"...
e certe volte, nella fantasia, mi sembrava di vedere anche da lassù,
con dentro uno dei miei
figli a mandarla avanti,
sentivo perfino le voci dei
clienti che entravano e dicevano.
Va' che gioiello che t'ha
lasciato tuo padre,
mica tutti c'hanno 'sta
fortuna!" Pag 165
Andrea Vitali. Sono mancato all'affetto dei miei cari. Edizioni Einaudi, stile libero BIG. 2022. 167 pagine.
Colonna sonora personale: Fade out lines. The avener.
We are all plunging straight towards our own decline
Without noticing, we slide down, deeper down
The shadow grows without ever slowing down
We are heading straight into the fade out line
Deeper down.
Ho terminato poche ore fa questo fantastico
libro di Andrea Vitali, captato fra mille, in zona Mondadori, ma in principio
un che ne può sapere? A cose finite, direi che è diventato una perlina nel mio
piccolo paradiso cartaceo. Abbiamo passato pochissimo tempo insieme visto che
non riuscivo a smetterla di leggere, e come tutte le più belle cose, è vissuto
pochi giorni, come le rose, parafrasando la nota canzone.
Quest'opera non somiglia a ciò che leggo di solito, a riprova del fatto che i binari portano sempre nelle stesse stazioni.
Vitali mi ha portata nella mente di un "serial padre", uno come tantissimi. Ne conosco a decine fatti come lui, e anche tu, sono certa, ma è bello sentirselo raccontare con grazia e leggerezza, rinunciando palesemente all'indagine psicologica, limitandosi allo sguardo ed al punto di vista, quello del padre di famiglia che si è fatto da solo e vuole lasciare ai suoi figli la sola eredità possibile, che è materiale, ferruginosa, faticosa, metodica, oltre che fonte di guadagno sicuro.
Ma i figli che ne pensano?
A parte che ogni personaggio viene narrato in funzione delle noie che dà al padre lavoratore costretto a badare a tutto, e quindi la moglie che lo sfinisce a trapano, la figlia che è un'Alice senza meraviglie, l'Alberto è una testa calda che poi la testa la mette a posto, e l'Ercolino, che pensa sempre e solo a mangiare per due ed ai suoi libri, per poi sfociare nel vecchio detto, secondo il quale chi troppo studia, matto diventa. Lui diventa filosofo, e chi non conosce almeno uno che s'è perso lungo le vie della più astratta delle materie umanistiche? A ciò si aggiunga la necessità genetica della specie, che consiste nel portarsi avanti accoppiandosi ed avendo figli con estranei che il povero Cristo si ritrova in casa con un tot di rogne impreviste, affronti, umiliazioni e truffe e quindi la tragica scoperta, che fa molto Gibran, ovvero che i figli non sono nostri e non possono essere noi perché, molto spesso, non lo vogliono proprio e questo certi padri non possono accettarlo perché è un dato culturale troppo radicato, quello del figlio mio che diventa come dico io e forse deve ancora nascere un padre che, in cuor suo accetti davvero che un figlio sia altro da sé.
Scritto con leggerezza, capace di un affresco su tempi che forse possiamo coniugare al passato prossimo, ha la virtù di far sorridere quasi dimenticando che dietro alle lacrime di quelle persone ci siano vite andate a male. Si ride per lo stesso motivo che ci fa ridere quando qualcuno cade. E' un istinto di sopravvivenza. Ridere del comico, ridere del tragico, ridere e basta.
Consiglio senza esitazione la lettura di questo bellissimo libro!
Se ti interessa, ti segnalo tre libri che mi è capitato di leggere:
Veronica Raimo. Niente di vero.
Marco Missiroli. Atti osceni in luogo privato.
Peter Cameron. Coral Glynn.
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