VIOLATA di Floriano Ippoliti |
“Violata” è il nome della statua
in bronzo che l'artista anconetano, Floriano Ippoliti, ha realizzato per il
comune della sua città. L’opera è stata istallata in prossimità dell’uscita
della galleria San Martino (Un
simbolo?) ed è stata presentata alla cittadinanza lo scorso 26 marzo.
La reazione è stata immediata, netta,
prevalentemente femminile ed in sostanza … negativa. Non credo si abbia da ridire sulle buone
intenzioni che c’erano a monte, ma sul modo in cui queste sono state poste in
essere.
Qualche dato:
Il valore economico attribuito alla statua è di 17.000 euro.
“Il resto del carlino”
scrive (nel numero del 27 marzo 2013) che l’importo deriva dalla commissione
regionale delle pari opportunità, dal relativo assessorato e da sponsor
privati.
Un altro giornale scrive:
“L’opera, realizzata dall’artista anconetano, Floriano
Ippoliti è il frutto di una sinergia tra
istituzioni regionali, associazioni di donne del territorio, sponsor privati e
il Comune di Ancona che ha accettato il dono. Un messaggio forte è giunto
alla platea con la proiezione del cortometraggio: ‘Mi chiamo Giulia e ho paura’
promosso dall’Assessorato Pari Opportunità del Comune di Fano, con il forte
impegno dell’Assessore Maria Antonia Cucuzza” (Link all'articolo.)
Chi è Floriano Ippoliti?
Leggo dal suo sito( link al sito)
che inizia ad esporre ufficialmente dal
1980 a Bologna.
Cosa lo ha spinto ad occuparsi di un tema così impegnativo?
da "Il resto del carlino" 27/3/2013 |
Pietà per un caso di stupro-omicidio./Pensiero per sua moglie/ Constatazione che
le donne violate sono spesso rappresentate in posa di sconfitta/ Desiderio di ...cambiare il mondo!
Riformulo: Stupro e morte di una
donna, che in alcun modo avrebbe potuto rialzarsi, giusto? Poi, logica reazione
di empatia, per la defunta, per tutte le donne a cui spetta quel tragico
destino, e naturalmente, per la donna che gli è più cara, la moglie. Infine,
rifiuto della sconfitta che una “violazione” per definizione comporta e decisione di porre in essere un’opera di natura ottimista. Sottotitolo mancato: “Vincerò”.
Le intenzioni, come ho detto, non
le mette in discussione nessuno, ovvero… non io, ma il linguaggio è sbagliato perché
nega la fase imprescindibile che segue l’abuso, cioè il senso ultimo della
ferita, che comporta dolore, allontanamento dal mondo, rabbia, e poi, solo alla
fine, superamento e speranza di tornare ad essere almeno un po’ come prima.
Mi chiedo per quale motivo gli
argomenti che riguardano le donne finiscono sempre in bocca agli uomini. Le
leggi di Dio le hanno scritte loro, quelle legali, pure! La morale è tutta al
maschile, anche quando a declamarla è una “femmina”. Visto che di simbolo si
parla, sarebbe stato molto più efficace se l’opera fosse stata realizzata da una
donna. Non che questo avrebbe significato garanzia di una visione più vicina al
verosimile, ma sarebbe stato più logico, e anche…
Nel momento in cui si realizza un’opera, si esprime una visone personale del mondo, e questo è un diritto sacrosanto di ognuno. Può piacere o no, ma va rispettato. Il problema si pone quando l’opera viene imposta in luogo pubblico e a nome di una città intera. Perché "problema"? Perché dovrebbe esserci un concorso aperto a tutti, e poi una commissione specifica dovrebbe scegliere il lavoro più appropriato e rappresentativo. C’è stato questo bando? Sospetto di no, ma non ho certezze perché nessuno l’ha specificato, quindi mi tengo nel dubbio sperando che qualcuno mi chiarisca questo punto.
Nel momento in cui si realizza un’opera, si esprime una visone personale del mondo, e questo è un diritto sacrosanto di ognuno. Può piacere o no, ma va rispettato. Il problema si pone quando l’opera viene imposta in luogo pubblico e a nome di una città intera. Perché "problema"? Perché dovrebbe esserci un concorso aperto a tutti, e poi una commissione specifica dovrebbe scegliere il lavoro più appropriato e rappresentativo. C’è stato questo bando? Sospetto di no, ma non ho certezze perché nessuno l’ha specificato, quindi mi tengo nel dubbio sperando che qualcuno mi chiarisca questo punto.
