scatto alla risposta". Non esiste obbligo o aspettativa di corrispondenza. E' così e basta. 

Ci andrò perché, in culo ai miei grandiosi e ventennali DCA, io ballerò come una matta, incurante del mio tondo corpo. (e non sarà facile, come forse può sembrare). 

Ci andrò per esercitarmi con la mia costosa Canon che uso a malapena e che mi crea un mezzo imbarazzo, ma adoro averla fra le mani. 

Ci andrò perché esserci è bello, e se anche  una sola persona decidesse di unirsi allo spettacolo dopo aver letto queste parole, io ne sarei molto felice. 

Fra muro e ponte, sceglierò sempre il ponte! tu?! 

Lo scorso anno, al lido Acquapazza. 



L'angolo del link. 

www.lebollicine.it 

Questo è il sito Ufficiale delle Bollicine. Troverai la scritta "sito non sicuro", ma stai tranquillo! è solo un errore tecnico. Il sito è più che sicuro. 

Mirco Cerioni 

Questa è la pagina Facebook di Mirco. 

Le bollicine. 

Qui trovi la pagina dedicata a le Bollicine 

Official Fans club, Le Bollicine. 

Se ti interessano gli artisti, li trovi ugualmente su Facebook e su Instagram. Li trovi digitando i loro nomi! 


Lido Acquapazza 

infine...












mercoledì 23 aprile 2025

Freedom time, Now!

 Non ci sono più i Post di una volta. Ma dove sono finiti? 

Instagram se li è mangiati,  Facebook li ha digeriti e il resto si è messo a scivolare a precipizio, ingoiato (col rutto e tutto) dalla apatica e bulimica "Cultura liquida" della quale, per definizione, non rimane un bel niente. 

Bisogna tornare dove le cose sembravano avere senso, almeno per i diretti interessati. 

Oggi ho sentito i sintomi, e mi è piaciuto moltissimo. Pensavo che per questa vita non sarebbe più capitato.

L'esilio è dannatamente spiacevole, soprattutto se capita a due passi da casa. 

Sto tornando  "a casa", unità di misura retorica fino alla nausea, e anche astratta. Mi sembra di annusare le ansie del salmone mentre si affanna contro mano, preoccupato per la  fame del suo piccolo stomaco e, più ancora, per la fame dell'orso e per la fame insaziabile del bipede vizioso. 

Ovviamente, Blogger è un pezzo di casa mia. 

Mi manca oltre ogni capacità di narrazione, la sensazione di un "Progetto", la cura del tetto, la pulizia quasi maniacale delle mie finestre, che servono a guardare Fuori, ma da dentro, e "dentro" non è una Reggia, non è un condominio, non è neppure lontanamente la vostra idea di casa. Sono solo "Stanze"  e sono letterarie, ormai impolverate. 

Che significa esattamente? 

E' tutta questione di arredi e relative comodità. 


Il tema del giorno? 

Laurynn Hill 


"Freedom, said it's freedoom time now". 

Ascolto per caso una canzone della Divina, incantevole, meravigliosa Lauryn Hill. 

La musica, se sei così fortunato da farti raggiungere da lei, di solito funziona più di tante pasticchine e goccine. 

Facevo cose, pensavo cose quando, dal nulla, è arrivata lei, con quella voce così "sua", e con una semplice chitarra che tiene il ritmo, e che ritmo. Ho sentito, dal nulla, la Libertà, non quella dei film, ma quella mia, preziosa e fondamentale. L'ho sentita fluirmi un attimo nel sangue e questo tipo di sensazioni merita di certo un "Selfy" letterario. 

Dio, se mi è mancata! 

Sono una Freedom-Addicted ma, ancora una volta, non come la sento raccontare in giro, abbruttita da volgarissime esigenze di mercato. "Libero", per me, non significa "solo", significa "Libero". 

Odio i cancelli, Detesto i "cancellieri" e quando, dal nulla, realizzo che la finestra è abbastanza aperta da far passare l'aria, che il sole è abbastanza lento da farmi un saluto prima di passare di là dalla collina, mi accorgo che sto "sentendo" la musica che ascolto e così, un istante come tanti, diventa il piacere dell'istante o, come lo chiamerebbe Joyce, un "moment of being" che si rivela e mi rivela l'intero universo. 

Esserci, qui e ora, ed appartenersi, nonostante tutto e tutti. 

La "Felicità" non la frequento, mi appare un prodotto pubblicitario che ha bisogno di desideri, di mete da raggiungere, di obbiettivi, di scalette, di podi a non finire. 

