Schifo inenarrabile, eppure secondo gli astri io sono uno scorpione, quindi in teoria sono pericolosa quanto questo ridicolo essere naturalmente male abbozzato.
Perché allora mi fa così orrore? Naturalmente Kafka in questa storia non c’entra nulla! Sono solo pensieri sconclusionati. Sembra impossibile parlare di insetti senza che l'ombra del praghese ti prenda alle spalle.
Canzone del giorno, Leaving New York, R.E.M. ovvero: Ar i em, ovvero Rapid Eye Mouvement, ovvero, il sonno che sogna.
Canzone del giorno, Leaving New York, R.E.M. ovvero: Ar i em, ovvero Rapid Eye Mouvement, ovvero, il sonno che sogna.
MICHAEL STAEP. R.E.M. |
L'arte porta fascino laddove la vita -a volte- lo cancella.
Film culto.
Che ne so? Ho il culto del film, ma non credo sia lo stesso.
A. Hitchcock e F. Truffaut. |
Se puoi, non rispondere: Sapore di mare uno, due, tre, perché in questo caso, converrai...te la sei cercata! Se citi Godard, o Antonioni, allora vivi nel mondo dei giusti. Se ti piace Truffaut sei nel classico e non rischi niente, idem per Rossellini, Hitchcock, Welles... se ti piace il cinema giapponese vai fortissimo. Sei un i.n.t.e.l.l.e.t.t.u.a.l.e. Quel po’ che ho visto del cinema giapponese non mi ha lasciato nulla. Non sono intellettuale. (nel frattempo però, ho cambiato idea. E' un mio diritto).
Profumo di luogo … non moto a luogo, ma profumo.
Difficile.
Difficilissimo.
I posti non hanno odori, nel senso che non mi rimangono in memoria, a meno che siano molto spiacevoli o molto gradevoli. Penso allora ad un corpo, alla sua pelle ambrata e morbida; è il luogo più profumato e piacevole che mi capiti di ricordare.Profumo di luogo: Costa D’Avorio.
“Quello che non ho è quel che non mi manca” Cantava De André, ma anche fra quel che si ha, esiste un esubero impressionante di materia. Liberarsi è difficile. Per questo hanno inventato la cultura orientale: per svuotare l’anima. Gli armadi invece, di natura così occidentale, nascono per custodire abiti e cose inutili che conserveremo per sempre, e poi ci sono i salvavita fra i salvavita: Le borse senza fondo. Penso spesso a quella donna che ho incrociato su un marciapiede in Rue Rodier, a Parigi... Partiva per trenta giorni e non aveva che una borsa di paglia, tipo le nostre da spiaggia:
“Ho impiegato quasi 40 anni per imparare come viaggiare libera” ...elle m'a dit.
Se rinasco, spero tantissimo di essere lei.
Facendo due conti, a me occorrono almeno altri dieci anni per raggiungere la sua elevazione. Non so se li ho. In un mondo così precario, anche la vita lo è, la mia soprattutto. Posso dire senza esagerare che non possiedo nulla che valga di più, dunque di lei non posso privarmi, a meno che qualcuno o qualcosa venga e se la porti via.
Olfatto, vista, udito, tatto… cose così… Oppure si parla di idee, domande stile “Che senso ha?”. La risposta è libera, purché motivata. Il senso più importante per me è la vista, giacché senza si sta al buio, e per capire quanto mi sia insopportabile, cito un aneddoto accadutomi ieri sera in garage.
La luce automatica si spegne. La macchina è inghiottita dal buio prima che mi organizzi. Le chiavi sono già scivolate in borsa. Non trovo il cellulare per farmi luce, così mi ritrovo ad affogare dell’oscurità più assoluta, in quel nero senza sfumature che è tipico delle lavagne di un tempo -il tempo dei gessetti- Intuisco per un attimo la vita di chi perde la vista, o che non l’ha mai avuta. Banalmente mi sento fortunata ed ipocrita per averlo pensato. Che noia il buonismo della comprensione. Manca sempre o quasi di onestà. Impossibile capire il buio perpetuo dopo cinque minuti di non luce. Eppure il cuore mi batte à la chamade, dicono i francesi, e non so più come fermarlo. Mi muovo a casaccio, barcollo nel vuoto che, come un amante violento, mi avvolge la gola e mi accorcia il respiro.
