Follia/Asylum
Adizioni Adelphi
Edizione 2012
Edizione 2012
Tradotto da Matteo Codignola
Si può fare meglio, si può fare peggio, si può anche scegliere di non fare nulla, in ogni caso, il tempo scorre e ci cancella, un'ora la volta. Chi ci sta attorno può scegliere a sua volta di osservarci, di farci a pezzi, di camminare con noi, o può limitarsi a raccontarci, riscrivendoci una storia addosso. Ci può giudicare o ci può assolvere. Ci può ignorare, anche. La domanda che mi pongo, ancora di più, alla luce di questo libro, è se ci può aiutare davvero, dopo che abbiamo allungato lo sguardo al di là dello specchio ed abbiamo visto, fino alle vene, la realtà di ciò che ci circonda. Esiste gente incapace di compromessi. Questa gente, da secoli, è malata di follia.
Ho opposto più di vent'anni di resistenza al libro di McGrath, e non saprò mai per quale motivo è successo, o forse si. Temevo un'accozzaglia di sensazionalismi e di cliché sul tema follia. Non ne sentivo l'esigenza e non so su che basi le dessi per scontate. Due mesi fa, senza apparenti motivi, devo averci ripensato, così l'ho acquistato, ed è rimasto sulla scrivania per un mese ulteriore. Infine, il nove aprile del duemilaventi, a un passo dalla mezzanotte, l'ho preso fra le mani come chi si ricorda all'improvviso di avere un appuntamento, e mi è parso naturale consumarmi gli occhi in penombra, riempiendo ore gelide, claustrofobiche, incerte, potenzialmente contaminate da virus aerei e chissà da che altro ancora, ed ho continuato, incessantemente, quasi senza pause, fino al giorno dopo, cioè oggi, dieci aprile, a pochi minuti dalle diciassette. Anche gli orari, alla luce di qualche dettaglio dell'articolata trama del libro, per me hanno il sapore delle strane coincidenze.
Non divoro i libri e detesto l'espressione, non associo la lettura al piacere, dunque tempi così brevi per un testo di 296 pagine, dipendono da due possibili fattori, forse intercambiabili. Il primo si chiama Insonnia, ed è l'incubo che sembra, il secondo si chiama bisogno di proseguire la lettura per capire che accadrà a quella gente.
I miei libri li associo spesso a corpi del reato, perché hanno un prima e dopo di me. Li sottolineo, li evidenzio, ci scrivo, li coloro, ed alla fine, a guardarli, sembrano vittime di un abuso. Li ho contaminati. Loro, quando possono, mi ricambiano lasciando segni ovunque, come se un assassino mi si fosse accanito contro per aprirmi e farmi vedere certi confini che ho dentro. Non è piacevole come immagine, ma quando avviene, molto di rado, è questo il meccanismo. Io ci metto la spesa, la vista, il tempo, e lui mi fa l'autopsia, da viva. Ne usciamo entrambi più vissuti. Anche per questo, tendo a rigettare l'idea del piacere della lettura. Preferisco i testi che non si fermino alla superficie, e per insediarsi in profondità, bisogna che facciano un po' male.
Personal Soundtrack.
Per tutto il tempo, ho avuto nelle orecchie un brano che continuava a ripetersi come un mantra, portandomi in altri luoghi rispetto alla mia stanza ed al libro, e anche ora, in effetti, ascolto Rain plains, di Israel Nash. L'ho captato in un frammento di film che voglio rivedere quanto prima, ovvero Captain fantastic, col divino Viggo Mortensen, e mi è scesa nelle vene, facendosi spazio fra i globuli rossi con discreta arroganza. Mi piace quando accadono questi strani innesti, perché d'ora in avanti, questa musica sarà per sempre la strada che mi porterà da Stella ed Edward, e mi ricorderà di questa notte irrequieta dalla quale io ed il mio corpo del delitto, siamo usciti a fatica dalle trame di un altro, sentendoci entrambi più vissuti, come dicevo.
L'autore.
