mercoledì 21 novembre 2012

Pì-Pì-Pì...PIN, PASSWORD & PUK.

By Kosmur
.. link di riferimento.


Il PIN dicevamo... 
Prodotto  Interno Netto? No, quello è Lordo! 
Partorito  In Novembre? Con molta fantasia... 
Pescato   In Norvegia? Se e quando... a limite! 

Il PIN ha, nell'animo dei più, lo steso valore affettivo che si è soliti concedere ad un cane. Lo chiameremo:"Fido", perché di lui ci fidiamo. 
Il PIN è il minimo comune denominatore fra noi solidali verso il male fatto agli altri, e noi che ci proteggiamo dal male che altri potrebbero fare a noi, laddove "Male" sta per furto... di oggetti, di profili virtuali, di identità. 



The human tuning
by Kosmur 

PIN è il fratello maggiore di PASSWORD perché forse, e dico forse, è nato prima, appena un po' prima. 
PIN si basta da solo. 4 cifre gli sono più che sufficienti. A volte ne bastano addirittura 3. Ciononostante, questa eccellenza della sintesi, non è di alcun aiuto per chi non possiede una  memoria più che ottima. Potrei parlare di quella volta in cui ho dovuto rubarMi la bici perché avevo dimenticato il codice del lucchetto...

Il massimo della fatica è stato spiegare ai passanti che mi stavo derubando di mio. E' MIA! E via da Marcello (Barista, intrattenitore e all'occorrenza, demolitore di lucchetti bloccati) per correre poi  a comprare un nuovo lucchetto, in stile "anziano", con tanto di chiavi piccoline, che se le perdi, in sostanza il disagio è uguale, però si elimina il magone della primavera, metti caso che il codice durante l'inverno si sia scolorito diventando così irrecuperabile, perché... anche il foglio di scorta, non si sa com'è... è andato perduto!  

La PASSWORD è una specie di purgatorio della modernità computerizzata. 
C'è stato il tempo degli ingressi furtivi al profilo facebook in cui stavo impazzendo. M'è capitato di creare anche due password in un giorno più quella della mail numero uno e numero due, per poi scordarmele tutte e dover ripartire da zero, fino al punto in cui, per disperazione, ho creato l'ennesimo indirizzo mail, che deciso di usare per il blog!.. e perché mai uso il singolare?
La morale della storia è che oggi l'ingresso alla mia vita è depositato su cara, e se perdo "la carta", sono fottuta, perché non ricordo niente di niente, nemmeno i mio nome, la mia età, il mio indirizzo e la mia ragion d'essere. Nulla! 
By Kosmur 

In sintesi, mi alzo la mattina ed accendo il cellulare. 
Codice PIN. 4 cifre. 
La forza dell'abitudine è tale che se anche dovessi scrivere qua i 4 numeri, non me li ricorderei. Li digito per inerzia, seguendo uno schema visivo più che numerico. Una sola volta mi si è svuotato il cervello davanti alla tastiera e m'è toccato ricorrere al PUK! Che, manco a dirlo... era in fondo in fondo, nel cassetto della scrivania! 
...
A seguire, la porta e il portone. 



Da noi ci sono ancora le chiavi, ma a Parigi, per esempio, il portone esterno si apriva con un codice a 4 numeri, che m'ero ovviamente scritta su una mano... Tanto per evitare di restare per strada nel mezzo della notte, che nel mio quartiere -dico mio con tanta malinconia- non era proprio un'operazione sicura. 

Poi la bici...ed ho già scritto com'è andata. 

Tutto ciò per arrivare a parlare di un articolo di domenica 18 novembre 2012, scritto da Silvia Truzzi, a pagina 18 (Come il giorno!) nel giornale: "Il fatto quotidiano". 

Ready-made
by Marcel Duchamp.

"Lo scontrino per andare alla toilette" s'intitola. 
Più che altro, è un articolo che svela un tabù, e lo s-vela alla lettera. 