Fra le critiche più insistenti:
“E’ brutta”.
Se fosse solo questo non potrebbe bastare. Ai tempi, giudizi di tale natura furono espressi per opere oggi ritenute fondamentali, quindi non può essere questo il punto di partenza.
A me pare un'immagine molto stereotipata. Prima di leggere il titolo e relative
proteste, ho pensato “Tò? La puffetta!” ovvero un cartone animato che, se vogliamo, ha qualcosa di anomalo visto che vive in una tribù di piccoli puffi, in cui lei è la sola donna, ed incarna la somma di ogni possibile luogo
comune sulla femmina bellina e moscetta.
Altro dettaglio: Le forme della
statua ricordano i manichini dei negozi.
Tette a razzo, chiappe sode e sguardo di vetro. Gli stupratori, stando alle cronache, non guardano questo tipo di sottigliezze, quindi anche le più bruttine sono soggetti a rischio.
Qualcuno ha saggiamente previsto un futuro in cui i ragazzi si fanno le foto
toccando le tette della statua, come già succede a Giulietta (Verona). Non mi
pare un’ipotesi troppo strampalata. In sostanza: Paradossalmente la statua potrebbe promuovere quel che vorrebbe scongiurare, cioè l’idea di una femmina ridotta ad
oggetto sessuale.
La cosa che sopporto veramente a
fatica è quella borsetta. Dice
l’artista che lei si rialza e subito si riprende la vita in mano, la sua
dignità… la sua borsetta. Provo solo ad immaginare una donna che, subito uno stupro, incurante di dolori, lividi, tette e culo al vento, si preoccupa
della borsa, oggetto simbolico, come tutto il resto, che rimanda al commercio, al mondo dell'apparire, del superfluo, e la dignità è invece un bene primario, il più importante.
Che farei al posto di quella
donna? Proverei a coprirmi nella speranza di recuperare uno straccio di
intimità. Mi trascinerei in un ospedale e mi sentirei in diritto di odiare il
mondo. Poi, dopo essermi fatta aiutare, oppure no, proverei a tornare in vita,
ma non con l’aria di Giovanna d’Arco, che, sostenuta da Dio, affrontava le
fiamme dell’inferno. L’umanità ha molto poco della santità, e per questo la preferisco, ma non è che il mio punto di vista e come tale va considerato.
Infine, non trovo offensivo
ciò che non mi rappresenta, il problema è che quella statua parla a nome di
tante donne che hanno subito violenza o che, in quanto donne, sono esposte al rischio che accada. Se in tante decidono che non vogliono quell'opera, forse andrebbe tolta.
Possibile opzione … togliere il titolo e lasciare l'opera, oppure metterla nel chiuso di un museo dove solo chi vuole, va a vederla.
Su Facebook è nata una pagina dal titolo "Per la rimozione della statua violata".
Il fatto buono (ce n’è sempre uno a quanto pare) è che ci si è trovati ad argomentare sulla questione senza che un fatto di cronaca facesse da apripista. Sono emerse posizioni forti e
decise, a volte in contrasto fra loro, anche se non banali e sempre educate (visti i
tempi ed i toni generali, mi sembra un bel segno di civiltà).
Le motivazioni espresse sono tante, e
molte le condivido.
Ps a posteriori... Non sempre "educate", ma forse, visto il tema era prevedibile. Peccato. Ci speravo.
Ps a posteriori... Non sempre "educate", ma forse, visto il tema era prevedibile. Peccato. Ci speravo.
LE FORME DELLA VIOLENZA (link) Ecco un esempio di messaggio molto efficace sul tema "violenza".
concordo in tutto! e prima di arrivare a questo punto del post "Mi chiedo per quale motivo gli argomenti che riguardano le donne finiscono sempre in bocca agli uomini" me lo ero già chiesto anch'io...
RispondiEliminao.
Ho scritto che i toni dello "Scanno" sono moderati, ma è durato poco. Forse era prevedibile. Francamente, leggo molte idiozie sull'argomento. Vediamo che succede! :-) Ciao!!
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