L'autore di Asylum, Follia in italiano, si chiama Patrick McGrath, è nato a Londra nel 1950, ha settant'anni, e vive fra gli Stati Uniti e L'Inghilterra. Suo padre, psichiatra con ruolo dirigenziale in un manicomio criminale, lo fa crescere in un ambiente presumibilmente simile a quello che egli racconta nel libro, ricordandomi la figura del piccolo Charlie, figlio di Stella e Max. Il padre si aspetta che il figlio segua le sue orme, ma egli si laurea in Letteratura inglese ed americana, a Birmingham, e sceglie di raccontare il disagio psichico in questo splendido libro, piuttosto che provare a curarlo.
Follia viene pubblicato nel 1996, ed è un successo di fama internazionale, che molti già definiscono un classico, a ragione. Anni fa, in classe, qualcuno chiese all'insegnante di letteratura americana, se non ricordo male, come fa un libro a diventare un classico. Lei rispose che un classico diventa tale perché oltre alla storia del suo tempo, racconta qualcosa che è proprio dell'umanità, dunque è atemporale.
Fuggi lontano da questi miasmi morbidi;
vai a purificarti in un'aria superiore,
e bevi, come un puro e divino liquore,
il chiaro fuoco che colma spazi limpidi.
vai a purificarti in un'aria superiore,
e bevi, come un puro e divino liquore,
il chiaro fuoco che colma spazi limpidi.
Elevazione. Charles Baudelaire. III strofa.
Il titolo
Asylum, è stato tradotto Follia, in italiano. Immagino che dipenda dal fatto che la follia sia più vendibile rispetto ad un qualunque concetto di asilo, ma sono mie supposizioni. La Adelphi ha scelto di porre enfasi sulla causa piuttosto che sul rimedio, o dovrei dire, sul sintomo piuttosto che sul luogo preposto al suo contenimento, ed è un cambio di prospettiva importante, perché accresce l'idea dell'isolamento di chi soffre di questa patologia e, apparentemente, non ha un asilo nel quale andarsi a rifugiare.
Da un libro che si intitola Follia, ci aspettiamo storie di confine , magari torbide, in cui la ragione subisce gli effetti di una debordante immaginazione, e in cui la normalità diventa un concetto astratto. Più di uno, negli anni, ha evidenziato quanto spesso si sia fatto uso del termine follia per punire chi non si conformava alle regole sociali, e quindi è difficile stabilire con esattezza, in quale punto della storia di un individuo, la linea si spezza, ed egli si avvia verso la strada del non ritorno. Siamo fin troppo affezionati al cliché del matto saggio, di colui che vede cose che noi non vediamo o che non osiamo pronunciare. Poi ci sono i matti che fanno cose strane, che ci minacciano con la loro alterità, e allora ci sentiamo più relativi, spaventati, o diversi, quindi ci occorre sapere che queste persone vivono tutte raggruppate in luoghi nascosti allo sguardo, magari fuori città, lontano da noi.
Personaggi chiave.
Stella, Max, Charlie, Brenda, Jack, Peter, Edgar.
Stella, Max e Charlie Raphael, sono rispettivamente moglie, marito e figlio, e sono legati a Brenda Raphael, madre di Max, benestante e motivata ad orientare le scelte di vita del figlio finché morte non la separi da lui. Sono legati anche all'Istituto di recupero mentale, di cui Max è vicedirettore, e vivono a pochi metri dalla follia. Max ci è raccontato come un uomo ambizioso che aspira al ruolo di direttore dell'Istituto, visto che ne ha le doti, come marito però, è un uomo senza fantasia, e si intuisce che chi ce lo racconta, per motivi fin troppo facili da individuare, non lo ha particolarmente in simpatia.
Jack Staffen è il direttore dell'Istituto, ed è in buoni rapporti con Max, ma anche con Peter Cleave, psichiatra a sua volta, amico di Stella e di Max, nonché nostra voce narrante. Ho trovato divertente oltre che indicativa, la parte in cui racconta di aver chiesto a sua moglie di fare il giuramento di Ippocrate, usualmente riservato a chi abbraccia la professione medica, così che al loro matrimonio, non sarebbe successo nulla di male.