Noi umani, oltre a vedere cose che non sempre esistono, ci sforziamo anima e corpo -corpo soprattutto- di negarne altre, che invece esistono e come! Le nostre esigenze fisiologiche per dirne una. Mangiamo, beviamo... ma arriva sempre il punto della storia in cui quel che passa dalla bocca, deve uscire da qualche parte. Non è colpa nostra! Non c'entra nulla con l'educazione. E' la natura che l'ha deciso, però dirlo ad alta voce... e si fa fatica! (Direbbero a Firenze) 
Nei film, le donne vanno in bagno per: 
- Rifarsi il trucco. 
- Riflettere sul da farsi col tipo che le ha portate a cena.
- Parlare con le amiche.
- A limite... farsi una striscia di coca.
- ...Sesso naturalmente! Che fa molto "Trasgredisco" ... e mai che trovassero la fila o un bagno sporco ("Trainspotting" a parte, ma lì si parlava di droga e sfascio mentale!) 

-Pipì e PoPò? ...Nessuna! Mai! 
Ricordo che in una puntata di "Sex & the city" Carrie dice "I did my number two". Ci ho messo per capire che "numero due" è sinonimo dell'altro canale, quello con cui si fa la cosa che non si dice che sta brutto. 

Okkey... entro nel personale. 
L'articolo, che mi ha fatto sorridere ma solo un po', racconta di una novità McDonnald's in quel di Milano. Per usare i "servizi igienici", o anche "Le toilettes" serve un codice che compare in calce allo scontrino. Con quello si può andare ad incipriarsi il naso per TUTTO il giorno! (Lo scopro solo ora. Saperlo prima!). 
A me questa cosa è successa a Parigi, nel 2009. (La città è stata menzionata nell'articolo, per onor di cronaca), in zona Pantheon e altrove. Ora entro davvero nel personale, e non significa che vi racconterò di quella volta, con quel tipo -Ma poi, è successo davvero?- molto peggio! 
Il tema è "LA CISTITE".
Mesi fa, ho visto trattare il tema in una trasmissione che si chiama "Malattie imbarazzanti". Non per me. Ho dovuto abituarmi alla fine. Si perché è un problema che un po' condiziona la vita, e si è costretti a fare coming out, o si passa per asociali. (Non che dirlo semplifichi granché...)
Per me, ancora oggi, prendere un impegno "sociale", significa sapere che tipo di bagni ci sono in un posto, se ci sono, quanto sono sporchi, se hanno le chiavi e se in genere fa freddo. Non posso sempre spiegare perché dico "NO", ma spesso dico no. Altrettanto spesso mi hanno fatto domande idiote tipo: 

-Ma hai una cisti? Perché non la togli? ... perché è un'infiammazione delle vie urinarie dovuta a germi, non ad una cisti. 
-Ma hai ... l'AIDS? .... ENNNO SANTO IDDIO! NO! 
-Ma è contagiosa? ... ni, so, bo! Comunque non lo sapremo mai, perché non faccio... entrare nessuno, stando così male. 
-Ma ... è una scusa per non uscire? ... E VAFFANCULO! In molti l'hanno pensato, salvo poi chiamarmi mesi, anni dopo per farmi sapere che ...l'altro ieri, per due giorni.... "Ora ti capisco". Ovvero... ieri no, non ti capivo proprio, ma oggi, dopo appena due giorni. 
#DelPiacereDellaComprensioneAltrui. 

La cistite è un disturbo che di fatto impedisce molto del bello della vita. Non si fa niente di male per meritarsela, e se a volte ti arriva per motivi precisi, altre volte arriva dal nulla -più o meno- 
I medici "convenzionali" spesso non sanno di che si tratta, e... peggio, non se ne curano, così risolvono tutto con antibiotici che usati selvaggiamente, peggiorano la situazione. Non mi dilungo oltre, anche perché fra i siti preferiti, ho aggiunto il nome di un medico e di un forum sul web che in questo senso possono essere più utili di quanto lo sono io. Purtroppo, tanto il forum quanto il dottore sono arrivati dopo Parigi che, per questo "Banale" problema, ho dovuto lasciarmi alle spalle, con gran dispiacere. 