La Libertà, per quanto mi riguarda, è una sensazione calda come il piumino addosso in pieno inverno, è sentire di appartenersi fin dentro le budella, è sentire che i "Cancellieri", per quanto ci abbiano lavorato, non hanno cancellato un bel niente. 



I belong to myself and it's why I'm in the world. 



Everybody knows that they're guilty
Everybody knows that they've lied
Everybody knows that they're guilty
Resting on their conscious eating their insides


It’s Freedom
Said, it’s Freedom Time now
It’s Freedom
Said it’s Freedom Time now
Time to get free
Oh, give yourselves up now
It’s Freedom...

venerdì 9 dicembre 2022

Paul Auster. Invisibile

 Paul Auster. Invisibile. 2009 

Traduzione di Massimo Bocchiola. 

223 pagine Divise in 4 parti. 

Edizioni Einaudi. 

Paul Auster. Invisibile.
Al  bar Pasquini. Senigallia.
Insieme a me e ai piccioni. 

Personale colonna sonora: Iron Sky. Paolo Nutini. 
We are proud individuals living on the city
But the flames couldn't go much higher
We find gods and religions to
To paint us with salvation
But no one
No nobody
Can give you the power
To rise over love
And over hate
Through this iron sky
That's fast becoming our minds
Over fear and into freedom
...

Invisibile, è ciò che non si vede. Qui è un titolo, e un titolo è per forza parte integrante del testo. 

Cerco l'invisibile in ogni dove, ma ho la noiosa sensazione di vedere tutto ciò che si vede (di quel che c'è, non manca niente...). Mi viene in mente un effetto ottico strano che m'è capitato due volte nella vita e spero mai più. In pratica, dormendo, all'improvviso vedo una luce forte, così apro gli occhi, ed è tutto buio, perché è notte. Li richiudo e vedo ancora la luce, ed è ansia ma anche meraviglia. Cosa sto vedendo esattamente? chi lo decide quanta luce devo avere negli occhi? e la carenza di luce si può rilevare dal sangue al pari della dispotica vitamina D, ugualmente legata alla luce del sole?  Quello che non vedo, invece, è davvero invisibile? o forse ho scelto io di oscurarlo, finché, di notte, senza senso e motivo, mi si accende sotto le palpebre costringendomi a vedere? 

Il libro, diviso in 4 parti, racconta la storia di Adam Walker, ventenne studente di lettere che si sogna poeta, alle prese con un tragico evento inatteso, che gli mostrerà un lato debole di sé, e lo condannerà ad eterni sensi di colpa. Lo vediamo in America, a Parigi, di nuovo in America, poi a a Londra. Abbandonerà infine la poesia per la giurisprudenza, in cerca di una "giustizia poetica" ed intanto, cercherà di elaborare il lutto della sua adolescenza, cercando di capirla, rivivendola tramite la scrittura, nei suoi tratti salienti, dunque la perdita del fratellino, l'amore eccessivo per la sorella, l'amore sensuale per Margot, una francese conosciuta in un bar col suo uomo, Rudolf Born, ovvero la zona d'ombra più forte del romanzo, il punto verso il quale i personaggi sembrano dover convergere prima o poi. Infine, Cécile, la candidata pedina di una vendetta consumata a metà, un'anima fragile, che finirà col diventare  amica di Adam (amato e non ricambiata) e anche quasi figlia e quasi moglie di Born. 

Da un punto di vista stilistico, è un continuo passarsi le storie per decidere chi debba raccontarle. Chi le ha vissute? chi le ha testimoniate, chi di mestiere le scrive? in quest'ultimo caso, evidentemente, nomi e luoghi dovranno essere camuffati. E' risaputo che la narrazione scritta consente variazioni anche sostanziali alla trama, pur riuscendo a restare in qualche modo fedeli ai fatti. Chi ha detto cosa? chi ha fatto cosa? e perché? Chi e cosa è morto esattamente? 

Cerco tracce d'invisibile, dicevamo... 

Adam Walker, è ben visibile, bello ed inconsapevole, coi suoi vent'anni in tasca, gli studi, la voglia di diventare poeta, che poi si trasforma nella voglia di darsi alle leggi, alla giustizia, qualunque cosa significhi. E' lui il "personaggio principale"? Si direbbe di si, a partire dal fatto che la prima parte del libro è scritta in prima persona, e di suo pugno. Ma è di altri che ci parla. Su tutti, uno strano tipo, Rudolf Born, conosciuto in un locale mentre è con la sua compagna Margot, francese, attratta da  Adam e ricambiata. Rudolf è un tipo misterioso, cinico, uno di cui a stento ci di può fidare, eppure offre ad Adam la concreta possibilità, assegno alla mano, di gestire totalmente una rivista letteraria. Perché lo fa? Rudolf desidera che qualcuno scriva un romanzo sulla sua vita, che qualcuno testimoni il suo passaggio sulla terra.