Edgar Stark, l'artista, la voce fuori dal coro. Per una strana coincidenza, stark in inglese, significa forte, netto, crudo, e quindi egli somiglia al suo nome. Stark è uno scultore, e lo scultore, per creare forme dall'informe, è costretto a riscrivere la realtà con simboli personali, deve operare una incessante sottrazione di materia, modellando forme dall'argilla, come secondo la Bibbia, fece il nostro creatore, a martellando la materia fino a renderla simile alla propria idea di creazione. "Martellare" è d'altronde, l'altro nome dell'ossessione, la quale, come l'arte, si crea a volte a tavolino e col ragionamento. Edgar finisce in quell'Istituto per aver ammazzato brutalmente la sua compagna e modella, Ruth, per causa della sua gelosia ossessiva, raccontataci come immotivata. Quando conosce Stella, non può resisterle, e soprattutto, i due vivono una pulsione reciproca e sensuale che nasce sulla pista di ballo, quel giorno di giugno, e parte dai suoi pantaloni, per istinto, per motivi di sangue che pulsa, e che a fatica si riesce a reprimere.
Stella, la storia di un altro.
Stella, Max, Charlie, Brenda, Jack, Peter, Edgar.
Stella, Max e Charlie Raphael, sono rispettivamente moglie, marito e figlio, e sono legati a Brenda Raphael, madre di Max, benestante e motivata ad orientare le scelte di vita del figlio finché morte non la separi da lui. Sono legati anche all'Istituto di recupero mentale, di cui Max è vicedirettore, e vivono a pochi metri dalla follia. Max ci è raccontato come un uomo ambizioso che aspira al ruolo di direttore dell'Istituto, visto che ne ha le doti, come marito però, è un uomo senza fantasia, e si intuisce che chi ce lo racconta, per motivi fin troppo facili da individuare, non lo ha particolarmente in simpatia.
Jack Staffen è il direttore dell'Istituto, ed è in buoni rapporti con Max, ma anche con Peter Cleave, psichiatra a sua volta, amico di Stella e di Max, nonché nostra voce narrante. Ho trovato divertente oltre che indicativa, la parte in cui racconta di aver chiesto a sua moglie di fare il giuramento di Ippocrate, usualmente riservato a chi abbraccia la professione medica, così che al loro matrimonio, non sarebbe successo nulla di male.
Edgar Stark, l'artista, la voce fuori dal coro. Per una strana coincidenza, stark in inglese, significa forte, netto, crudo, e quindi egli somiglia al suo nome. Stark è uno scultore, e lo scultore, per creare forme dall'informe, è costretto a riscrivere la realtà con simboli personali, deve operare una incessante sottrazione di materia, modellando forme dall'argilla, come secondo la Bibbia, fece il nostro creatore, a martellando la materia fino a renderla simile alla propria idea di creazione. "Martellare" è d'altronde, l'altro nome dell'ossessione, la quale, come l'arte, si crea a volte a tavolino e col ragionamento. Edgar finisce in quell'Istituto per aver ammazzato brutalmente la sua compagna e modella, Ruth, per causa della sua gelosia ossessiva, raccontataci come immotivata. Quando conosce Stella, non può resisterle, e soprattutto, i due vivono una pulsione reciproca e sensuale che nasce sulla pista di ballo, quel giorno di giugno, e parte dai suoi pantaloni, per istinto, per motivi di sangue che pulsa, e che a fatica si riesce a reprimere.
"Che fosse rimasta con lui mi sembrava tutto sommato logico. In fondo credo che, nonostante tutto, lo amasse, o almeno, si dicesse che lo amava, e in queste cose le donne sono ostinate" Pag. 150.Certo, bisogna considerare, col narratore, anche l'ipotesi che lei gli facesse comodo per arrivare al suo obbiettivo, cioè la fuga, una nuova vita, e una nuova modella per completare la sua Opera, ma vale fino ad un certo punto.
Ho trovato molto incisiva l'idea di far convergere i personaggi, letteralmente, fra le mani di Edgar intento a terminare una statua. Edgar era rimasto a metà dell'opera quando Ruth era morta, ed ora, per completarla, doveva usare la testa di Stella, quindi eseguiva schizzi a matita, subendo tutte le fasi del travaglio creativo, e alla fine, aveva iniziato a lavorare l'argilla, senza mai arrivare alla fine del lavoro. Anche i medici in quel posto, lavorano sulle teste, cercando o illudendosi di essere totalmente sani, di aggiustare gli altri usando medicine, metodi, studi pregressi in ambito psicologico e psichiatrico. Spesso falliscono, così come gli artisti, così come le modelle, che si prestano e poi non si riconoscono nello sguardo dell'altro.
