lunedì 25 ottobre 2021

Peter Cameron. Coral Glynn.



Peter Cameron

Coral Glynn 2012. 

Edizioni Adelphi. 

212 pagine. Diviso in 5 parti 

Traduzione di Giuseppina Oneto. 

In copertina: Private passion, dipinto di Duncan Hannah. 2012. 

Mia personale colonna sonora: Keep the streets empty for me. Lana Ray.


"Aveva deciso di non accontentarsi di una vita scialba, quella che si aspettavano da lei i pochi che pensavano di conoscerla... Si sarebbe spinta nel mondo, per vedere se riusciva a trovare qualcuna delle cose piacevoli di cui aveva letto nei libri"  

Anthony Trollope. Miss Mackanzie 1865.

Cameron estrapola questa frase dal romanzo di Trollope per introdurre il lettore alla sua narrazione, quindi immagino ci sia un nesso, a partire dal fatto che le due donne sono infermiere. Sbirciando qualcosa via web, intuisco che sarebbe interessante leggere Miss Mackanzie, per capire dove iniziano le distanze fra questi due libri, e dove il discorso continua, attualizzato fino ai tempi del romanzo, cioè nel 2012. Riporto ciò che leggo, e pare fosse una dichiarazione di Trollope: "Miss Mackenzie was written with the desire that a novel may be produced without any love; but even in this attempt it breaks down before the conclusion."

Come ho già detto, il testo è diviso in cinque parti, quasi rigido e chiuso nel suo schema, e l'ultima, la più breve, è la più distante dalle altre, in ogni senso possibile, oltre che quella nella quale sento di più la presenza del romanziere che, dall'alto, sistema tutti i suoi personaggi, ancorandoli al loro destino. Nei libri, infatti, spesso le vite si evolvono per forza di cose, e tutto sembra allinearsi per permettere al sipario di poter calare sotto gli occhi dello spettatore, un po' inquieto ed un po' grato per questo gioco di illusioni, che porta sempre da qualche parte, lungo la via che, infine, conduce tutti a casa. 

Coral, è il perno attorno al quale tutto si avvolge e si svolge. Lei è un'infermiera e non ha famiglia, un fatto che finisce col catturare le attenzioni generali. Una persona, soprattutto se è donna, ha bisogno di una madre, una sorella, qualcuno. La ragazza è confusa, e quando parla,  sbaglia a confidarsi, così come quando tace, dovrebbe invece parlare. Decide di sposare il figlio della sua ultima paziente, appena deceduta, ma ha mille comprensibili dubbi, e poi, per colpa di un tragico equivoco, dovrà lasciare la città per recarsi a Londra, dove potrà iniziare una nuova vita. 

Il maggiore Hart, è un uomo silenzioso e malinconico che ha subito una menomazione alla gamba durante la guerra, e questo gli impedisce di cercare donne in genere. Decide che Coral è la sua ultima possibilità di essere felice, al contempo, non si capisce bene entro che limiti ricambi le attenzioni di Robin, suo amico che si dice innamorato di lui e, in qualche modo, ricambiato. 

Siamo tutti soli e figli di circostanze, in parte dettate dalla ragione, in parte dal buon senso, sembrerebbe. Coral non arretra di un passo. Procede fino al suo finale, ai miei occhi inverosimile. La donna della quinta parte, sembra un'altra rispetto a ciò che avevo pensato di lei fino a quel momento. Ciò che conta, è che a quel momento, sono arrivata surfando sulle lettere, trasportata, una pagina dopo l'altra, da un incalzare di eventi e riflessioni, che sono, direi, la ricetta del bravo scrittore che è Cameron, di cui ho parlato anche in merito al suo "Cose che succedono la notte", semplicemente fantastico. (Per chi volesse, allego qui il link al post. Basta cliccare sul titolo del libro). 

"Amicizia: che parola difficile, insoddisfacente. Un sentimento di scarso valore: di notte non ti scalda, e non si può neanche toccare. L'amicizia ti dà solo un pochino di una cosa di cui hai bisogno in grande quantità, e a poco a poco ti affama, ti debilita, ti distrugge". Pagina 165. Coral Glynn. 

 E anche... Il Maggiore, informato da Dolly, moglie del suo amico, circa l'imminente divorzio, chiede alla donna se non sentirà la mancanza di Robin e lei risponde:

 "Ovvio, ma vedi, io non l'ho mai davvero avuto, mi è sempre mancato. Forse è meglio perdere del tutto una cosa che stare aggrappati ai pezzi che ci sono concessi". Pagina 170 Coral Glynn.   

Per gioco, mi piace associare i libri che leggo, a dei brani musicali che ascolto mentre leggo.  "Keep the street empty for me", di Fever Ray, mi sembra molto indicato per questo libro. 



Cameron presenta il suo libro nel 2012.




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