Born a Walker: "Un giorno finirà per scrivere la mia autobiografia, glie lo assicuro" Pag 12 

Più tardi, farà la stessa richiesta a Cécile, la figlia della sua compagna parigina. 

Cécile: "...Dicevi che stai prendendo appunti per un libro di memorie che vorresti scrivere..." 

Born: "...Esatto, adesso sono quasi pronto ad iniziare, e voglio che tu mi aiuti. Voglio che lo scriviamo noi due insieme" Pag 213 

Forse è lui che teme di scomparire, di diventare invisibile, perso fra le pieghe della sua doppia e tripla vita, priva di autenticità, confinata in un'isoletta sperduta dei Caraibi dove il caldo fonde il cervello e la capacità di pensare, dove non c'è nessuno con cui parlare. 

"Non è l'amore che Born sta cercando, bensì la sicurezza..." Pag 142 osserva Adam quando lo vede a Parigi con la sua compagna, Hélène, aristocratica, molto diversa dalla sensuale ed ombrosa Margot.  Born sembra incapace di legami, e per questo li cerca ovunque, disperatamente, con esiti sempre negativi. 

Ho ascoltato di recente un'intervista che Auster rilascia nel 2017 da casa sua, a Brooklin, e mi trovo molto nel suo modo di vedere le cose, nel procedimento che usa per scrivere. La musicalità del testo è molto importante, così come la decisione di calibrare il numero di parole da usare per descrivere luoghi e situazioni, senza affollare troppo la mente del lettore. Si definisce uno scrittore meticoloso ai massimi livelli, e molto lento. Scrive una pagina al giorno, due pagine è amazing, tre pagine è un miracolo. 

Non avevo mai letto nulla dell'autore, e questo libro mi fu regalato poco dopo la sua uscita, che risale al 2009, uno di quegli anni che ti esplode in faccia ogni volta che cerchi di nominarlo perché c'era troppa roba dentro da smaltire. Se avessi il talento di Auster, scriverei il mio 2009, ma non credo succederà. Intanto ringrazio le mie amiche per questo regalo che mi ha attesa davvero a lungo, ma si è presentato, come fanno gli amici veri, qualunque cosa significhi "amici" e "veri" e mi ha fatto da viatico in una settimana che andava elaborata con le dovute attenzioni, diciamo così. 

Ho terminato la lettura l'otto dicembre 2022, seduta ai tavoli del caffè Pasquini, a Senigallia, e fumando di gran gusto quelle cinque sigarette quasi consecutive in compagnia dei piccioni che ogni tanto si poggiavano sul tavolo per vedere come stessi, vista la lunga permanenza. Sono una fumatrice molto occasionale, nel senso che due, tre volte l'anno, mi va di farlo, così lo faccio senza regole ed è goduria assoluta, poi però mi impongo di rientrare nella più rigida astinenza, perché fumare è un vizio che mi piace, che mi congiunge a mio padre, morto nel 2009, mentre questo libro nasceva, mentre un po' morivo anche io, e mentre andavo a Parigi, come Adam, nel romanzo, in cerca di risposte a domande che ancora aspettano il loro romanzo di formazione. La vita è quella cosa che ti capita mentre cerchi di capire che sta capitando, poi, banalmente, finisce, e non sempre aspetta che tu abbia capito per farlo.

A tal proposito, tornando a casa ho visto un manifesto funebre che mi ha parecchio scossa. Era un signore che avevo visto il giorno prima, proprio in questo bar. Ci incrociamo da vent'anni almeno, senza parlarci, ma riconoscendoci. Ieri era seduto al solito tavolo, col solito caffè e oggi non è potuto venire per motivi di fine vita. Fine della storia. Può una non amicizia fare così tanto baccano? Pare di si. Muove riflessioni. Tipo una postilla alla fine del romanzo, della giornata da finire, dell'annata, anzi, del tutto, oso dire. Un invito alla relatività più smodata. Ho avuto voglia di fumare ancora, ma ormai il mio giorno del vizio smodato è finito. Dovrò aspettare qualche tempo, fato permettendo. 


Allego copia al link circa l'intervista di cui parlavo prima. Per chi volesse.

Iron Sky. Paolo Nutini.