Penso ai ragni, non quelli di Louise Bourgeoise la scultrice, ma quelli di madre natura, che mi fanno terrore. Potrebbero arrampicarsi sulle mie braccia mentre cerco la luce. Morirei, è certo. Ed è meglio non pensare a tutto quel che potrei pestare coi piedi. Alla fine col tatto trovo la porta metallica, mi sporco le mani di povere e cammino molto lentamente. Poi, dopo un tempo che mi appare eterno, arrivo all'interruttore. Fine della cecità. Che gran privilegio avere occhi che vedono!
Alda Merini. |
Sul senso delle cose… non ne hanno, e non l’ho detto io, ma Alda Merini, una pazza da manicomio, nemmeno questo l’ho detto io, eppure c’è chi l’ha detto… e fatto! Poi come per molti eretici è giunta l'ora della santità, della comprensione universale, e adesso giace lassù, fra gli Dei del parnaso. Proprio ora che non sa più che farsene.
Casa di Raffaello Sanzio a Urbino. |
Prima di dormire, come ultima cosa… spengo la luce. In questo caso il buio non fa paura. Sono in un letto, e da che sto sulla terra qualcuno mi ha insegnato a dormire di notte e ad alzarmi al mattino. E’ una cecità naturale quella del sonno, e poi ci sono i sogni ad addolcire l’incoscienza, ma anche gli incubi per dirla tutta, da cui la tentazione all'anarchia, che mi porta, spesso, sulla via dei pipistrelli.
KOSMUR. |
Una volta-Lo spegno.
Due volte -Lo spengo.
Tre volte: Capisce quanto sia inutile insistere, e si spegne da sola. Non la chiamano tecnologia per niente!
Robert Mapplethorpe, |
La cosa più bella nel corpo di un uomo… L’uomo!
E’ la parte migliore dell’essere diventata vecchia, no, volevo dire, matura! Non ho più manfrine di tipo estetico, anzi, noto che ultimamente mi attirano i bruttini. Mi sento per questo lievemente originale, ma dura poco. Una mattina la detestabile radiosveglia si mette a dare consigli alle “bruttine” e “Grassottelle” dicendo loro di non temere di esporsi sul web con le loro foto reali, anche se sono tondine e imperfette, che l'altro sesso, stando a recenti studi sociologici, pare si senta meno intimorito di fronte a donne più avvicinabili delle dee, così ci prova con più serenità. (La morale implicita è: Sei brutta! Non starai mica pensando che puoi scegliere tu?) Dannata! Sta volta mi sveglia per davvero!Ma è un modo divertente di aprire gli occhi perché mi permette di riordinare al volo i neuroni sonnecchianti e di arrivare, di primo mattino, alla tragicomica conclusione che se uno nasce per caso, buona parte della sua vita, non sarà che una logica conseguenza di questo fatto da niente.
Di che parlo…
Cronaca locale: M’invaghisco di un non-figo, che non significa brutto, ma di una bellezza non convenzionale.Forse inconsciamente mi sento più al riparo da un possibile rifiuto, e soprattutto, non è il suo aspetto che pretende la mia attenzione, ma la sua comprensione, il suo affetto che è palpabile e concreto, il suo altruismo. E' così meraviglioso, e unico per me!
Epilogo: Vengo scartata per una che ha i soliti vent'anni di meno, quindi tutte le curve al posto giusto, e una cultura molto più “aperta” della mia… cultura?
Mi sveglio di buonumore. L'ironia ci salverà! Vent'anni fa, fui mollata perché si, tanto carina, ma non abbastanza... acculturata !