"Edgar passò l'intero pomeriggio nello studio, a lavorare la testa. Credo di immaginare quale sforzo sovrumano gli sia costato dominarsi. Penso che tutto quel suo accanirsi sulla testa fosse in realtà un modo per cercare di vedere Stella con chiarezza, di cogliere la sua verità, nella speranza di riuscire prima a dominare, poi a sconfiggere la pazzia". Pagina 161
"La colpa di tutto tutto era nella testa, pensò". pagina 155 "...Aveva passato altri tre giorni nel sottotetto, lavorando senza interruzioni alla testa..." Pagina 279 "...Come fosse un blocco di argilla umida." pagina 281. E soprattutto: "..." pagina 296
Stella, la storia di un altro.
Stella, come Edward, somiglia al suo nome; è un punto di luce che brilla nel buio e che, nel culmine del suo splendore, così come a un passo dallo schianto, desta attenzione in chi la osserva. Non è una persona comune, non segue le regole, non ci riesce, e forse non le interessa poi tanto. La donna incarna la storia di un altro, anzi, di diversi altri. Ufficialmente, a parlarci di lei è un medico psichiatra esperto in ossessioni sessuali e relative storie d'amore catastrofiche ad esse connesse. A questo punto il lettore potrebbe aspettarsi scene torbide, erotiche, che per fortuna non ci sono, a tutto vantaggio della tensione sessuale che viene trasmessa per cenni e che arriva potente come non avrebbe potuto fare se ci avessero riempiti di dettagli anatomici e meccanici. Il sesso, come tutto il resto, dimora nella mente prima che nei corpi, perché è mosso dal desiderio, ed il desiderio è uno stato d'animo profondo, per quanto mi riguarda.
Da un medico, esperto in quel che sia, ci si aspetta una visione oggettiva, clinica, distaccata, eppure sin dall'inizio, quest'uomo parla di lei con trasporto emotivo. Nonostante la sua lunga carriera, ci dice che quella di Stella, è una delle storie più tristi che abbia mai conosciuto, e che lei era una donna romantica, con tutto ciò che ne consegue, penso a tantissime eroine romantiche ed al loro destino. Sappiamo anche che è figlia di un uomo fallito per uno scandalo, è moglie di un uomo ambizioso e senza fantasia, ed è madre di un ragazzino, che di fatto farà fatica a seguire, salvo poi scegliersi un amante che si comporta come un ragazzino da accudire.
Figlia-moglie-amante-madre, e questo è quanto. E' anche bellissima, e molto desiderata.
L'architettura morale, ovvero l'Asylum.
L'architettura morale, ovvero l'Asylum.
Entriamo nel vivo della storia, passando da una sala da ballo, con la leggerezza e l'euforia che si addice agli eventi mondani. A stonare è l'ambiente. Siamo in una struttura psichiatrica, un posto spaventoso, ci è detto, un Istituto di massima sicurezza, una cittadella fortificata, in cima ad una collina, costruito in stile vittoriano.
"... è un architettura morale, che esprime regolarità, disciplina, organizzazione" Pag.10
La casa di Max, Stella e Raphael, si trova solo ad un centinaio di metri dal cancello principale, a un passo dalla linea di confine, che Max, per lavoro, non fa che superare, salvo poi rientrare a casa, ogni sera, nella sua famiglia, e anni di studio sulla psiche non gli hanno suggerito alcuna evidenza sul fatto che la sua famiglia sia solo una struttura sociale.
Mental Health act. 1959.