Paul Auster Interview: How I Became a Writer

"Come sono diventato uno scrittore". Paul Auster.
Il video è del 2017, ed è stato girato a casa dello scrittore, a Brooklin.

 

domenica 6 novembre 2022

2Pac. Changes

2Pac
New York, 16 giugno 1971 
Las Vegas, 13 settembre 1996 

Changes 

(Come on, come on)

I see no changes, wake up in the morning and I ask myselfIs life worth livin'? Should I blast myself?I'm tired of bein' poor and, even worse, I'm blackMy stomach hurts so I'm lookin' for a purse to snatchCops give a damn about a negroPull the trigger, kill a nigga, he's a heroGive the crack to the kids, who the hell cares?One less hungry mouth on the welfareFirst ship 'em dope and let 'em deal to brothersGive 'em guns, step back, watch 'em kill each other"It's time to fight back, " that's what Huey saidTwo shots in the dark, now Huey's deadI got love for my brotherBut we can never go nowhere unless we share with each otherWe gotta start makin' changesLearn to see me as a brother instead of two distant strangersAnd that's how it's supposed to beHow can the Devil take a brother if he's close to me? UhI'd love to go back to when we played as kidsBut things change, and that's the way it is
That's just the way it is (Changes)Things'll never be the sameThat's just the way it is (That's the way it is, what?)Aww, yeah-yeah (Hear me)(Oh my, oh my, come on, come on)
That's just the way it is (That's just the way it is, the way it is)Things'll never be the same(Never be the same, yeah, yeah, yeah, aww, yeah)That's just the way it is (Way it is)Aww, yeah (Come on, come on)
I see no changes, all I see is racist facesMisplaced hate makes disgrace to racesWe under, I wonder what it takes to make thisOne better place, let's erase the wastedTake the evil out the people, they'll be actin' right'Cause both black and white are smokin' crack tonightAnd the only time we chill is when we kill each other (Kill each other)It takes skill to be real, time to heal each otherAnd although it seems heaven-sentWe ain't ready to see a black president, uh (Oh-ooh)It ain't a secret, don't conceal the factThe penitentiary's packed and it's filled with blacksBut some things will never change (Never Change)Try to show another way, but you stayin' in the dope game (Ooh)Now tell me, what's a mother to do?Bein' real don't appeal to the brother in you (Yeah)You gotta operate the easy way"I made a G today, " but you made it in a sleazy waySellin' crack to the kids (Oh-oh), "I gotta get paid" (Oh)Well hey, well that's the way it is
That's just the way it is (Changes)Things'll never be the sameThat's just the way it is (That's the way it is, what?)Aww, yeah (Hear me)(Oh my, oh my, come on, come on)That's just the way it is (That's just the way it is, the way it is)Things'll never be the same(Never be the same, yeah, yeah, yeah, aww, yeah)That's just the way it is (Way it is)Aww, yeah (Aww, yeah, aww, yeah)
We gotta make a changeIt's time for us as a people to start makin' some changesLet's change the way we eatLet's change the way we liveAnd let's change the way we treat each otherYou see, the old way wasn't workin'So it's on us to do what we gotta do to survive
And still I see no changes, can't a brother get a little peace?It's war on the streets and the war in the Middle East (Ooh, yeah)Instead of war on povertyThey got a war on drugs so the police can bother meAnd I ain't never did a crime I ain't have to doBut now I'm back with the facts, givin' it back to you (Ooh)Don't let 'em jack you up, back you upCrack you up and pimp-smack you upYou gotta learn to hold your ownThey get jealous when they see you with your mobile phoneBut tell the cops they can't touch thisI don't trust this, when they try to rush, I bust thisThat's the sound of my tool, you say it ain't coolMy mama didn't raise no fool (Oh)And as long as I stay black, I gotta stay strappedAnd I never get to lay back'Cause I always got to worry 'bout the paybackSome buck that I roughed up way backComin' back after all these years"Rat-a-tat-tat-tat-tat, " that's the way it is, uh
That's just the way it is (Just the way it is, yeah, yeah, yeah)Things'll never be the same (Yeah)That's just the way it is (The way it is)Aww, yeah (Some things will never change, oh my)(I'm tryna make a change)(You're my brother, you're my sister, yeah)That's just the way it is (The way it is, the way it is)Things'll never be the same (You're my brother, you're my sister)That's just the way it is, aww, yeahSome things will never change

giovedì 3 novembre 2022

Il tempo, Luciano De Crescenzo.

