Un gomitolo rosso. Che c'entra? -Appunto. "Se l'ago è quello giusto, c'entra sempre" |
Ti regalo le rose che non colsi, perché stanno ancora lì, da qualche parte, oppure, quell'oggetto che proprio non ti serve, così ogni volta che i tuoi occhi ci andranno ad inciampare, ti ricorderai che c'è del bello nell'utile, ma è niente rispetto al piacere dell'inutile. Potrei regalarti qualche triliardo di calorie, e dopo potremmo parlarne sul tapis roulant, mentre in agonia, cercheremmo di perdere almeno un grammo dei due chili che la bilancia ci ha regalato per Natale e che, lo sappiamo bene, finiranno col rimanerci accanto, parecchio affezionati.
Ti regalerei un viaggio, anche se francamente...se potessi, lo regalerei prima a me, perché i regali migliori sono quelli che ci facciamo da soli. Chi altri può conoscere il nome esatto della destinazione ambita?
Fra una cosa e l'altra, per questa volta finisce che ti regalo un'assenza di regalo, ma solo perché un giorno, in quei pacchetti messi lì per dovere di reciprocità, per tradizione, per rispetto, per consuetudine... non ho visto traccia di "valore", solo borghesia. Quanto a noi, se siamo così amici da averne almeno la reciproca sensazione... ti regalo la mia presenza, incostante, frammentata e parzialmente incasinata. Spero che ti basti, perché praticamente non ho altro.
Se non ti conosco, e siamo virtualmente uniti solo per simpatia o chissà che, per me fa lo stesso!
Tanti auguri, non di buon Natale, o per l'anno nuovo, in senso lato e dilatato. Che la vita ci sorrida almeno ogni tanto, ma di quei sorrisi sinceri e sentiti, e visto che parlo di gesti da fare con gli occhi e con la bocca, un pensiero pesante come uno scoglio, va all'ultima visione disumana di questo fine anno.
Che vuoi che ti regali?
"Si sono cuciti la bocca per gridare più forte. Per costringere la stampa distratta, i politici presi dalle loro beghe interne, il governo impegnato nella legge di stabilità di ricordarsi di loro: incarcerati in un non-carcere, senza diritti, senza una pena da scontare e quindi anche senza un fine pena, alla ricerca di un futuro e di una speranza. È successo nel CIE di Ponte Galeria vicino a Roma a pochi giorni dal video diffuso dal Tg2 sui trattamenti umilianti e indegni di un paese civile del centro di accoglienza (sic!) di Lampedusa."
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