L'abilità del narratore fa combaciare la data in cui una legge viene approvata ad un ballo liberatorio. Ho aggiunto dei link a fine post, comunque si tratta di un primo passo legale importante, sulla via di una crescente umanizzazione di questi luoghi infernali, di cui abbiamo sentito raccontare da Virginia Woolf per esempio, se vogliamo rimanere a Londra e dintorni, che è dove la nostra storia si svolge. Trovo che questo elemento sia importante, perché ci dice che gli eventi combaciano con un momento storico in cui la linea che separa la follia dalla normalità, veniva ammorbidita. Qualche effetto collaterale andava messo in conto, qualcosa tipo l'evasione del detenuto più irrequieto, vestito con gli abiti del vicedirettore, al quale, in qualche modo, porta via tutto. La cosa mi ha portata sul circuito dell'ovvio, ovvero, a pormi domande del tipo: dove finisce l'integrità mentale e dove inizia la pazzia? Chi, fra questi due è realmente pazzo? E quanto, la pazzia combacia col bisogno di libertà assoluta?
Mental Health act. 1959.
L'abilità del narratore fa combaciare la data in cui una legge viene approvata ad un ballo liberatorio. Ho aggiunto dei link a fine post, comunque si tratta di un primo passo legale importante, sulla via di una crescente umanizzazione di questi luoghi infernali, di cui abbiamo sentito raccontare da Virginia Woolf per esempio, se vogliamo rimanere a Londra e dintorni, che è dove la nostra storia si svolge. Trovo che questo elemento sia importante, perché ci dice che gli eventi combaciano con un momento storico in cui la linea che separa la follia dalla normalità, veniva ammorbidita. Qualche effetto collaterale andava messo in conto, qualcosa tipo l'evasione del detenuto più irrequieto, vestito con gli abiti del vicedirettore, al quale, in qualche modo, porta via tutto. La cosa mi ha portata sul circuito dell'ovvio, ovvero, a pormi domande del tipo: dove finisce l'integrità mentale e dove inizia la pazzia? Chi, fra questi due è realmente pazzo? E quanto, la pazzia combacia col bisogno di libertà assoluta?
La voce narrante del Dottor Peter Cleave, parzialmente amico di tutti, sembra una voce inadeguata rispetto agli eventi, anche un po' scettica quando parla di amore, riferito a persone ossessionate dal sesso, come Stella ed Edgar. La storia di Stella è la più triste che abbia mai sentito perché riassume anche i suoi più grandi fallimenti, quello di uomo e quello di medico, che però plana al sicuro sulla routine del suo lavoro, della quotidianità. Mancando di forti emozioni, o evitando di raccontarcele, egli è praticamente al sicuro.
Stella ci viene mostrata in tutti i suoi rapporti umani, come amica di Cleave, come amante di Edgar, e dello stalliere del Galles, ma anche di Nick, amico di Edgar, pur essendo la moglie di Max, e la madre di Charlie. Sembra mancare di qualcosa in ogni occasione, è raccontata come fosse anaffettiva, ed il punto di non ritorno per lei, è quello in cui evoca la tragica e per me spinosissima Medea.
Stella ci viene mostrata in tutti i suoi rapporti umani, come amica di Cleave, come amante di Edgar, e dello stalliere del Galles, ma anche di Nick, amico di Edgar, pur essendo la moglie di Max, e la madre di Charlie. Sembra mancare di qualcosa in ogni occasione, è raccontata come fosse anaffettiva, ed il punto di non ritorno per lei, è quello in cui evoca la tragica e per me spinosissima Medea.
Mi chiedo, nel solito girone delle ovvietà, esiste davvero un modo per aggiustare una testa? la gente cambia davvero, o siamo noi che cambiamo attorno all'illusione di voler vedere altre verità?
Divagazioni
Leggendo alcuni passi dell'opera, mi è venuto da pensare alla figura tormentata di Heatcliff, in Cime tempestose, ossessionato per la sua donna anche dopo morto. Ho pensato anche a Dracula e alla sua Mina. Storie romantiche, dicevamo. In ultima analisi, essendo lievemente fissata con l'eremita di Croisset, mi è parso di scorgere nel mestiere di Cleave, tracce dell'ormai vecchissimo Flaubert, ancora impegnato nel tentativo di ammazzare il romanticismo con l'espediente del solito veleno, con scarsissime possibilità di successo.
L'ho molto amato, si sarà capito.
Non consiglio niente a nessuno di solito, ma questo libro, fossi in voi, me lo leggerei, e fossi in me, lo rileggerò fra qualche tempo, ascoltandoci sopra Rain plains.