Luciano De Crescenzo. 
      Napoli, 18 agosto 1928 
Napoli, 18 luglio 2019

"Il tempo è un’emozione ed è una grandezza bidimensionale, nel senso che puoi viverlo in lunghezza o in larghezza. Se lo vivi in lunghezza, in modo monotono e sempre uguale, dopo sessant'anni avrai sessant’anni. Se invece lo vivi in larghezza, con alti e bassi, innamorandoti e magari facendo pure qualche sciocchezza, magari dopo sessant’anni, avrai solo trent’anni.

Il problema è che gli uomini studiano come allungare la vita, quando invece dovrebbero studiare come allargarla. 

Vedi, esiste un tempo esterno e un tempo interno. 

Il tempo esterno è quello degli orologi, dei calendari, ed è uguale per tutti. 

Il tempo interno invece, è un fatto personale, nostro. Come il colore degli occhi e dei capelli, ed è diverso da persona a persona. Ecco perché ci sono persone che hanno sessanta, settanta o ottant'anni ed hanno l’impressione di averne venti. La verità è che non è un’impressione. Ne hanno davvero venti".

Luciano De Crescenzo.



sabato 16 luglio 2022

Kitchen, Banana Yoshimoto

Kitchen. Banana Yoshimoto Pag 148 
(Kitchen; Pleniluno (Kitchen 2); Moonlight shadow. 
Prefazione e postfazione di Giorgio Amitrano.
 Universale Economica Feltrinelli



















Nel corso degli anni Novanta, non c'era libreria che non proponesse almeno un libro dell'autrice giapponese Banana Yoshimoto. Le mie amiche leggevano i suoi libri e me li consigliavano, ma non ne ero attratta. Forse è dipeso dal fatto che mi ero avvicinata con difficoltà a Kawabata ed ai suoi  "Racconti in un palmo di mano", senza riuscire ad apprezzarli come invece meritavano. Ero rimasta al di qua della scrittura, e poche esperienze mi risultano più frustranti. 

Sul finire del 2019, ho ripreso i miei rapporti con l'Oriente, quello che ti cattura e non ti lascia più andare. La mia porta d'ingresso è stato Murakami Akuri, e da lì è arrivata anche Banana Yoshimoto, regalatami a Natale. 
Provo gratitudine nei confronti di persone come Giorgio Amitrano, che hanno trasformato la loro esistenza in un ponte di congiunzione fra culture distanti, altrimenti inaccessibili, almeno per me, che non conosco il giapponese. 
Amitrano ha tradotto molti libri di Murakami ed anche della Yoshimoto. Grazie alle sue note, ho potuto conoscere qualcosa in più  sul background culturale che ha permesso la diffusione di questi autori e dei loro testi dalle nostre parti. 

Dovessi scegliere fra i due, direi Murakami, senza esitare, ma oggi vorrei raccontare qualcosa su Banana Yoshimoto, una cameriera, figlia di un celebre critico e poeta nipponico, diventata in men che non si dica, famosa in tutto il mondo. In principio, andava per librerie a sfogliare i suoi libri, incredula all'idea che fossero diventati "un caso", un caso letterario, e come tale, l'avrebbero portata via dal circuito chiuso della cucina e della sala in cui la gente mangia, paga e, più o meno contenta, se ne va. 

Il libro si intitola Kitchen, ovvero "Cucina", e riunisce tre racconti. Kitchen è una storia molto introspettiva, personale, e pone enfasi sulla stanza della casa che, per antonomasia, è dedicata al cibo, al rituale della preparazione dei pasti e simbolicamente, all'anima della famiglia, al punto d'incontro o di distanze fra le persone,  a seconda. 
La famiglia viene qui intesa in senso "allargato", molto aperto. 

Mikage Sakurai, orfana di madre e padre, vive con sua nonna, che muore all'improvviso, lasciando la ragazza completamente sola. Non si è mai pronti alla perdita di qualcuno e per affrontare il lutto, lei si riduce a dormire ai piedi del frigorifero, perché lì si sente meno sola. 
Un giorno suona alla porta un giovane amico di sua nonna, Yichi Tanabe, disposto ad ospitarla a casa sua, con il benestare della madre, Eriko. Anche loro sono una famiglia atipica, ma hanno la bontà di accogliere la ragazza, di includerla nella loro quotidianità, e ciò le permette di superare il dolore della perdita e di prepararsi ad un nuovo trasloco verso nuove "cucine". 

"...Le persone che vogliono farcela da sole, dovrebbero prima di tutto curare qualcosa che cresce. Un bambino, una pianta, che so. Facendolo, si capiscono i propri limiti. E' un punto di partenza." Pag 40