Bridget Jones è nata come me, il nove novembre del millenovecentosettantuno, qualcosa vorrà pur dire! Sebbene, a scanso di equivoci, non m’è mai capitato l’infame compito di dover scegliere fra Colin Firth e Hugh Grant, no, mai successo!
Io. |
"Non si muore tutte le mattine" è la mia preghiera del giorno, anche se l'ha scritta Capossela, il cantante, quello che tutto puoi fare tranne guardarlo in faccia, o ti viene una crisi d'identità.
Un libro così denso che se provi a spremerlo non ne esce nulla, e non sto dicendo che sia una cosa negativa. Tutt'altro. I libri non si spremono, si leggono e basta.
Il libro dove vorrei abitare… “Gente di Dublino”, ma nell’ottica di un trasloco veloce verso Regent’s Park per poi finire i miei giorni a Parigi, in un giardino di fiori malaticci, o semplicemente sul pont des arts, per respirare l’aria della Senna e sentirmi felice di stare sulla terra.
Giacomo Joyce è stato il primo dei miei viaggi simil-danteschi.
Niente inferno né paradiso, ero a Dublino, e m'è parso somigliasse molto al purgatorio, che è alla fine, nient'altro che il grigio universale in forma di prosa, ovvero l'attesa eterna di qualcosa che non verrà. I "Tempi moderni", insomma. Mai stata a Dublino, ma quando ci andrò rileggerò tutti i racconti scoprendo che ancora, dopo tanti anni, me li ricordo bene: " There was no hope for him this time: It was the third stroke. Night after night I had passed the house -it was vacation time-"... Sarà come ripercorrere strade che conosco a memoria da qualche secolo ormai.
Audrey Tautou. |
Infine, fra i miei pensieri sconclusionati non può mancare una citazione implicita:
Amélie Aime:
- Il rumore della pioggia che batte sulle finestre.
- Il caffè lungo e liofilizzato che dura per ore.
- Il molo, il mare e l’azzurro in senso lato e tutto il calore che sa dare un colore freddo.
- Litigare, non perché sia bello, ma perché se poi si fa pace, si ha modo di capire che dall'altra parte c’è qualcuno che non se ne andrà per cose da niente.
- La sigaretta durante la lettura, perché sembra che i concetti entrino meglio in testa.
- Ridere a crepapelle per motivi insignificanti, perché questo alleggerisce notevolmente i motivi significanti e tutto sembra più accettabile.
- E anche Il web, il PC, i blog, i libri, i film, la cultura francese e il privilegio di essere italiana.
- la famiglia, la madre… gli amici “veri” qualsiasi cosa significhi.
- Sopra ad ogni cosa, sopra tutte le altre cose, La madre. L'idea.
Amélie n’aime pas:
- I Leccaculo. Impressionante quanti siano!
Lingue chilometriche allenate a riverire e leccare tutto il santo giorno. Servono anni di esercizio, e uno stomaco resistente per assecondare una così viziosa inclinazione. No, non fa per me. I leccaculo li schifo e li odio, come quel ragazzino napoletano del film e come lui anch’io, speriamo che me la cavo
- E poi la cortesia, quella di circostanza… detesto chiedere come sta a qualcuno di cui non m’interessa niente. Allo stesso modo detesto, quando lo chiedo a uno che m’interessa e questo mi risponde “bene grazie”. Nessuno sta “bene grazie”, è solo una formula per tagliare corto. Io almeno, la uso in quel senso.
- E anche la morte delle mezze stagioni, perché era in quel frangente che vivevo meglio. Ora è sempre troppo estate o troppo inverno, e io detesto tutto quel che è troppo. Allo stesso modo detesto il troppo poco e soprattutto… detesto le vie di mezzo.
- I saluti infine, specialmente quelli definitivi. Un padre, un amico che muore, o che ti muore dentro, cose così. Con gradi e intensità diverse, segue comunque un lungo periodo di lutto.
-Fine-
interessante .gf
RispondiEliminaVolevi dire "sconclusionato" immagino... :-)
RispondiEliminaGrazie Gf
"Anonima Lu"