giovedì 2 giugno 2022

Viola Di Grado. Fame blu.

 "... ma capire è un esercizio di freddezza. 

Capire è il contrario della fame. 

E' il contrario del desiderio." Pag 75


Viola Di Grado.

Fame blu. 2022. 

La nave di Teseo, collana Oceani. 

188 pagine divise in 30 capitoli. 

In copertina, Tara Moore. 

Mia personale colonna sonora: Sweet dreams. Marilyn Manson.

Sweet dreams are made of this
Who am I to disagree
I travel the world and the seven seas
Everybody's looking for something

Some of them want to use you
Some of them want to get used by you
Some of them want to abuse you
Some of them want to be abused

Detesto "Divorare libri", perché sento di mancare di rispetto alle fatiche di chi il libro l'ha pensato e realizzato, tuttavia, a volte accade. Non conoscevo l'autrice e non ero sicura che il libro mi sarebbe interessato. Per fortuna non ho assecondato i miei pregiudizi sulle nuove uscite e un po' di altre paturnie immotivate.

Presente "Lost in translation"? 

La sensazione del fuso orario nella testa, la lingua che, da un minuto all'altro non serve che a secernere saliva, giacché concorre alla produzione di suoni che gli altri non capiscono, e viceversa. Babele ha le sue regole, ed hanno a che fare con l'incomunicabilità. Tradurre è il mestiere di chi si mette contro dio, e prova come può, a decomporre la torre, un mattone la volta. Certo, la linguistica ci insegna le angustie che si annidano nella zona invisibile che separa significato /significante di ogni singola parola. Posso dire sedia o indicare la sedia, ed in qualche modo verrò compreso, invece per dire che sto male di un male che non cade sull'appendice o sul fianco, ma in qualche angolo sepolto di anima, come faccio? si soffre di lutto, di strage, di mal di denti o di una banale storta, ma è importante che l'altro capisca. Ancora più  importante, e qui siamo ai limiti del delirio, è che siamo noi a capire cosa ci si è rotto, e quale potrebbe essere il rimedio. 

Quando perdi qualcuno, è più complesso di quando perdi le chiavi, perché perdi una porta che non si aprirà più. Se perdi tuo fratello gemello, quando hai ventisette anni, perdi anche te, così devi ridisegnarti senza di lui, sei costretto a qualche senso di colpa, e potresti fare cose stupide, nocive, cose umane, di quell'umanità meno nobile, di cui non si accenna negli spot pubblicitari, al massimo in alcune poesie di gente come Baudelaire, il mio preferito in materia di onestà che graffia la pelle con dolcezza.

Dalla bocca esce il linguaggio, e per chi lo studia, per chi ci crede, al pari di una religione intransigente, niente è più importante. Tu sei la tua parola, e se non so pronunciarla e capirla, devo trovare il modo. Dalla bocca fuoriescono anche materiali organici meno nobili, la bocca ci occorre per nutrirci, mordere, masticare, quindi digerire. Un mestiere incessante che a volte s'inceppa. 

La medicina e la psicologia, battezzano alla voce "bulimia" il mangiare che riduce l'essere alla masticazione del masticabile, nella speranza di riempire un vuoto che la pienezza di cibo non sa riempire. La Bulimia, come argomento in sé, rischia di annoiare, soprattutto chi non lo conosce. Parlarne in letteratura invece, rende la cosa interessante per tutti. Descrivere il meccanismo, e soffermarsi meno su come si chiama. Suggerire, non definire. Anche questo è linguaggio, ed è sottile. 

Incontrare l'altro, ancora una volta, ci pone davanti ad un bivio. La via dei baci perugina e le frasette, o la via di chi va a farsi male. In mezzo c'è una terza dimensione che, di solito, i frequentatori di queste due estremità, non conoscono granché. 

"... l'amore somiglia molto a una tortura o ad una operazione chirurgica… per conto mio, dico che l'unica e suprema voluttà dell'amore sta nella certezza di fare del male - e l'uomo e la donna sanno fin dalla nascita che il male è fonte di ogni voluttà" C. Baudelaire. Razzi.

Ed eccoci alle porte del romanzo. 

"Quando Xu mi morde, quando mi ha tra i denti, nuda e cattiva su di me, io sto bene. Non è una cosa umana ma è accaduta lo stesso, come accadono i tifoni o i terremoti".   

Temevo l'effetto splatter, ma sbagliavo. Alla maniera dei versi poetici, bisogna leggere fra le righe. Come rime, il primo capitolo vede un continuo alternarsi fra la narrazione inerente Ku e l'ambiente, ovvero Shangai, in generale, e nello specifico, e poi ancora ancora Ku ed il passato e presente, e poi Ku carnefice di una vittima che si sacrifica per una sua esigenza. Il tempo trascorso lontano da Roma, le occorre per creare la giusta distanza fra sé e quel che resta della sua famiglia, fra sé ed il fratello morto, e al contempo, usa questo lasso temporale per creare una nuova relazione, autentica battaglia di sessi, con morsi e sangue che cola. Vince chi fugge, come da tradizione. Vince il più forte, come dice la jungla dal tempo dei tempi. Ma più ancora, vince l'esigenza di tornare a galla, infine, e liberarsi dalla colpa di essere sopravvissuti. 







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