Che c'entra con l'articolo su "Il fatto quotidiano"?
C'entra perché tratta la questione "Accesso ai servizi" in chiave sociologica, umana, praticamente ...esistenziale, e questo mi ha fatto pensare alla mia esperienza parigina, come dicevo. 
-Perché è partita da Parigi? Pensa che l'Italia sia migliore da un punto di vista sanitario? ... No, dottore, purtroppo non sono figlia di RockefellerMedico idiota e "Specializzato". Venuta meno la fiducia, è svanito il medico, e tanti saluti.    

Quanto costa andarsene in giro con la cistite? 
50 cent per i bagni alla stazione St Lazare, poi una pausa alle Galleries Lafayettes -gratis!- passando per qualche bistrot dove  l'acqua la stimano in carati. 
Succedeva spesso di imbattersi in zone in cui non c'era che arte. Meraviglia! Chi lo nega? Solo che il corpo ha le sue ragioni, e se non le ascolti ti fa smadonnare. 
M'è capitato di spendere euro 3,50 per un bagno "firmato", ovviamente ero in prossimità dei Campi Elisi, e mettiamoci che fuori c'era un "servo" che spruzzava "Chanel de WC" ogni 5 minuti, quindi fra la pulizia estrema dell'ambiente dorato, e lo chic all around, ci voleva un po' per sentirsi a proprio agio e liberarsi di ogni liquidità in eccesso. 
Ricordo un caro signore di un bistrot, che me l'ha fatta pagare carissima la tendenza a "segnare il territorio" ogni 100 metri! 5 euro per una bottiglia d'acqua! K.A.R.A.T.I.  Nessuno ti regala niente in questo mondo, si sa, ma l'abuso fa vomitare.

L'arte dicevo... conosco la geografia più intima del Louvre. Potrei ridisegnare una cartina con i bagni dell'ala ovest. Li ho visitati tutti! Alla fine, presa da sfinimento, visto che la mia era una ricerca di bagni fra stanze fastidiosamente lunghe e piene di quadri che nemmeno vedevo, ho deciso di uscire. Presente le nozze di Gervaise Coupeau (L'assommoir - Zola)? 
Fortuna quel gruppo di ragazze davanti a me che, senza cistite, hanno sbuffato "Ma dove cazzo si trova questa uscita?". Insomma... Sconsiglio il Louvre a meno che non si goda di ottima salute e di grande motivazione!

Ho fatto i miei conti e, salvo qualche fortunato bagno gratuito nei grandi centri commerciali (Roba da esperti, visto che trovarli non è che sia semplicissimo) ho speso circa 350 euro fra bottiglie d'acqua, bagni, medici e medicine durante quel mese a Parigi. L'affitto sui 340. Il viaggio di andata e il ritorno, sui 100 euro ...e la logica faccia il resto dei conti.

Ora scopro che anche a Milano McDonnald's blocca i bagni in cambio di una consumazione obbligatoria, ma ripensando a Parigi mi pare che sia comunque il meno peggio, perché ci sono panini che costano ancora un euro circa, che è 4 euro in meno rispetto ai 5 di certi bistrot per una bottiglietta d'acqua naturale, che se non la compri non ti fanno usare il bagno. Solo uno di loro, a Montmartre mi ha fatto usare i servizi gratis, e se ci ripenso... la ciambella era dorata! Altro che simbolismo, è tutto vero!! 

L'articolo sul giornale finisce così:
" ...Va bene, la pipì a pagamento è un piccolo dettaglio, ma è sinonimo di un andazzo poco edificante: Qualunque cosa ormai ha un corrispettivo economico, anche la più normale, naturale, fisiologica. Ci si chiede dove siano finite la cortesia, la comprensione, l'idea di andare incontro a chi ha più bisogno? Nel WC di un bagno col pin" Silvia Truzzi.  


@_Luisa 





2 commenti:

  1. sì, capisco che è un problema fisico che condiziona in modo pesante la vita... riesco a capirlo perché ogni tanto, d'inverno quando ho molto freddo, posso avere bisogno di andare in bagno anche tre o quattro volte in una mattinata. è vero che le cose fino a che non ti capitano non le capisci fino in fondo..
    o.

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  2. Ho tralasciato la parte "interessante", cioè che non è una semplice minzione, ma una perdita di vetri che mentre scendono ti tagliano ovunque... per rendere l'idea... un vero inferno!

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