Struttura circolare.
A fine lettura mi sono sentita una mosca sulla tela del ragno. Difficile liberarsi. Ho chiuso tutto, ho guardato la copertina, poi ho riaperto il libro ed ho ripreso a leggere la prima pagina, scoprendo che i dati essenziali sulla storia di Stella Raphael, mi erano stati dati sin dal principio, ma li avevo dimenticati, perché questo fanno i bravi scrittori; ti danno degli elementi, poi ti conducono lungo un sentiero, ti lasciano supporre cose, te ne raccontano altre, e alla fine, tornando indietro, ti rendi conto che gli elementi li avevi tutti.
Consiglio quindi di rileggere le prime pagine appena finito il libro, così da apprezzare meglio la circolarità della trama, e quindi il ritorno di elementi, a partire dalle stagioni, passando per il ballo, un evento che si svolge soltanto una volta l'anno, a giugno, e che permette a tutti, degenti e personale, passando per direttori e medici, di riunirsi per ballare insieme, tipo l'ora d'aria collettiva, prima che ognuno torni ai suoi posti, ed è un ballo che, al pari di quello di certe favole, genera l'inizio di cambiamenti irreversibili per alcuni dei partecipanti.
Consiglio quindi di rileggere le prime pagine appena finito il libro, così da apprezzare meglio la circolarità della trama, e quindi il ritorno di elementi, a partire dalle stagioni, passando per il ballo, un evento che si svolge soltanto una volta l'anno, a giugno, e che permette a tutti, degenti e personale, passando per direttori e medici, di riunirsi per ballare insieme, tipo l'ora d'aria collettiva, prima che ognuno torni ai suoi posti, ed è un ballo che, al pari di quello di certe favole, genera l'inizio di cambiamenti irreversibili per alcuni dei partecipanti.
Divagazioni
Leggendo alcuni passi dell'opera, mi è venuto da pensare alla figura tormentata di Heatcliff, in Cime tempestose, ossessionato per la sua donna anche dopo morto. Ho pensato anche a Dracula e alla sua Mina. Storie romantiche, dicevamo. In ultima analisi, essendo lievemente fissata con l'eremita di Croisset, mi è parso di scorgere nel mestiere di Cleave, tracce dell'ormai vecchissimo Flaubert, ancora impegnato nel tentativo di ammazzare il romanticismo con l'espediente del solito veleno, con scarsissime possibilità di successo.
L'ho molto amato, si sarà capito.
Non consiglio niente a nessuno di solito, ma questo libro, fossi in voi, me lo leggerei, e fossi in me, lo rileggerò fra qualche tempo, ascoltandoci sopra Rain plains.
Follia.
Patrick McGrath.
XII capitoli, 296 pagine.
Tradotto da: Matteo Codignola.
Edizioni Adelphi.
Periodico mensile 408/2012.
Prima pubblicazione Adelphi: 1996
Dipinto in copertina:
Pierre Soulages. Peinture,1963. (Centre Pompidou, Paris)
Link:
Open library Testi dell'autore in lingua inglese.
Mental health act. 1959 Allego il primo paragrafo qui di seguito...In sintesi, questa legge vuole abolire la distinzione fra ospedali psichiatrici ed altri tipi di ospedali, e vuole in qualche modo ridurre le distanze fra la vecchia idea di manicomio, e nuove soluzioni di cura, più umane.
"The Mental Health Act 1959 was an act of the Parliament of the United Kingdom concerning England and Wales which had, as its main objectives, to abolish the distinction between psychiatric hospitals and other types of hospitals and to deinstituitionalise mental health patients and see them treated more by community care."
Mental health act, articolo in italiano.
Rain plans. Israel Nash. Finché rimane su you tube, questo è il link.
Rain plans. Israel Nash. Finché rimane su you tube, questo è il link.
Questa recensione, puntuale e argomentata, mi ha fatto nascere la voglia di rileggere questo libro. A distanza di quasi vent'anni.
RispondiEliminaUn motivo in più per tornare in biblioteca non appena ci allenteranno l'isolamento. Grazie Lù.
Grazie Ila!! Bellissimo questo libro, anche io lo rileggerò, ma non per ora. E' impegnativo :-)
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